L’IA spinge il Pil ma 6 mln di posti di lavoro sono a rischio

ROMA (ITALPRESS) – L’Intelligenza artificiale spingerà il Prodotto interno lordo italiano fino a 38 miliardi, con una crescita al 2035 dell’1,8%; ma 6 milioni di lavoratori sono a rischio sostituzione, mentre altri 9 milioni potrebbero vedere l’IA integrarsi con le loro mansioni. E’ un conto economico in chiaroscuro quello che emerge da “Intelligenza artificiale e persone: chi servirà chi?”, focus presentato da Censis e Confcooperative secondo il quale le professioni più esposte alla sostituzione sono quelle intellettuali automatizzabili come contabili e tecnici bancari, mentre le professioni ad alta complementarità includono avvocati, magistrati e dirigenti. Il grado di “rischio” cresce con l’aumentare del livello di istruzione, come dimostra il dato secondo cui nella classe dei lavoratori a basso rischio solo il 3% possiede una laurea. Anche in questo caso si verificherebbe un acuirsi del gender gap dal momento che le donne risultano più esposte rispetto agli uomini: rappresentano, infatti, il 54% dei lavoratori ad alta esposizione di sostituzione e il 57% di quelli ad alta complementarità. Il gap non è solo di genere ma anche nel confronto tra i sistemi imprenditoriali dei paesi europei. Nel 2024, solo l’8,2% delle imprese italiane utilizza l’IA, contro il 19,7% della Germania e la media UE del 13,5%. Sul fronte occupazionale, si stima che entro il 2030 circa il 27% delle ore lavorate in Europa sarà automatizzato. I settori più esposti sono la ristorazione, il supporto d’ufficio e la produzione, mentre quelli meno impattati sono la sanità e il management.

gsl


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