ROMA (ITALPRESS) – La diffusione delle microplastiche nell’ambiente è in forte aumento. Particelle di plastica così piccole da non poter essere viste ad occhio nudo sono state trovate quasi ovunque: mari, fiumi, suoli, aria, animali, alimenti, bevande e vari tessuti umani, tra cui il cervello e la placenta.
Un recente studio pubblicato sulla rivista Nature ha sollevato nuovi livelli di allarme: le microplastiche presenti nell’aria sono in grado di penetrare con semplicità nelle foglie delle piante, aggirando il loro sistema di difesa, provocando danni non solo all’interno degli ortaggi o degli alberi, ma anche nel corpo degli animali erbivori che se ne nutrono o degli esseri umani.
Secondo lo studio, le principali microplastiche che sono state rilevate nelle foglie appartengono a due polimeri largamente diffusi: il polietilene tereftalato (PET) e il polistirene (PS).
Due delle molecole comunemente utilizzate per la produzione di imballaggi per bevande e tessuti sintetici.
Per misurare la loro concentrazione nell’ambiente, gli scienziati hanno esaminato piante cresciute in diversi ecosistemi, come gli ambienti urbani e gli agroecosistemi.
Le analisi hanno dimostrato che anche lontano dalle città, le piante assorbono involontariamente ingenti quantità di microplastiche che poi si integrano nella catena trofica, contaminando gli organismi che se ne nutrono.
I ricercatori hanno preso in esame tre specie botaniche di uso comune: il grano (Triticum aestivum), la lattuga (Lactuca sativa) e Arabidopsis thaliana, una pianta spesso utilizzata nei laboratori per scopi scientifici.
Le microplastiche sono state riscontrate non solo sulle foglie, ma anche nei tessuti interni, dimostrando così che queste particelle inquinanti riescono a infiltrarsi nel sistema linfatico vegetale.
Precedenti studi condotti in Australia, avevano analizzato anche le foglie della specie Chirita sinensis, evidenziando – a loro volta – la capacità di assorbire microplastiche dall’ambiente.
In alcuni casi, l’assorbimento delle microplastiche è avvenuto anche attraverso le radici, portando all’accumulo di sostanze tossiche all’interno dei vegetali destinati al consumo umano.
Secondo lo studio, l’assorbimento involontario delle piante, che avviene anche a livello radicale, potrebbe spiegare perché, da alcuni anni, medici e ricercatori rilevino tracce di microplastiche anche nel sangue umano, sollevando interrogativi sempre più pressanti sugli effetti a lungo termine per la salute.
mgg/gtr