Vietata la vendita del libro di Riina. Ecco cosa ne pensano i titolari delle librerie sannite
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Il sindaco di Benevento, Fausto Pepe, con un dispositivo sindacale ha vietato la vendita in città del libro di Salvatore Riina. Abbiamo posto qualche domanda alle librerie del centro ed in provincia, ma anche a chi si occupa di antimafia come il Coordinamento di Libera a Benevento.
La notizia del divieto di vendita sul territorio comunale del capoluogo del libro “Riina Family Life” di Salvatore Riina figlio del superboss Totò Riina, emessa dal sindaco di Benevento, Fausto Pepe, si è sparsa a macchia d’olio. Un gesto forte, altamente simbolico ma che allo stesso tempo ha anche diviso l’opinione pubblica.
Il polverone sulla vicenda dell’uscita del libro si era alzato già nei giorni scorsi, allorquando il giovane Riina è stato ospitato a Porta a Porta, il programma condotto da Bruno Vespa su Rai1, proprio per presentare il volume fresco di stampa.
“Deontologicamente siamo tenuti a vendere quello che chiedono i clienti, altrimenti, non dovrei vendere tutti i libri di cui non condivido i contenuti o gli autori - ha affermato Alessio Masone della libreria indipendente “Masone-Alisei” - Nel caso del libro di Riina jr abbiamo finora avuto la fortuna di non avere nessuna richiesta. Inoltre non essendo uscito da un grande editore, non abbiamo ricevuto pressioni per metterlo in vendita".
“In parte condivido l’ordinanza per rispetto delle vittime - sottolinea invece Gianluca Barrotta della Libreria Guida - quello che non condivido è la modalità. Io sono un promotore di cultura e devo informare le persone non posso imporre veti - poi continua - non sarà certamente un libro che pubblicizzerò come novità ecco, in realtà non lo abbiamo neanche acquistato, ma se un cliente lo cerca non posso negarglielo. Lo acquisterebbe comunque su internet. Magari avrei pensato a qualcosa di diverso, magari un evento creato dal Comune in sinergia con le librerie cittadine per spiegare ai giovani, ma anche ai bambini, cos’è quel libro e cos’è la mafia”.
“Le imposizioni storicamente non hanno mai dato grandi risultati - afferma Michele Martino del Coordinamento di Libera a Benevento - sono le azioni che fanno la differenza. Soprattutto quelle che partono dal basso con una forte presa di coscienza e consapevolezza. Bisogna capire il perché del non acquistare e soprattutto quando ci si rivolge ai giovani . A noi la storia piace vederla stando dalla parte delle vittime e non dei carnefici. A noi interessa che i giovani conoscano la storia di Tiziano Della Ratta, Raffaele Delcogliano e Aldo Iermano. Non basta il divieto di acquistare un libro, se si tollera la presenza dei parcheggiatori abusivi, se si rimane indifferenti al dilagare del fenomeno della prostituzione e se non si parla mai di pizzo, racket e usura. Questa è mafia a tutti gli effetti ed è presente anche nella nostra città. Meno imposizioni di facciata e più azioni concrete contro le mafie cittadine”.
Ma se in città la vendita è vietata, in provincia le librerie cosa ne pensano? Lo abbiamo chiesto a Filomena Grimaldi titolare della Libreria Controvento di Telese Terme. “Di certo non lo terrò a scaffale nè lo consiglierò, nè farà mai parte del mio catalogo stabile, come invece i libri sulla legalità per adulti e bambini. E questo è nel mio diritto: scegliere cosa avere e cosa proporre. Ma se un lettore mi chiederà di ordinarlo io lo farò. non sta a me decidere cosa è giusto leggere e cosa no. Mi è capitato che mi chiedessero il ‘Mein kampf’, anche questo è un libro che non ho scelto di non tenere nel mio catalogo, ma se richiesto lo ordino.
Si legge per capire, per conoscersi e soprattutto: per farsi un'idea. Una libreria, una biblioteca, offrono prima di tutto un servizio ai lettori e agli utenti. E io non posso venire meno a questo compito. Ma ho trovato giusto, saggio e coraggioso che le colleghe di Catania abbiano affisso quel cartello, una città che ha conosciuto davvero la mafia, è ovvio che ha un sentire diverso. Al loro posto lì avrei fatto uguale”.
Michele Palmieri
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