UniSannio: Il 9 convegno su ‘Il mito dei gladiatori tra diritto e archeologia’

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Mercoledì 9 gennaio, presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università del Sannio alle 11 si terrà nell’ambito del corso di “Istituzioni e storia del diritto romano (14 CFU)” una conferenza su “Il mito dei gladiatori tra diritto e archeologia”. Relatrici saranno Luciana Jacobelli dell’Università del Molise che illustrerà la condizione gladiatoria attraverso le immagini restituite dagli scavi archeologici e Francesca Reduzzi dell’Università di Napoli Federico II che si concentrerà sui profili giuridici dell’istituzione (La condizione giuridica dei gladiatori dal ludus all’arena). Modererà l’incontro Aglaia McClintock dell’Università del Sannio. La partecipazione consentirà il conseguimento dei crediti formativi per “altre attività” previste nei piani di studio delle Lauree Specialistica e Magistrale in Giurisprudenza. La condizione giuridica dei gladiatori era varia. Alcuni divenivano gladiatori per condanna per gravi crimini commessi, mentre altri erano uomini liberi che vendevano i loro servigi agli impresari (lanisti) attraverso contratti con interessanti specificità. In alcuni casi i gladiatori erano oggetti di locazione mista a vendita (si è parlato di leasing dei gladiatori): qualora il combattente fosse morto durante i giochi le parti convenivano che esso dovesse considerarsi (e pagarsi) come venduto, qualora fosse sopravvissuto e ancora ‘utilizzabile’, come locato. I giochi gladiatori nati probabilmente in un contesto funerario per onorare i morti ben presto divennero parte della vita pubblica di Roma. Essi costituivano una parte rilevante delle esibizioni che avevano luogo nell’anfiteatro. «Il circo è un microcosmo, una replica frammentaria e artificiale ma fedele dello spettacolo del mondo. Il tramite fra la natura e il circo è il potere: allestendo giochi e trionfi, esso offre un pubblico agli spettacoli della natura che si svolgerebbero altrimenti nella solitudine dei deserti e delle foreste, ne replica la ferocia primordiale al centro stesso del mondo civile» (Vegetti). L’anfiteatro era il luogo dove i sudditi partecipavano a uno spettacolo di morte non solo di animali ma anche di uomini, e specialmente assistevano alla morte di condannati per gravi reati, considerati ormai come meri corpi. Sia la letteratura antica che i resti archeologici testimoniano della grande passione che le donne romane nutrivano per i gladiatori. In particolare il ritrovamento a Pompei nel dormitorio dei gladiatori del cadavere di una donna e dei suoi gioielli ha rinfocolato le leggende riguardanti gli incontri amorosi notturni che vi avvenivano. Nel Museo de Sannio è conservato un reperto speciale, l’iscrizione funebre (laudatio) fatta dalla donna di un gladiatore al suo compagno che apre uno spaccato inedito su una parte della società romana non ancora adeguatamente studiata.







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