Intervista. Dei: "Porto nel cuore i colori del Benevento. Tifosi da serie A. Sta nascendo una squadra da vertice"

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Emiliano DeiEmiliano Dei

Benevento resta sempre nel cuore di Emiliano Dei: “Ancora oggi mi emoziono quando ricordo certi momenti”. Sono le significative parole che Emiliano ha rilasciato alla redazione de ilQuaderno.it

“A Benevento ho vissuto un periodo bellissimo, sia dal punto di vista calcistico che umano”. Inizia così il ricordo di Emiliano.

“I miei figli sono cresciuti lì. Ho trovato molti amici e persone disponibili, oltre a stare bene con società e pubblico. I ricordi di quei quattro anni sono indelebili. Il più bello è legato alla vittoria del campionato a Lecce. Al nostro ritorno, l’emozione di trovare 3000 persone ad accoglierci fu veramente qualcosa di stupendo. Mentre ne parlo con te mi vengono ancora i brividi. Il pubblico ha dimostrato che la serie A è una categoria che gli spetta”

“La massima serie è un campionato totalmente diverso dalla B, tra le due categorie vi è un divario enorme. Il presidente non deve rimproverarsi nulla. Da gennaio ha messo in piedi una squadra che si sarebbe salvata tranquillamente. E’ stata un’esperienza utile, un percorso di crescita che continuerà ad esserci”.

Benevento è una realtà che si è fatta conoscere anche all’estero, ben consolidata. Lo dimostra il fatto che alcuni calciatori abbiano sposato questo progetto: “L’aspetto positivo è che calciatori come Nocerino e Maggio abbiano scelto questa piazza. Il merito è di chi gestisce questa società. Vincere e confermarsi non è mai facile ma, ribadisco, l’arrivo di certi calciatori deve essere motivo di orgoglio. I tifosi ti fanno sentire importante".

"Improta lo conosco bene – prosegue Dei - è un ragazzo molto bravo, stava a Cesena, ma è stato molto sfortunato perché si ruppe il crociato. E’ un calciatore con molta qualità. E’ uno che a gara in corso può spezzare gli equilibri di una partita. E’ importante dare a tutti il tempo di potersi integrare”.

Si è creato un giusto mix, formato da calciatori giovani ed esperti: “Hai fatto una riflessione giusta. Quando si cambia molto è importate concedere del tempo per amalgamarsi. La squadra è stata allestita per disputare un campionato da vertice, anche se la B resta un torneo difficile, dove non vince sempre la favorita. Bucchi non lo conosco personalmente, ma da quello che vedo si tratta di un allenatore che cerca di arrivare al risultato attraverso il gioco. Brignola - invece - è un talento: se fossi in lui attenderei prima di andare via, aspetterei la definitiva consacrazione. Penso, comunque, che si tratti di un ragazzo che abbia i giusti valori. La sua attesa, forse, potrebbe significare che stia ancora valutando la scelta da fare. Credo che l’attaccamento a questa città stia incidendo molto. Il Benevento ha calciatori che fanno gola a tante squadre”.

L’attacco è già un reparto che offre garanzie: “ Vedo un settore già bene attrezzato, anche perchè ci sono degli esterni importanti e validi. Improta è un esterno che ha fatto tanti gol. Il Benevento ha anche centrocampisti che possono realizzare diverse reti: Nocerino, ad esempio, è un calciatore che sui palloni inattivi diventa molto importante”.

Passando ai portieri, Emiliano, da ex estremo difensore, afferma: “Montipò è un ragazzo affidabile, nonostante la giovane età. Il pacchetto dei portieri offre grandi garanzie. Puggioni è un portiere con tantissima esperienza e di categoria superiore, lo stesso Gori è una sicurezza”.

“Ci tengo a ribadire una cosa – conclude Dei - in serie A ho guardato diverse gare del Benevento.  Ho sempre visto uscire i calciatori tra gli applausi. I tifosi ci sono sempre stati: ricordo l’anno della C1, eravamo la seconda squadra, dopo il Catania, per numero di abbonati. Una cosa incredibile se consideriamo il bacino di utenza. Il pubblico è sempre stato il dodicesimo uomo in campo. Il fatto che anche all’estero si siano accorti di questa tifoseria è una cosa che mi ha emozionato molto. Anche se con il cuore, vista la distanza che ci separa, sono sempre vicino a questa gente. Aggiungo una cosa: anche i compagni di squadra di quegli anni, di questi tifosi conservano un legame indissolubile. Erano ragazzi di spessore, prima umano, poi come calciatori”.
Claudio Donato



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