Tre suicidi in un solo giorno nelle carceri italiane: l’allarme del Sindacato di Polizia Penitenziaria

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Di Giacomo (S.PP.): “Morire in carcere non può diventare un fatto normale. Servono misure urgenti, non lacrime di coccodrillo”

Avellino – “Morire in carcere non può essere derubricato a evento ordinario”. È l’amara constatazione di Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria (S.PP.), all’indomani di una giornata drammatica per il sistema penitenziario italiano: tre suicidi in 24 ore, avvenuti nei penitenziari di Avellino, Trieste e Genova.

Il detenuto di Avellino, un uomo di 48 anni, tossicodipendente e originario della Campania, si è tolto la vita nella sua cella. Con lui salgono a sei i suicidi in otto giorni, e a 24 quelli registrati dall’inizio dell’anno. Un trend che rischia di superare il tragico record del 2024, l’anno con il più alto numero di suicidi in carcere mai registrato: 91.

“Si conferma l’identikit del detenuto suicida: sempre più giovane, spesso con problemi psichici o tossicodipendenza – denuncia Di Giacomo –. Un terzo dei detenuti è tossicodipendente, e cresce la presenza di stranieri, soprattutto nordafricani. Molti di loro non dovrebbero nemmeno trovarsi in carcere ma in strutture di cura o sostegno”.

Il sindacato punta il dito anche contro alcune strutture penitenziarie particolarmente colpite, come Modena, Verona, Napoli Poggioreale, Firenze Sollicciano, Palermo Pagliarelli e Foggia, dove i decessi sono ricorrenti e necessitano di indagini rapide e azioni immediate.

“Chiediamo da tempo – prosegue Di Giacomo – l’attivazione in ogni istituto di uno Sportello di supporto psicologico, la presenza stabile di psichiatri, psicologi, mediatori culturali e interpreti. La comunicazione è fondamentale: molti detenuti stranieri vivono isolati anche per problemi linguistici. Serve una rete di attività formative, lavorative e sociali, con corsi di lingua e reinserimento, per ridurre il disagio e prevenire gesti estremi”.

Il S.PP. lancia un appello chiaro all’Amministrazione Penitenziaria e alla politica: basta ipocrisie e dichiarazioni rituali. “Non servono le solite lacrime di coccodrillo, ma un piano concreto e strutturato. Lo Stato – avverte Di Giacomo – sta dimostrando di non essere in grado di garantire nemmeno la vita delle persone che ha in custodia”.

Infine, il segretario del S.PP. sottolinea l'importanza delle misure alternative alla detenzione, che favoriscono il reinserimento sociale e prevengono la recidiva: “Non sono scorciatoie o concessioni buoniste, ma un dovere costituzionale. Occorrono strumenti, risorse, collaborazione con gli enti locali e un’amministrazione penitenziaria che abbia il coraggio di cambiare rotta”.



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