Lavoro. Cross Reality e valorizzazione del territorio: intervista al fondatore della SpinVector
18:19:51 9950Continua l’inchiesta del Quaderno.it sulla realtà lavorativa sannita nel settore informatico. Intervista a Giovanni Caturano la SpinVector.
La nostra seconda tappa nel mondo ICT sannita è la SpinVector, pluripremiata azienda italiana che crea innovazione ai confini del materiale e del virtuale, raccogliendo l'intervista di Giovanni Caturano, fondatore e amministratore delegato della società che nonostante la sua esperienza all’estero, ha deciso comunque di tornare a Benevento per fondare la sua azienda.
L’azienda nella sua prima forma fu fondata nel 2000. A fine 2011 diventa una S.P.A, composta da una decina di dipendenti di età che va dai 25 ai 40 anni.
Quali sono gli obiettivi della Spinvector?
Gli obiettivi di qualsiasi azienda sono sempre legati alla crescita. Io in particolare sto cercando partner e clienti che condividano una visione, quindi non solo un prodotto che risolva un problema, ma che credano in un’evoluzione di paradigmi. Per me la Cross Reality è questo. Bisognerebbe vedere il cliente come un soggetto con il quale fare insieme un percorso. Cerco quegli imprenditori, quei clienti, quei partner che possano condividere le nostre idee in questo senso e alcuni li ho trovati e ci stiamo trovando benissimo.
Quando e come ha iniziato a fare questo lavoro?
Ho iniziato a 12 anni con il computer di un amico. Ho cominciato subito a fare dei videogiochi, poi ho fatto per diversi anni consulenza, scrivere articoli e cose di questo genere. Ho continuato a fare consulenza durante il periodo universitario. Ho creato una prima azienda negli anni ‘90 e dopo essere stato in Francia sono ritornato in Italia dove lavoravamo solo sui videogiochi, poi abbiamo cominciato ad interessarci alla realtà virtuale e alla realtà aumentata fino a diventare l’azienda di oggi.
Ha trovato delle difficoltà? Se sì, come ha fatto ad affrontarle?
Ho trovato molte difficoltà. Le principali difficoltà che ho trovato sono state nel trovare i partner giusti, quindi sia di enti che soci, persone giuste e riferimenti giusti. La burocrazia è il secondo grosso limite: le difficoltà dal punto di vista amministrativo e fiscale che rendono quasi impossibile, a volte, pianificare efficacemente il lavoro.
Qual è stato il suo percorso di studio?
Ho frequentato la facoltà di ingegneria informatica a Napoli, che ho lasciato nel momento in cui ero molto impegnato con il lavoro e decisi di dare priorità alle opportunità lavorative rispetto ai piaceri dello studio, perché mi è sempre piaciuto studiare, quindi avrei volentieri completato il percorso.
Come si vede tra dieci anni? Vede una possibilità di crescita?
La mia aspirazione è quella di completare la trasformazione dell’azienda in un’azienda di prodotto e avere un team sempre più autonomo, riducendo il mio management progressivamente sia per far crescere in responsabilità le persone che lavorano con me, sia perché vorrei dedicarmi di più alla strategia e alle scelte di visione.
Quali sono le funzioni e i servizi offerti dall’azienda? Quali sono i processi svolti dalla sua direzione?
L’azienda ha tre linee di business: una nel campo del gaming, dell’intrattenimento digitale, campo in cui abbiamo ricevuto molti premi, l’altro è relativo alla Cross Reality in ambito industriale e infine ci occupiamo anche della valorizzazione deibeni culturali. La mia attività quotidiana in sede Benevento, è cercare di facilitare tutti i processi produttivi e prendere le decisioni su eventuali problemi che si presentano.
Ma il mio ruolo principale è quello strategico: decidere quali sono le tecnologie e gli ambiti in cui investire, dove fare ricerca, quali sono i partner a cui legarsi e capire come potrebbe essere il mondo tra 3/5 anni, perché si può avere una visione abbastanza valida dato che con l’evoluzione tecnologica attuale è estremamente difficilefare stime a 10 anni.
Mi occupo anche di dissemination, ossia di andare in giro, parlare della tecnologia, far capire quali sono le opportunità del mondo che sta cambiando in cui il digitale sta diventando parte della nostra quotidianità, non solo attraverso lo schermo di un computer o di un cellulare, ma anche attraverso la spazializzazione del digitale e quindi Cross Reality, ossia l’insieme di realtà mista, realtà aumentata e realtà virtuale.
Qual è la sua opinione in merito all'università della sua città? La consiglierebbe ad un neo-diplomato?
A Benevento tengo un corso di videogiochi e realtà virtuale alla magistrale di ingegneria. Sicuramente è una facoltà di altissimo livello che possiede risultati molto positivi e con un livello di occupazione dopo la laurea molto alto. In generale mi piace molto lavorare con le università, anche quella di Salerno e quella di Napoli, c’è sempre molto da fare, anche se, ovviamente, tutto è sempre migliorabile.
Dal punto di vista degli studenti, sono stato positivamente sorpreso dalla qualità degli studenti di Benevento. Adesso ho cominciato a collaborare con l’università in maniera continuativa e sono particolarmente contento dell’attenzione verso queste tecnologie di frontiera.
È molto importante che chiunque studi si renda conto che non è possibile farsi una carriera sulla base di un bagaglio di competenze monolitico. Bisogna acquisire delle metodologie che devono includere la governance del cambiamento: la capacità di guidare, accettare o cavalcare il cambiamento.
Cosa pensa di quello che offre la sua città?
Io amo molto Benevento dal punto di vista della vita quotidiana. Una città dai luoghi bellissimi con pochissima distanza l’uno dall’altro. Mi piacerebbe avere più iniziative culturali, specialmente artistiche, ma è un problema relativo poiché sostanzialmente Benevento è una piccola città.
In fin dei conti, "cultura” non significa soltanto spettacoli, teatro, cinema e musica ma significa soprattutto confrontarsi con altre abitudini, altri modi di pensare, altre lingue e altre società. Cultura senza viaggiare non esiste. Per quanto attiene all’innovazione, osservo l’evoluzione attraverso Confindustria: ci sono le aziende e, anche grazie all’università, le competenze informatiche non mancano. Benevento possiede una tradizione tecnologica notevole, con diversi punti di eccedenza nel tempo e con collaborazioni importanti.
Secondo me, però, nel meridione si dovrebbe lavorare di più sull’alzare il livello medio, facendo in modo che le aziende non tecnologiche adottino di più la tecnologia. Dopo tutto è un indicatore importante che l’80% delle aziende fallite nel 2017 non possedeva un sito web.
I dipendenti sono del territorio?
In parte sì. Ho cominciato con quasi nessuno del territorio e sono aumentati nel tempo.
L’azienda mira ad assumere i giovani del territorio?
Sì. Il motivo principale per cui ho accettato con piacere di tenere questo corso all’università di Benevento è proprio per avere una formazione più vicina al nostro concetto di innovazione.
Quali sono i criteri di assunzione?
Principalmente la competenza, ma non si intende solo quella tecnica, anche soft-skills, cioè capacità di lavorare in gruppo e soprattutto capacità di pensare in termini ampi.
Come altri settori, anche quello ICT è in crisi?
No, i settori in cui lavoro sono in forte crescita. Il settore dei videogiochi è in crescita costante. Ha superato l’anno scorso anche la TV come mercato globale ed è arrivato a 116 miliardi di dollari.
Il settore della Cross Reality, realtà virtuale e realtà aumentata è in forte crescita. È l’Italia a non crescere. In questo contesto, se il servizio è collegato a una particolare piattaforma, è estremamente verticale e “meccanico”, allora un’azienda può facilmente andare in sofferenza. Invece interpretare l’innovazione al servizio dello sviluppo guardando al cliente come a un partner, è una via molto adeguata per non soffrire la crisi.
Cosa suggerirebbe ad un neo-diplomato/neo-laureato che si introduce per la prima volta nel suo settore lavorativo? Quali sono i primi passi che dovrebbe compiere?
Suggerirei di non cercare semplicemente uno stipendio, ma di comprendere il settore e cercare di portare valore e per fare ciò servono competenze, costanza e passione. Il che non vuol dire lavorare gratis, ma, al contrario, capire bene la catena del valore.
Cosa pensa dei giovani/colleghi che lasciano la città in cerca di nuove opportunità lavorative?
Fanno bene. Bisogna viaggiare. È importante viaggiare. Non bisogna avere nessuna paura di lasciare il nido, anzi, chi lascia il nido porta valore. Io credo che non ci sia nessun tipo di orgoglio nel mantenere le persone nella propria città o nella propria nazione.
Il problema non è quello di tenere i beneventani a Benevento, i meridionali nel Meridione e gli italiani in Italia, il problema è rendere Benevento, il Meridione e l’Italia attrattive per coloro che vengono da fuori.
Per me viaggiare, spostarmi, vivere in altre città è stata un’esperienza estremamente formativa. Quando leggo un curriculum valuto molto positivamente una persona che si è spostata, che ha vissuto in più città o nazioni, molto spesso si tratta di persone aperte e flessibili nel lavorare in gruppo e più pronte al cambiamento.
Incoraggio sempre le persone a viaggiare e a cambiare soprattutto quando sono neo-diplomati e neo-laureati. Poi, se vorranno tornare come ho fatto io, sarà splendido.
Enza Cappabianca