BCT, Scamarcio: "Amo il mio mestiere. In scena voglio trasmettere chi sono"

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BCT - Riccardo ScamarcioBCT - Riccardo Scamarcio

A Benevento il Festival Bct continua ad ospitare personaggi di alto livello e grandi nomi. Nel suggestivo scenario dell’Hortus Conclusus è stata la volta di Riccardo Scamarcio dove, per l’occasione, è stato proiettato il film ‘Loro 1’, regia di Paolo Sorrentino.

Riccardo Scamarcio, accolto da tantissimi suoi fan in delirio, è stato intervistato da Valerio Caprara -storico e critico cinematografico: “A 15 anni ero molto irrequieto - esordisce Scamarcio - andavo male a scuola e i miei genitori erano disperati. Un giorno, in Primavera inoltrata, mi ritirai da scuola e mio padre mi cacciò di casa. Come tutti gli adolescenti, che vivono tutto in maniera amplificata, andai al bar di un mio amico. Fu proprio lui a consigliarmi di fare l’attore. Era un pomeriggio, alle 15, con un caldo torrido, ma era come se lui avesse verbalizzato in me una cosa che conoscessi da sempre. Uscii da quel bar con la convinzione di dover fare l’attore. Naturalmente, poi, mi misi a studiare”.

“Il lavoro dell’attore è rischioso  - continua Scamaracio - si è sempre esposti al giudizio degli altri, continuamente. Però non è questo il punto: io amo questo mestiere perché quando sono in scena ho voglia di trasmettere chi sono. C’è un po’ di narcisismo, è vero, ma senza ego non faremmo nulla”.

C'è poi l'esperienza con il regista Costa - Gravas: “Con il regista Costa Gravas, due volte premio Oscar, importantissimo in Europa, in quel momento, ammetto di essermi sentito un po’ onnipotente. Nell’ambito dello spettacolo ho fatto un poco di tutto. Per avere un collegamento diretto con le persone devi fare le cose al contrario, nel senso che devi farle per te stesso. A mio avviso questo è un senso di rispetto verso il pubblico. Non cerco il consenso, mi fa piacere riceverlo, sia chiaro, ma detesto tutto ciò che è consolatorio. Significherebbe autopromuovere se stesso. Il più bell’atto teatrale che un attore possa compiere sulla scena è quello di fare, scusate il termine: una bella figura di merda. Se si è disposti ad esporsi a questo pericolo, allora puoi fare l’attore. Devi avere il coraggio di essere nudo”.

Riccardo parla anche del legame con la sua terra: “La mia terra, io sono di Andria, mi ha dato l’insegnamento che si può trovare sempre una soluzione, se lo si vuole veramente. Io sono molto legato alle mie origini, ma al Sud in generale”.

Ed ecco un passaggio sul film che lo vede protagonista: "Il film usa la figura di Berlusconi e dei personaggi che ruotano attorno a lui per parlare di noi, del corpo, del tempo che passa. E’ un film che non ha messo d’accordo nessuno. E’ stato messo in evidenza un aspetto umanistico. Nelle persone vi è la paura del tempo che passa, il rifiuto della morte ”.

Scamarcio  è anche produttore, andiamo a conoscerlo anche in queste vesti: “I protagonisti del mio ultimo film sono dei ragazzi.  Il personaggio principale è un diciassettenne napoletano. Il regista, invece,  è una persona che conosco da tempo, che si è formato negli anni novanta a Bologna. Non aveva mai fatto un film ma alla fine l’ho convinto. E’ la storia di un adolescente che deve iscriversi all’universita di Bari. Questo ragazzo va in città e assiste con un amico a queste lezioni universitarie, ma la sua famiglia vive in campagna, in una zona della Puglia dove il padre raccatta ferri vecchi. Un posto un po’ abbandonato. Nel film c’è questo rapporto tra l’urbano e il rurale che, secondo me, è una connubio fondamentale per come è fatto il nostro territorio. Secondo me l’Italia è un paese ancora molto rurale. Io credo che vivere nelle grandi città, sotto i grandi grattacieli, ci faccia perdere un po’ di vista certe dinamiche, perché siamo stati educati dalla natura stessa ad avere rispetto della vita”.

Dulcis in fundo, ecco alcune curiosità sull’attore: “Il mio tempo libero mi piace dedicarlo alle canzoni, ai libri e al mare. Sì, il mare mi piace molto”.

Carmen Chiara Camarca



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