De Gasperi, Follini: "Anticipatore parte cruciale nostro destino"

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De Gasperi, Follini: De Gasperi, Follini: "Anticipatore parte cruciale nostro destino"

(Adnkronos) - "C’è troppo poco De Gasperi nella nostra attuale immaginazione politica. Si, certo, i 70 anni della scomparsa, celebrati appena pochi mesi fa, hanno dato origine, oltre alle parole del capo dello Stato, a qualche buon libro (soprattutto quello di Beppe Tognon e quello di Antonio Polito), a qualche riflessione densa e pensosa, a qualche sobria celebrazione. Meno di quel che avrebbe meritato, però. E meno di quanto sia stato riservato nel corso del tempo ad altri uomini di Stato. Come se quegli altri -da Moro a Berlinguer, da Craxi a Mattei- per un verso o per l’altro avessero lasciato una traccia più profonda, o quantomeno più attuale, nella nostra collettiva intelligenza emotiva.  

Eppure, è proprio De Gasperi, invece, il più attuale. E’ il suo percorso infatti, passo dopo passo, che interseca più visibilmente i dilemmi del presente, e perfino alcune delle circostanze nelle quali oggi ci dibattiamo. La drammaticità con cui si affronta il tema della difesa europea ricalca ad esempio la questione della Ced, la comunità europea di difesa a cui lo statista trentino dedicò i suoi ultimi giorni e le sue ultime ansie. C’era in lui all’epoca una sorta di disperata lucidità, quasi che vedesse con largo anticipo quel dilemma che ora ci attanaglia in modi diversi ma non troppo. Non c’è bisogno di ricordare che la sua era la causa della pace -tanto più dopo le devastazioni di una guerra che s’era conclusa da poco. Ma quella causa richiedeva per l’appunto una più stretta unità strategica difensiva tra i paesi di quella prima Europa a sei.  

E se quella unità non fosse stata trovata, ammoniva i suoi contemporanei, l’intera costruzione comunitaria avrebbe potuto venire giù. Allora l’egoismo nazionale era quello francese. E l’opinione pubblica mostrava di capire più di quanto non avvenga oggi. Ma in quella estrema ansia degasperiana, a pochissimi giorni dalla sua scomparsa, possiamo vedere in controluce il dilemma che ci attraversa addirittura in questi giorni. Sperando che le cose possano avere un esito diverso.  

Qualche anno prima, appena finita la guerra, c’era stato un altro passaggio epocale degasperiano: il viaggio in America. Tutt’altra cosa rispetto al viaggio che si appresta a fare tra qualche ora Giorgia Meloni (anche perché tutt’altri sono ovviamente i due protagonisti). Eppure anche allora il destino economico del nostro paese sembrava legato a filo doppio ai colloqui che sarebbero avvenuti a Washington. Si trattava allora di portare a casa un prestito che immettesse un po’ di denaro nella debolissima economia italiana dell’epoca; e che soprattutto suonasse come un’iniezione di fiducia nelle sorti del nostro paese.  

Si sarebbe potuto pensare che quel prestito fosse quasi scontato, dati gli assetti stabiliti a Yalta, che collocavano l’Italia dalla parte giusta del mondo di allora. Ma scontato non era, nella penuria di quei tempi. E De Gasperi intraprese quel viaggio con più di qualche timore, forte di quella sua straordinaria dignità che gli faceva affrontare la circostanza indossando un cappotto informe e trasandato, preso in prestito e rivoltato per l’occasione, senza che mai quel senso di fragilità e di apprensione che lo accompagnava come un’ombra lo facesse apparire debole e impaurito. Dunque, ancora una volta, viene da chiedersi: perché mai quel De Gasperi così attuale, così presente nei dilemmi e nelle circostanze che ci troviamo ad attraversare sembra quasi sempre rimanere sullo sfondo della nostra collettiva immaginazione politica ?  

Certo, la sua figura è più lontana nel tempo. E la sua scomparsa non ha quel tratto di estrema drammaticità che ha segnato la fine di altre figure, ingigantite anche dalle modalità dei loro ultimi giorni di vita. E tuttavia credo che, nel caso di De Gasperi, ci sia qualcosa in più. Quasi la consapevolezza che tutte le dispute che sono avvenute a suo tempo intorno alla sua figura sono state risolte a suo favore. E che le controversie, che pure lo accompagnarono all’epoca, rilette oggi con gli occhiali del presente tendono sempre a dargli ragione. Quasi che la canonizzazione che la Chiesa gli riserva trovi una sorta di laico riscontro nei giudizi politici di tutti i suoi discendenti: quelli della sua parte e quelli di quasi tutte le altre parti di allora.  

Così, avvolto nel deferente (e tardivo) rispetto di tutti, De Gasperi appare come un esempio irraggiungibile di virtù politica e patriottica. Così lontano dalle nostre modeste dispute da non indurre se non a qualche omaggio di circostanza. Mentre a pensarci bene egli fu l’anticipatore di una parte cruciale del nostro destino. L’altra parte, a questo punto, senza più successori né discendenti, dovrebbe toccare ai contemporanei. Sapendo di sfigurare, ma sperando di non farlo troppo".  

(di Marco Follini) 



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