Meta contro la propaganda russa: banditi RT e Sputnik

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Il segretario di Stato americano Blinken: "I media russi sono parte di operazioni di intelligence". Il Cremlino parla di censura occidentale.

La recente decisione di Meta, l'azienda proprietaria di Facebook, Instagram e WhatsApp, di mettere al bando i media russi dalle sue piattaforme ha sollevato un acceso dibattito sulla libertà di informazione e il ruolo delle grandi piattaforme tecnologiche nella geopolitica internazionale. La mossa è stata giustificata con l'accusa rivolta a media come Russia Today (RT) e Sputnik di condurre "attività di interferenza straniera", amplificando la tensione tra Russia e Occidente nel contesto di un già critico scenario globale.

Meta e la lotta alla disinformazione

Meta ha annunciato di aver bandito i media russi dalle sue piattaforme con l'obiettivo di arginare la diffusione di disinformazione e propaganda, in particolare in relazione al conflitto in Ucraina e alle elezioni occidentali. L'azienda ha citato numerose violazioni legate alla diffusione di notizie false e campagne di disinformazione mirate a manipolare l'opinione pubblica e a influenzare il corso di eventi politici in diverse nazioni.

Questa non è la prima volta che Meta prende posizione contro i media russi. Già nel 2020, durante le elezioni presidenziali statunitensi, la piattaforma aveva rimosso centinaia di account legati alla Russia per attività sospette di interferenza elettorale. Tuttavia, la decisione di un blocco totale segna una nuova escalation nel confronto tra le grandi piattaforme tecnologiche occidentali e i media legati al governo russo.

Le accuse di Blinken e il contesto geopolitico

Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha espresso il suo appoggio alla decisione di Meta, dichiarando pubblicamente che i Paesi dovrebbero trattare i media russi, in particolare l'emittente statale Russia Today (RT), come se fossero "agenzie di intelligence". Blinken ha argomentato che RT e Sputnik non sono semplicemente emittenti giornalistiche, ma strumenti del Cremlino per la diffusione di propaganda e per condurre operazioni di manipolazione delle informazioni a livello globale.

Secondo Blinken, RT svolge un ruolo attivo nel plasmare la percezione dell'opinione pubblica occidentale in modo tale da favorire gli interessi russi, utilizzando tecniche di manipolazione psicologica e strategie di disinformazione. Questo tipo di operazioni, afferma Blinken, non può essere tollerato in un contesto di democrazie che devono proteggere la trasparenza e la correttezza del dibattito pubblico.

Le parole di Blinken si inseriscono in un contesto più ampio di crescente preoccupazione da parte delle istituzioni occidentali per l'influenza della Russia sui processi democratici internazionali. Dopo le elezioni presidenziali americane del 2016, in cui le accuse di interferenze russe hanno dominato il dibattito pubblico, sono seguite ulteriori accuse legate a tentativi di manipolazione delle elezioni in Europa e altre parti del mondo.

La reazione della Russia

Come prevedibile, la risposta della Russia non si è fatta attendere. Il Cremlino ha condannato duramente la decisione di Meta, descrivendola come una forma di censura e un attacco diretto alla libertà di stampa. Il portavoce del governo russo, Dmitry Peskov, ha dichiarato che l'Occidente sta utilizzando le grandi piattaforme tecnologiche come strumenti di guerra informatica, cercando di limitare la capacità della Russia di far sentire la propria voce sullo scenario internazionale.

La chiusura dei canali di RT e Sputnik, ha affermato Peskov, rappresenta un tentativo di soffocare il pluralismo informativo, promuovendo un'unica narrazione in linea con gli interessi delle potenze occidentali. Mosca ha minacciato di rispondere con misure simili, limitando l'accesso ai media occidentali sul proprio territorio e intensificando la lotta alla "disinformazione occidentale".

Il ruolo controverso delle piattaforme tecnologiche

La decisione di Meta apre una riflessione più ampia sul ruolo che le piattaforme tecnologiche giocano nella regolamentazione dei contenuti e nella gestione delle informazioni. Mentre molti difendono la scelta dell'azienda di bloccare i media russi, vedendola come una necessaria misura per proteggere le democrazie da interferenze straniere, altri sollevano preoccupazioni sulla crescente concentrazione di potere nelle mani delle big tech.

Le piattaforme sociali come Facebook, Instagram e Twitter sono diventate i principali canali di informazione per miliardi di persone in tutto il mondo, e la capacità di queste aziende di decidere chi può o non può partecipare alla conversazione pubblica solleva interrogativi sulla trasparenza e sull'imparzialità di tali decisioni. Esiste il rischio che queste piattaforme, operando in assenza di un chiaro quadro normativo internazionale, possano diventare arbitri del dibattito globale, decidendo cosa è legittimo e cosa no.

La decisione di Meta di bandire i media russi per presunte attività di interferenza straniera è un segnale forte della crescente tensione tra Russia e Occidente e della centralità delle piattaforme tecnologiche nel moderno scenario geopolitico. Mentre i governi occidentali, con il sostegno di figure come Antony Blinken, vedono queste misure come un passo necessario per difendere la democrazia, il dibattito sulla libertà di informazione e il potere delle big tech è tutt'altro che risolto.



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