Clan Sparandeo, i tre arrestati si difendono: 'Nessuna estorsione al commerciante di Ceppaloni'

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Si sono difesi davanti al Gip sostenendo di non aver mai minacciato il titolare del pub-pizzeria di Ceppaloni e non aver mai estorto denaro, ma soltato chiesto un contributo volontario. E' quanto hanno sostenuto Italo Di Pietro, Silvio Sparandeo e Giuseppina Piscopo, interrogati nel carcere di Napoli-Secondigliano dopo essere stati arrestati, lo scorso lunedì, dai Carabinieri di Benevento nell'ambito dell'operazione denominata 'Tabula Rasa 2' che ha portato in manette i tre esponenti legati al clan Sparandeo oltre a Corrado Sparandeo jr che si trova in stato di fermo nel carcere di Milano-Opera e che verrà interrogato proprio in giornata dai giudici.
Di Pietro, Silvio Sparandeo e Piscopo sono accusati di essere gli autori materiali di un'estorsione ai danni di un commerciante che ha la sua attività a Ceppaloni su espressa richiesta di Corrado Sparandeo jr che, nonostante il regime di detenzione, avrebbe ordinato ai tre di recarsi a Ceppaloni per estorcere 800 euro al commerciante. Gli arrestati hanno negato il loro coinvolgimento sostenendo ai giudici che, grazie ad un rapporto di amicizia con il proprietario del pub-pizzeria, avrebbero chiesto i soldi all'uomo solo come contributo volontario. I tre sono difesi dall'avvocato Leone che ha chiesto la revoca della custodia cautelare.



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