Lavoro: monetizzazione del congedo parentale estesa a lavoratrici autonome e imprenditrici

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E' stata estesa anche alle lavoratrici autonome e imprenditrici la monetizzazione del congedo parentale.

Dopo dipendenti e parasubordinati, anche le madri commercianti, artigiane, coltivatrici dirette, mezzadre, colone, imprenditrici e pescatrici hanno la possibilità di richiedere un contributo di 600 euro, in cambio di un mese di congedo parentale, per acquistare servizi di baby-sitting o pagare gli oneri della rete pubblica o privata dei servizi all'infanzia. Lo rende noto con soddisfazione la Uil Avellino/Benevento.

A prevederlo è il decreto 1° settembre 2016, pubblicato in G.U. n. 252 del 27.10.2016, che dà attuazione alla legge di Stabilità 2016. Le domande, una volta che l'Inps avrà dato l'ok, si potranno presentare fino al 31 dicembre, salvo chiusura anticipata per esaurimento delle risorse, che sono pari a 2 milioni di euro.

Introdotta dalla legge n. 92/2012 (riforma Fornero), la misura mira a sostenere le spese per l'acquisto di servizi per l'infanzia. Consiste in uno scambio (o monetizzazione), di cui possono beneficiare soltanto le lavoratrici madri. Queste, infatti, possono farne richiesta rinunciando a fruire di tutto o parte del congedo parentale (ex astensione facoltativa), ricevendo in cambio un contributo di 600 euro. Inizialmente, la misura si rivolgeva solo alle madri lavoratrici dipendenti, del settore pubblico e privato, e autonome iscritte alla gestione separata Inps. Successivamente la legge di Stabilità 2016 l'ha estesa alle altre lavoratrici autonome, ma ancora mancava il decreto di disciplina (ora pubblicato in Gazzetta Ufficiale).

Il provvedimento spiega che la facoltà di monetizzazione si rivolge alle coltivatrici dirette, mezzadre e colone; alle artigiane ed esercenti attività commerciali; alle imprenditrici agricole a titolo principale; alle pescatrici autonome di piccola pesca marittima e di acque interne. La facoltà è utilizzabile, per l'anno 2016, al termine del periodo di fruizione dell'indennità di maternità e per i tre mesi successivi ovvero per un periodo massimo di tre mesi entro il primo anno di vita del bambino.

La monetizzazione consiste in questo: in luogo del congedo parentale, le madri possono ricevere un contributo utilizzabile alternativamente: per acquistare servizi di baby-sitting oppure per far fronte agli oneri della rete pubblica dei servizi per l'infanzia o dei servizi privati accreditati. La prima via è praticata mediante i cosiddetti “buoni lavoro” («voucher»), attraverso cui è possibile acquistare prestazioni di lavoro accessorio; la seconda via, invece, è attuata direttamente dai servizi accreditati che ottengono dall'Inps il pagamento diretto del bonus. Il bonus vale 600 euro mensili per un periodo massimo di tre mesi, e quindi 1.800 euro totali, in base alla richiesta della lavoratrice, ossia in base ai mesi di congedo parentale rinunciati. Al bonus è possibile accedervi anche se è già stato fruito in parte il congedo parentale. Il bonus è concesso in ragione del singolo figlio; quindi in presenza di più figli è possibile accedere a più bonus.



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