Fatebenefratelli. Ipertensione arteriosa, da oggi c’è un arma in più
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Per la prima volta nel Sannio nel laboratorio di Emodinamica è stato eseguito un intervento di denervazione percutanea delle arteria renali.
Nuove strategie terapeutiche per l’ipertensione arteriosa al Fatebenefratelli di Benevento. Il reparto di Cardiologia dell’Ospedale, diretto dal prof. Bruno Villari, si conferma pronto a mettere a disposizione dei pazienti tutte la migliore e più moderna tecnologia medica.
Per la prima volta nel Sannio nel laboratorio di Emodinamica è stato eseguito un intervento di denervazione percutanea delle arteria renali dai dott.ri Bruno Petruzziello ed Eugenio Laurenzano. Si tratta di un’opzione terapeutica di nuova generazione rivolta a pazienti affetti da ipertensione arteriosa scarsamente controllata nonostante l’assunzione contemporanea di più farmaci (ben 7 nel caso della paziente in questione) ad alto dosaggio.
L’ipertensione arteriosa è una patologia che colpisce in Italia oltre il 30% della popolazione adulta e rappresenta uno dei principali fattori di rischio per numerose malattie cardiovascolari, tra le quali la cardiopatia ischemica e l'ictus cerebrale.
“Nonostante l'ampia disponibilità di farmaci anti-ipertensivi, in un’alta percentuale di pazienti non si riesce a raggiungere un ottimale controllo pressorio e la denervazione renale ha in questo caso la sua indicazione principale. E’ una tecnica mini-invasiva – ha spiegato il Primario Bruno Villari - che, con l’ausilio di un catetere a radiofrequenza, interrompe le terminazioni nervose che decorrono sulle arterie renali, iperattive nei pazienti ipertesi. Con un ricovero di pochi giorni, la denervazione renale si pone l’obiettivo di garantire al paziente trattato, entro un mese, un migliore controllo della pressione arteriosa, permettendogli di ridurre il numero di farmaci assunti e/o il dosaggio degli stessi ed in alcuni casi anche determinandone la sospensione. Questo significa ridurre innanzitutto gli effetti collaterali legati all’assunzione concomitante di più farmaci, ma soprattutto di abbassare notevolmente il rischio cardiovascolare del paziente”.