Astronomia. La 'classifica' dei buchi neri nasce a Benevento grazie al fisico Antonio Feoli

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Realizzata la 'classifica' dei buchi neri: è basata sull'efficienza con cui questi oggetti convertono il materiale che stanno per 'ingoiare' in getti di energia. Il nuovo metodo per classificare i buchi neri è pubblicato sulla rivista tedesca Astronomische Nachrichten ed è stato messo a punto in Italia, a Benevento, dal fisico Antonio Feoli, dell'università del Sannio.
Finora il nuovo sistema di classificazione di questi oggetti misteriosi è stato testato su 57 galassie osservate dal telescopio spaziale Spitzer della Nasa, ognuna delle quali ospita un buco nero gigante, dalla massa milioni di volte maggiori rispetto a quella del Sole. ''È uno dei primi tentativi di classificare i buchi neri in base all'efficacia con cui convertono in radiazione la materia che ruota intorno ad essi'', spiega Feoli.
Partendo dalle leggi di conservazione della fisica classica, il metodo permette di comprendere le dinamiche con cui i buchi neri trasformano in getti di energia e luce la materia in rotazione intorno ad essi, e non quella già caduta al loro interno. ''Nel 2011 - prosegue Feoli - con il fisico Luigi Mancini abbiamo ricavato una formula che fornisce l'efficienza di conversione e, in quest'ultima pubblicazione, è stata applicata a 57 buchi neri suddividendoli in tre fasce: di 'efficienza' maggiore del 10%; di efficienza compresa fra l'1% e il 10% e e di efficienza fra l'1 per mille e l'1%''. L'equazione indica inoltre che, più vasta è la zona del 'rigonfiamento' che si trova al centro della galassia (bulge), più il buco nero è efficiente, ossia emette più radiazione. Viceversa, più grande è la massa del buco nero centrale e minore sarà la quantità di radiazione emessa.
Un'altra ricerca condotta da Feoli e pubblicata sull'Astrophysical Journal ha fornito recentemente anche una possibile spiegazione teorica della legge che il fisico ha sviluppato con Davide Mele nel 2005, che mette in relazione massa del buco nero ed energia cinetica della galassia che lo ospita. ''Lo scenario risultante - osserva - è quello di un gas che prima occupava l'intera galassia e alla fine si contrae, senza scambiare calore con l'esterno, fino ad occupare solo la regione immediatamente vicina al buco nero''.
(Fonte: Ansa)



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