Giornata della Pace, oltre alla marcia anche il battesimo di 4 bambini migrati, segni che danno concretezza al sogno

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Si conclude, nella Giornata Mondiale della Pace dedicata ai migranti, il lungo “on the road” compiuto dal vescovo Mimmo, in lungo e in largo, per le strade della nostra Diocesi durante questo periodo natalizio. E si conclude con la promessa di un impegno che si rinnova: Questa nostra Chiesa non sarà mai neutrale di fronte al male”.

Con la Marcia diocesana della Pace, voluta da mons. Domenico Battaglia vescovo della diocesi di Cerreto Sannita – Telese e Sant’Agata de’ Goti e promossa dalla Caritas diocesana, dalla Casa per la Pace e dall’Azione Cattolica diocesana, e con il battesimo di Monday Destiny Lorenzo, Gnaiwu Unique Daniela, Fredrick Victoria e Daudu Tunde, 4 bambini stranieri, a San Lorenzo Maggiore, si è concluso il viaggio “on the road” del presule sannita.

Tanti gli incontri ed appuntamenti segnati dalla sofferenza e dalle fragilità, dalle delusioni e dalle aspettative, dallo sfiduciarsi e dall’affidarsi e focalizzati sull’attenzione, la vicinanza e l’accompagnamento concreto agli ultimi, ai “dimenticati” dalla società. Tutti segni, di spinta ed incoraggiamento, a costruire una reale speranza mai doma. Tutti segni forti, che danno consistenza e concretezza ai sogni.

Non poteva essere diversamente il giorno di Capodanno, allorquando mons. Battaglia ha deciso di regalare l’ultima sorpresa dell’anno, decidendo qualche ora prima di andare a celebrare la messa domenicale del 31 dicembre a Cusano Mutri, nella chiesetta della frazione di San Giuseppe, la più piccola della Diocesi. Un gesto simbolico che si ripete dopo che la mattina della vigilia di Natale mons. Battaglia andò ad officiare la celebrazione nella comunità di Criscia (Gioia Sannitica), la parrocchia più piccola della Diocesi. Nei volti delle persone sia di Criscia che di San Giuseppe la meraviglia e lo stupore di aver ricevuto quest’attenzione particolare da parte del vescovo, dando così ancora più valore, se vogliamo, a quello che è la loro presenza e il loro impegno nel cammino della chiesa. Ognuno facendo la sua parte, ognuno per quello che può dare e fare, come ha ripetuto il vescovo sia ieri mattina a Cerreto Sannita, nella chiesa di San Martino, sia ieri sera a San Lorenzo Maggiore, nella riflessione che ha preceduto il battesimo dei 4 bimbi.

“Il nostro ritrovarci qui – ha detto il vescovo – è un atto di fede. E’ un atto di fede perché crediamo nella pace e crediamo soprattutto che è il Signore che costruisce la pace e che ognuno di noi può fare la sua parte, ognuno di noi è chiamato ad essere artigiano di pace, costruttore di pace, operatore di pace”.
Una Chiesa chiamata ad abitare il territorio con la propria presenza, entrando sempre di più e sempre meglio in quella che è la logica del seme. “Sperare contro ogni speranza – chiarisce don Mimmo – significa continuare a gettare il seme anche quando tu non vedi nascere il fiore. E quello che noi stiamo gettando stasera e in questi giorni, in questo tempo, sono soltanto dei semi, ma sono semi che danno senso al nostro credere, al nostro cammino, al nostro viaggio, al nostro esserci. Siano benedetti questi semi! Sia perciò benedetta la nostra vita!”.

Nel consegnare ai presenti tre immagini tratte dal messaggio di papa Francesco per la 51esima Giornata Mondiale della Pace (intitolata “Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace”), lo sguardo, le mani e il cantiere, il vescovo ha definito coraggioso il messaggio del pontefice. “E’ un messaggio che va controcorrente, è un messaggio alternativo alle logiche del nemico, dello scarto e dell’indifferenza e, se vogliamo chiamarli per nome, è alternativo al sistema Caino, al sistema Erode e al sistema Pilato. È un testo coraggioso. Il messaggio coinvolge tutti, riguarda il futuro di tutti. Propone 4 verbi che io voglio consegnare a tutti noi: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. E, se volete, è il significato del Battesimo di questa sera. Noi, come comunità, stiamo accogliendo questi 4 bambini che sono soltanto icona di tutti coloro che stanno arrivando da lontano e chiedono dignità, diritti. Il Battesimo significa accogliere, celebrare il Battesimo significa proteggere cioè prendersi cura. A me piace pensare e vorrei davvero che questo fosse l’impegno fondamentale del nostro essere comunità: quello di farci carico, di prenderci cura di questi bambini, della vita, della storia di queste persone in tutto e per tutto simili a noi, fratelli e sorelle di un’unità, di un mondo nuovo che siamo chiamati a costruire. Questo vuol dire, ancora, proteggere. Questo vuol dire promuovere nel riconoscere la dignità, nel farci carico per camminare insieme, questo significa chiamarli per nome e riconoscerli per quelli che sono nella loro dignità, nella loro verità, questo significa integrare. Perché fanno parte di noi, della nostra storia, della nostra vita”.

Nel finale la promessa di un impegno che si rinnova fin dall’inizio dell’anno: «La Chiesa, questa Chiesa, questa nostra Chiesa, non sarà neutrale di fronte al male, da qualunque parte esso venga: la sua via non è la neutralità, ma la giustizia». L’indifferenza, dunque, non troverà mai un posto a tavola in questa Chiesa diocesana, che vuole gridare a gran voce questa fede nella pace, nella giustizia e nell’amore. Soprattutto i segni non occasionali ed estemporanei, ma voluti e pensati, accolti ed amati, dimostrano, una volta di più, questa direzione da continuare ad intraprendere. Segni che siano sempre come frecce stradali che stanno ad indicare, appunto, la direzione dove sta andando e vuole andare la Chiesa Telesina. Perché tra voci e volti da amare e da rincuorare, da accogliere e da raccogliere, come canta Baglioni in “Strada facendo”, il domani che si affaccia sia un po’ migliore. Ma affinchè il domani possa essere migliore, bisogna coltivare e custodire pace, giustizia ed amore a partire da questo presente, da quest’istante che si sta vivendo, dal qui ed ora.



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