Diocesi Cerreto. Azione Cattolica riunita a Melizzano: "Custodire e lasciarsi custodire"

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AC MelizzanoAC Melizzano

Adulti Azione Cattolica, due i gesti-impegno proposti durante la Lectio sul Vangelo dell’anno associativo "Tutto quanto aveva per vivere...": un’offerta alla Caritas e un’attenzione concreta verso l’altro. 

Accolti dalla parrocchia SS. Ap. Pietro e Paolo di Melizzano, lo scorso venerdì 10 novembre c’è stato il primo appuntamento diocesano per il settore Adulti di Azione Cattolica. Le parole chiave del percorso di questo anno sono: #Custodire (il primo verbo di questo triennio che l’Ac ci consegna ), #Attraverso (il titolo del testo adulti), #Tuttoquantoavevapervivere (Mc 12,38-44, il tema dell’anno tratto dal vangelo di Marco).  Custodire e lasciarsi custodire, attraverso l’ascolto di volti da incontrare, spazi, vite, realtà, soglie della più piccola quotidianità da attraversare. Attraverso implica la necessità del camminare insieme, la capacità di lasciarsi incontrare, interrogare per imparare a guardare nuovamente questa nostra storia proprio con tutto ciò che sa di piccolezza, come il Maestro si è lasciato provocare dal gesto spontaneo della povera vedova, fino al punto da indicarla ai suoi discepoli come modello.

Partire dall’ascolto

Il tempo della lectio sul vangelo dell’anno è stato il primo passo che abbiamo voluto fare insieme, a partire dalla verità proposta nel cammino degli adulti: “La Parola illumina diventerà il segno di questo spazio interiore fra la Parola e l’azione (dal testo Attraverso). Dopo la Parola proclamata, in un clima di preghiera, ci si è lasciati provocare da un dipinto di James Christensen: “L’obolo della vedova”. Una Parola dipinta dall’artista per imparare ad ascoltare, con gli occhi del cuore una storia reale, la scena vista da Gesù quel giorno al tempio: uomini ricchi raffigurati ripiegati su loro stessi, con sguardi nascosti, sospettosi, pronti solo a disprezzare l’altro, presi solo dall’ostentare le loro ricche offerte e in contrasto l’offerta sincera, decisa, umile, a mani nude, senza maschere della povera vedova. La vedova rispetto agli uomini ricchi è l’unica figura in cammino, in movimento verso di noi. Così come nella storia quelli, che secondo alcune logiche sono gli esclusi, incapaci di incidere in questo nostro tempo ,restano gli unici pronti a mettersi in gioco: la vedova povera, che al tempio avrebbe potuto chiedere e ricevere aiuto, ci sorprende e prima ancora rapisce lo sguardo di Gesù perché dona “tutto quanto aveva per vivere”, affidandosi completamente a Dio. Su un lato del dipinto l’ambiente del tempio viene accennato da una grande porta o una parete come a sottolineare che il Tempio di Dio non è l’edificio ma siamo noi quando, attraverso l’offerta della nostra stessa vita, ci lasciamo abitare per essere nel mondo piccoli segni dalla Sua Presenza. L’Ascolto poi è diventato progressivamente Incontro, non tanto quando ci siamo sentiti chiamati a immedesimarci nei panni dei ricchi o della vedova, ma nel momento in cui siamo stati profondamente interpellati come discepoli: “Allora, chiamati a sé i suoi discepoli…”, chiamati ancora una volta a convertire il nostro sguardo sulla stessa lunghezza d’onda del Signore che invita a riconoscere il peso dell’offerta segreta, insignificante agli occhi di tanti, ma profondamente preziosa ai Suoi occhi.

Due gesti-impegno

In preparazione alla I Giornata mondiale dei Poveri “Non amiamo a parole ma con i fatti”, celebrata domenica 19 novembre anche in Diocesi, sono stati suggeriti due gesti simbolici per rilanciare il cammino: una piccola offerta spontanea, chiesta al momento, senza pretese. Un modo per esprimere vicinanza all’Ufficio Caritas diocesano e a quanti, ogni giorno, si confrontano con i bisogni della gente in difficoltà in questa nostra terra; un piccolo gesto, forse insignificante, perché è vero che non risolve i problemi, ma ha voluto essere una mano attenta, aperta… L’altro gesto-impegno per continuare il cammino nella quotidianità è stato accogliere un compito da far sbocciare attraverso altri gesti concreti, un movimento del dare: tempo, disponibilità, sostegno, una mano tesa, uno sguardo attento, un sorriso, un cuore capace di prendersi cura o di lasciarsi curare. Ognuno, accogliendo queste azioni-attenzioni, le offriva per trasformarle nel dono totale di sé stesso: dare tutto se stesso nel più piccolo atto di gentilezza. Piccoli segni, che fanno parte di un cammino che mai si conclude, che dura tutta una vita, ci spingono ad andare oltre le apparenze, perché siamo discepoli di un Dio in cammino che resta affascinato da tanti uomini e donne che, nel silenzio delle piccole disponibilità, scrivono con la loro vita una pagina della salvezza. Uomini e donne che, ci diceva l’assistente unitario don Pino Di Santo durante la lectio: “… raccontano del loro desiderio di investire in fiducia dove la gratuità diventa l’unico tesoro, diventa luce per gli altri…vi ha gettato tutta la sua vita…uomini e donne silenziosi testimoni di Bene che si vogliono impegnare perché ci sia nei gesti, nell’azione tutta la nostra vita. La povera vedova, scelta da Gesù come modello per i suoi discepoli e proposta come icona biblica nel cammino di questo anno, è l’unica che può dire qualcosa, oggi alla nostra umanità perché è stata coraggiosa nell’investire la sua piccola vita sulla forza dell’amore che si consegna, si spende …vi ha gettato tutta la sua vita attraverso tutta la sua vita”. Allora è proprio vero quanto scriveva J. Christensen nel presentare il suo dipinto: “Il punto non è il denaro, è quello che vogliamo dare di noi stessi”. Attraversando, percorrendo nella quotidianità, insieme a Lui, le vite degli altri con le nostre vite auguriamo Buon cammino a tutti e a ciascuno!

“Il Vangelo non è completo finché altri non l’abbiano accolto … questa incompletezza del vangelo, che ci attraversa e ci impegna, giunge a pienezza attraverso di noi.” (don Pino Di Santo)



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