Clan Pagnozzi, la sentenza del Tribunale di Benevento: Quindici condanne e tre assoluzioni
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N.S. -Quindici condanne e tre assoluzioni per quanto riguarda il processo al clan Pagnozzi. Questa la sentenza sancita ieri dal Tribunale di Benevento e che riguarda la conclusione del processo scaturito dopo un'operazione congiunta di Polizia e Carabinieri, con le indagini coordinate dalla Dda, avvenuta nel giugno del 2012 contro un'associazione ritenuta dagli inquirenti di stampo camorristico che si muoveva sul territorio della Valle Caudina e Telesina attraverso intimidazioni, estorsioni, usura e spaccio di droga.
Questa la sentenza del collegio giudicante: 19 anni di reclusione per Domenico Pagnozzi, 12 anni e 6 mesi per Benito Caputo, dieci anni a Massimiliano Russo, otto anni e sei mesi a Vincenzo Iadanza, otto anni e quattro mesi a Pietro Parrella, otto anni e sei mesi a Salvatore Lucio Fiore, otto anni e sei mesi a Saverio Sparandeo (già arrestato ieri dalla Squadra Mobile della Questura di Benevento per la vicenda legata all'estorsione di alcune attività commerciali del Rione Libertà), nove anni a Pasquale Colombo, sette anni a Salvatore Letizia, nove anni ad Antonio Maglione, nove anni a Carlo D'Angelo, sei anni a Pasquale Di Giuda, un anno e otto mesi a Leonardo Russo e un anno e otto mesi a Giuseppe Fincato. Questi ultimi due hanno avuto il beneficio delle pene sospese. Il collegio giudicante ha poi fatto scattare la condanna al pagamento della parte civile 'Alilacco Sos Impresa Campania' per un totale di 10mila euro. Tre le assoluzioni per non aver commesso il fatto: si tratta di Nicola Pannella, Libero Iannella e Carmine Morelli. Il pm della Dda aveva chiesto 17 condanne e una sola assoluzione con 20 anni di reclusione a Domenico Pagnozzi.
“Gli arrestati – si legge nella nota diffusa dai Carabinieri nel giugno 2012 quando scattò il blitz delle forze dell'ordine – sono stati riconosciuti responsabili di efferati delitti, tra cui tentato omicidio, usura ed estorsione, detenzione e porto di armi ed esplosivi, con l’aggravante del metodo mafioso: i fatti risalgono al biennio 2009–2010 e sono stati commessi in danno di imprenditori e commercianti delle aree di riferimento. La rete criminosa, nelle cui maglie si sono inseriti operando in maniera sinergica Carabinieri e Polizia, aveva letteralmente intrappolato le vittime, inermi ed avvilite di fronte alla brutalità ed alla prepotenza degli affiliati dei singoli clan, che sovente utilizzavano sfacciatamente armi o violenza su persone o cose, nonché conducevano le vittime al cospetto dei diversi esponenti malavitosi”.