Dazi di Trump, Ue non vuole scontro ma pronta a difendersi

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Dazi di Trump, Ue non vuole scontro ma pronta a difendersiDazi di Trump, Ue non vuole scontro ma pronta a difendersi

(Adnkronos) - L'Unione Europea è "pronta a difendersi", se necessario, dai dazi voluti dagli Stati Uniti d'America, ma non ha cercato e "non vuole lo scontro" con Donald Trump. E' dunque "pronta a negoziare una soluzione mutualmente accettabile con gli Stati Uniti, ma se necessario" e se non vedrà movimenti da parte americana, risponderà con contromisure per proteggere i nostri interessi, i nostri cittadini e le nostre aziende". 

Il commissario europeo all'Economia Valdis Dombrovskis ha sintetizzato così, nella sala stampa allestita all'interno del Museo dell'Esercito Polacco a Varsavia, l'atteggiamento dell'Unione di fronte all'offensiva commerciale guidata da Trump, messa in pausa per novanta giorni solo dopo che i mercati hanno iniziato a vendere a piene mani i Treasuries, i buoni del Tesoro americani, bene rifugio per eccellenza.  

 

I crolli dei mercati azionari, nei giorni precedenti, non avevano scalfito la determinazione del presidente americano. Pienamente allineata con la Commissione la presidenza di turno del Consiglio Ue, in mano alla Polonia in questo semestre: "Dobbiamo usare questi 90 giorni con saggezza", ha sottolineato il ministro delle Finanze polacco Andrzej Domański. Bisogna ottenere, ha aggiunto, un "buon accordo per i cittadini europei e le aziende europee" e dunque "sosteniamo pienamente la Commissione Europea nel suo sforzo di negoziare un accordo equo". 

E' evidente, a Varsavia, lo sforzo di conservare un fronte unito, davanti all'offensiva della Casa Bianca, potenzialmente distruttiva per un'economia europea ancora molto 'export oriented'. 

Il presidente Paschal Donohoe ha riferito che nell'Eurogruppo i ministri delle Finanze hanno concordato sulla necessità che l'Eurozona rimanga "unita" di fronte ai "cambiamenti" in corso nelle relazioni transatlantiche. Anche nell'Ecofin informale che è seguito a ruota all'Eurogruppo, ha detto il ministro polacco Andrzej Domanski, si è registrata "l'unanimità" sulla necessità di restare "uniti", cosa che è "fondamentale". 

L'unità dell'Ue davanti ai dazi voluti da Trump, ora parzialmente messi in pausa, è favorita anche dal fatto che la competenza esclusiva, in materia di commercio estero, è nelle mani della Commissione, che di fronte agli interlocutori esteri ha dunque peso, a differenza di quanto accade in altri ambiti, in cui la competenza è mista o degli Stati membri, come in politica estera. 

 

E così, mentre l'Alta Rappresentante Kaja Kallas è stata brutalmente scaricata dal segretario di Stato Marco Rubio, che non l'ha ricevuta a Washington dopo che lei aveva già pubblicamente annunciato l'incontro, il commissario al Commercio Maros Sefcovic, che ha pieni poteri e mandato politico a trattare in nome di tutta l'Ue, con le controparti Usa parla eccome.  

Lunedì prossimo, alcuni giorni prima della visita della premier Giorgia Meloni che verrà ricevuta da Trump il 17 aprile, sarà di nuovo a Washington per colloqui, nella speranza di fare passi avanti verso una soluzione. Come ha ricordato il ministro delle Finanze spagnolo Carlos Cuerpo, se i cosiddetti dazi 'reciproci' sono stati sospesi, restano in vigore "il 10%" su una vasta serie di merci, più il "25%" su acciaio, alluminio e automotive. 

La situazione, ha ricordato il commissario Dombrovksis, resta volatile ed incerta, ma i rischi sono ben evidenti. Se i dazi voluti dagli Usa, ora sospesi, venissero considerati "permanenti", scatenando ulteriori contromisure, il commercio mondiale, ha avvertito, potrebbe subire un calo del 7,7% nel giro di tre anni. Secondo le ultime simulazioni dei servizi della Commissione sull'impatto dei dazi doganali, ha spiegato, il Pil degli Stati Uniti "sarà ridotto dello 0,8-1,4%" entro il 2027. L'impatto negativo sull'Ue "sarebbe inferiore a quello degli Stati Uniti", ma pur sempre pari a circa "lo 0,2% del Pil". 

 

Se i dazi, ha continuato Dombrovskis, saranno percepiti come "permanenti" o se saranno adottate ulteriori contromisure, allora le conseguenze economiche saranno "più negative, arrivando fino al 3,1-3,3% per gli Stati Uniti e allo 0,5-0,6% per l'Ue e all'1,2% per il Pil mondiale". Il commissario ha invitato a non prendere le cifre alla lettera, vista l'elevata incertezza del contesto, ma come indicative di una "tendenza", la dimostrazione cioè che i dazi sono dannosi per l'economia.  

La presidente della Bce Christine Lagarde ha fornito dati ugualmente allarmanti, spiegando che, con le misure attualmente in vigore, i dazi Usa sulle merci Ue sono già saliti in media dal 3,5% al 3,8%. Se venissero attuate tutte le misure annunciate da Trump, l'impatto sarebbe assai più consistente, portando il livello medio al "30%". La Bce, ha assicurato Lagarde, adempierà al suo mandato ed è "pronta a intervenire" se la "stabilità finanziaria" dell'Eurozona fosse messa a rischio. Lagarde ha anche sottolineato che in Europa i mercati obbligazionari funzionano "in modo ordinato". 

Finora la scelta di mantenere un fronte unito davanti agli Usa, a parte l'Ungheria che ha votato contro i controdazi nel comitato l'altroieri, ha pagato. "Abbiamo ottenuto un certo successo nei negoziati", ha rivendicato Dombrovskis. Bisognerà vedere come evolverà la situazione nei prossimi tre mesi: luglio potrebbe essere un mese molto, molto caldo. 

La presidente Ursula von der Leyen ha dettato la linea, in un'intervista al Financial Times, ventilando la possibile introduzione di una tassazione dei ricavi nei servizi digitali, che andrebbe a colpire i colossi Usa, non pochi dei quali beneficiano delle generose politiche dell'Erario irlandese (nazione che esprime il presidente dell'Eurogruppo). 

Per colpire i servizi, campo nel quale gli Usa godono di un surplus commerciale nei confronti della vecchia Europa, occorrerebbe attivare lo strumento anti-coercizione, concepito nel 2023 per contenere la Cina, che aveva colpito la Lituania con un embargo de facto perché non gradiva le sue posizioni filo-Taiwan. La prospettiva di una stretta sui servizi digitali Usa, tuttavia, ha allarmato Berlino. Il ministro delle Finanze tedesco Joerg Kukies, dell'Spd, ha frenato con decisione, ricordando che la Commissione è sempre stata "molto attenta" a colpire gli Usa con ritorsioni nei campi in cui l'Ue dispone di "alternative". Ma "purtroppo", ha notato, nei servizi digitali, come i data centre, il cloud, l'Ia, l'Ue non dispone di validi fornitori "alternativi" a quelli americani.  

Anche se la sospensione dei dazi 'reciproci' ha fatto tirare un grosso sospiro di sollievo a Bruxelles e in tutte le capitali europee, una guerra commerciale tra Usa e Cina come quella in corso "non è una cosa di cui rallegrarsi", ha ricordato un alto funzionario Ue. Se lo scontro tra Washington e Pechino dovesse salire ancora di grado, portando a sanzioni americane (extraterritoriali in virtù del dollaro) nei confronti della Cina, molte imprese europee si troverebbero costrette a scegliere tra i propri due principali mercati di esportazione, perdendo dalla sera alla mattina fette importantissime di fatturato. Con tutto quel che ne consegue.  

 



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