Progetto Lion, economista: "Con immunoncologia più di 30mila morti evitabili"
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(Adnkronos) - Almeno "30mila morti potrebbero essere evitate" in 8 anni dall'impiego dell'immunoncologia in 3 tipi di tumori, ma la "diversità di accesso alle cure nelle varie regioni" pesa sui risultati. Sono le stime del progetto Lion che, "nato nel 2023, mette assieme le competenze di un gruppo di esperti, oncologi ed economisti, con lo scopo di valutare l'impatto dell'immunoncologia in Italia in termini di guadagni di anni di vita per i pazienti oncologici" e a livello "economico, inteso come capitale umano, laddove questi pazienti siano in età lavorativa e quindi riescano anche a produrre reddito". Così Massimo Riccaboni, professore di Economia, Imt Scuola Alti Studi, Lucca all'Adnkronos Salute illustra i risultati del progetto che ha raccolto i dati sull'intero panorama nazionale, facendo anche "un'analisi aggregata per regioni, di tutti i pazienti oncologici per 3 tipologie tumorali: al rene, al polmone e il melanoma".
Il periodo considerato, dal 2013 al 2019, "tiene conto del fatto che la prima immuno-oncologia è stata lanciata nel 2013 - ricorda il docente - Questo ha permesso di stimare, in funzione della disponibilità delle terapie immunoncologiche a livello regionale, quanto queste hanno comportato un incremento della speranza di vita, del tasso di sopravvivenza dei pazienti. Abbiamo quindi quantificato il beneficio apportato dall'uso di queste terapie dal 2013 al 2019: sono stimate 4mila morti evitate", con risparmi per circa 120 milioni di euro in costi indiretti. Questi sono calcolati tramite metodologia del capitale umano, valorizzando il numero di anni guadagnati per i 3 setting tumorali. "Estrapolando l'analisi nell'orizzonte temporale 2020-2028, quindi tendenzialmente anche per gli anni futuri, abbiamo visto come il numero di morti evitate nelle 3 tipologie tumorali è di circa 30mila persone".
Questo dato "rappresenta una sottostima - precisa Riccaboni - perché si basa sulle disponibilità di trattamenti al 2019, mentre sappiamo bene che negli ultimi 6 anni la disponibilità di queste tipologie di farmaci si è accresciuta e quindi, verosimilmente, ci sarà un incremento maggiore di quello prospettato dalla nostra analisi". Nello studio, all'incremento della sopravvivenza dei 30mila pazienti "è stato associato un valore economico che per gli anni 2020-2028 è stimabile in 750 milioni di euro" di costi indiretti. Il valore è stato ricavato "andando a vedere, in diversi contesti territoriali, quelle che sono l'età della diagnosi, il tasso di occupazione, quindi qual è la frazione dei soggetti che sono impiegati, e qual è la retribuzione media percepita in diversi scenari regionali. Questo ha portato a fare una stima, mantenendo la vita produttiva dei soggetti trattati, di qual è il reddito generato attraverso la loro attività operativa".
L'immunoncologia "rappresenta una rivoluzione in ambito oncologico - sottolinea l'economista - dovuta alla possibilità di sviluppare agenti che stimolano una risposta immunitaria nei confronti del tumore", limitandone "la proliferazione. In alcuni ambiti ha portato anche a una lunga sopravvivenza dei pazienti che riescono a mantenere anche una buona qualità di vita. Al di là quindi di evitare una progressione o un peggioramento della loro condizione", la terapia innovativa permette loro "di mantenere una produttività, di rimanere a lavoro". Nel caso del melanoma, per esempio, "spesso l'età della diagnosi è molto precoce e questo permette appunto a questi soggetti di continuare a svolgere la propria normale esistenza, anche ai fini produttivi, con dei benefici economici indotti".
Lo studio mostra anche l'impatto della "notevole varietà" di disponibilità e accesso alle cura a livello regionale. "Se tutte le regioni avessero lo stesso tasso di penetrazione di queste terapie innovative - conclude Riccaboni - il guadagno di vita dal 2020 al 2028 si accrescerebbe del 27%. Un maggiore allineamento sul ricorso alle terapie innovative sul territorio nazionale porterebbe inoltre a ulteriori benefici".