Diocesi Cerreto, nasce iCare, la Chiesa che vuole "abitare il territorio"
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Il vescovo don Mimmo: “Dopo aver visto e toccato con mano il disagio sociale, sento la responsabilità di dare come Chiesa risposte concrete”.
Restare umani, continuare a percepire il grido, che sia esso di speranza o di aiuto. Aprirsi al mondo, nel mondo, per alleviare sofferenze e promuovere la giustizia sociale, sostenere chi non ha la forza di poter esercitare i propri diritti fondamentali. Una Chiesa missionaria e viandante, una Chiesa samaritana, la “Chiesa del grembiule” direbbe don Tonino Bello, cioè la chiesa degli ultimi e costruttrice di ponti. È questo, in estrema sintesi, quanto emerso nel corso della conferenza stampa di presentazione di iCare, la prima cooperativa sociale di comunità della Diocesi di Cerreto Sannita – Telese e Sant’Agata de’Goti, svoltasi ieri nel chiostro dell’Episcopio alla presenza di don Mimmo Battaglia, vescovo della Diocesi, dei soci fondatori e di circa 100 giovani provenienti da ogni punto della diocesi sannita.
iCare prova, dunque, a riprendere un solco tracciato già da tempo e che proviene da lontano. Educare, stare attenti al contesto territoriale, leggere la realtà e trovare soluzioni ai bisogni saranno i compiti di iCare. Per farlo, anzitutto, verrà effettuata un’attenta e articolata mappatura del territorio. Fondamentale, per riuscire a carpire gli obiettivi di questo progetto, è chiedersi: perché una cooperativa di comunità? “Perché crediamo che sia il modello di innovazione sociale che permetterà alla comunità diocesana di prendersi cura dei più fragili – ha risposto il presidente Mirella Maturo – mettendo a sistema le attività di laici, imprese, associazioni e istituzioni per valorizzare e abitare la comunità”.
Infatti, la cooperativa sociale di comunità avrà una sua unicità, sia per il modello di governance applicato, sia perché è una prima esperienza nella Chiesa. Il quid, potrebbe essere trovato, invece, nei circa 100 giovani che con competenze professionali e trasversali diverse saranno non solo espressione delle comunità parrocchiali, ma anche chiamati a progettare e agire. “Partiranno a breve – ha poi concluso Maturo – officine creative itineranti dove i giovani potranno incontrarsi, formarsi, osservare il territorio, essere ‘sentinelle’ e creare nuovi punti di comunità per dare risposte concrete insieme alle persone, ai parroci e a tutti i volontari e le volontarie che si attiveranno per favorire un benessere delle comunità e vivere la propria fede partendo dal fermarsi”.
La cooperativa iCare gestirà l’Ufficio diocesano della Progettazione Sociale e delle Fragilità ed è già al lavoro co-progettando una “Casa delle donne” in difficoltà. Grazie a questo progetto, sarà rigenerato un bene diocesano non più utilizzato che diventerà un “luogo di comunità”, che oltre a colmare il bisogno abitativo emergenziale di donne in difficoltà e vittime di violenza con sperimentazioni di nuove forme di housing sociale e di reinserimento lavorativo. Sarà attivato “Il camper delle donne”, un servizio itinerante per donne e bambini che toccherà i comuni più periferici della Diocesi e sarà attuata una forte sensibilizzazione in alcune scuole del territorio sul tema della violenza delle donne e della disparità di genere, utilizzando come “mentoring” l’esperienza e la competenza della rete “Mondo Rosa” del centro calabrese antiviolenza. Poi, in corso di co-progettazione, laboratori occupazionali innovativi per i disabili, partendo dai loro sogni, per creare sinergie con il mondo dell’impresa, della salute e dei piccoli artigiani locali e per favorire lo sviluppo di un distretto di economia solidale.
Punto centrale dell’agire di questa cooperativa sociale sarà anche quello di “prendersi cura” delle fragilità, che oggi sono viste solo come un limite e non come una possibilità di vita nuova e più autentica. Un contenitore di nuove risorse e prospettive per se stessi e per gli altri. “Parlare di fragilità oggi – ha spiegato invece Ketty Tizzano, responsabile area Fragilità – è una scelta coraggiosa e rivoluzionaria in un mondo che ci vuole sempre più perfetti e vincitori che permette di comprenderci tutti sulla stessa barca. Una dimensione che interpella tutti e coinvolge ogni aspetto della vita umana. Ci occuperemo di monitoraggio, accoglienza e ascolto per poi accompagnare la persona verso una maggiore consapevolezza, responsabilizzazione e autonomia”.
Tra le iniziative che iCare vorrà mettere in piedi anche progetti di agricoltura sociale e di turismo di comunità. Progetti che potrebbero essere inseriti sotto la voce “nuovo welfare”. Un welfare, sostenibile ed inclusivo. L’idea di iCare, però, è anche quella di recuperare i beni della Diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti e realizzare posti letto per giovani turisti, per viaggiatori alternativi che esplorano le aree interne e marginali, mete che sono al di fuori delle convenzionali rotte turistiche. “L’obiettivo di iCare attraverso il progetto di cooperazione per l’agricoltura sociale sul nostro territorio – ha dichiarato Imma Lavorgna – è quello di sostenere attività di inclusione socio-lavorativa, co-terapia, orto-terapia, agri-nido, laboratori in campo, servizi per persone svantaggiate utilizzando le risorse dell’agricoltura. Vogliamo creare e ricompensare equamente il lavoro e vogliamo creare un indotto positivo, un nuovo sistema economico virtuoso, basato sulla legalità e sulla giustizia sociale. E per questo abbiamo alcuni terreni che la Chiesa affida ai ragazzi”.
“iCare: ascoltare e ripartire. Ciò che mi sta davvero a cuore – ha affermato don Mimmo Battaglia – è ascoltare le fragilità umane e insieme ripartire lungo la via. Dopo aver ascoltato il grido di dolore di tanti, dopo aver visto e toccato con mano il disagio sociale, sento fortemente la responsabilità di dare risposte concrete, come Chiesa, alle tante persone incontrate. Ho voluto così che si costituisse una coop. sociale come segno, non segni del potere ma il potere dei segni, che desse particolare attenzione alle questioni sociali impellenti alle persone che abitano questo territorio, studiando e progettando percorsi innovativi per la cura delle fragilità. La coop. avrà un carattere itinerante e vi saranno impegnate persone, soprattutto giovani, che, in sinergia, con gli altri Uffici della Diocesi, ascolteranno e proveranno a costruire percorsi di equità e solidarietà itineranti”.