Caporalato nella moda: sequestrata la Giorgio Armani Operations
17:8:17 3735Moda e caporalato. Indagati 13 dirigenti della Giorgio Armani Operations, la Procura: "Condizioni di lavoro inaccettabili".
Milano - Il Tribunale di Milano ha disposto l'amministrazione giudiziaria della Giorgio Armani Operations, società controllata dal Gruppo Armani che si occupa della produzione di accessori. La decisione è stata presa a seguito di un'inchiesta della Procura di Milano che ha portato all'ipotesi di reato di favoreggiamento del caporalato.
Secondo l'accusa, la Giorgio Armani Operations non avrebbe correttamente verificato le condizioni di lavoro negli opifici in Lombardia a cui subappaltava la produzione di borse e cinture, alcuni dei quali sarebbero risultati abusivi. I lavoratori, in prevalenza cinesi, sarebbero stati sfruttati con orari di lavoro massacranti, paghe misere e senza tutele.
Le indagini, coordinate dai pm Paolo Storari e Luisa Baima Bollone e condotte dai carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro, hanno portato all'iscrizione nel registro degli indagati di 13 persone, tra cui alcuni dirigenti della Giorgio Armani Operations e i titolari delle aziende appaltatrici.
L'amministrazione giudiziaria, che avrà la durata di un anno, è stata affidata a un pool di esperti che avrà il compito di risanare l'azienda e di tutelare i diritti dei lavoratori.
La replica di Armani
In un comunicato ufficiale, il Gruppo Armani ha respinto le accuse di caporalato, affermando di aver "sempre adottato un rigido sistema di controllo e verifica delle aziende fornitrici". L'azienda ha inoltre sottolineato di "non aver mai avuto conoscenza di situazioni di sfruttamento lavorativo".
La vicenda della Giorgio Armani Operations rappresenta un caso emblematico di sfruttamento lavorativo nel settore della moda. Un fenomeno purtroppo diffuso, che coinvolge spesso aziende subappaltatrici e lavoratori immigrati, in condizioni di estrema vulnerabilità.
L'amministrazione giudiziaria della Giorgio Armani Operations è un segnale importante che le autorità giudiziarie stanno prendendo sul serio il problema del caporalato e che non intendono tollerare lo sfruttamento dei lavoratori.