Al Gaveli la presentazione del film Il Bene mio, girato ad Apice Vecchia

12:3:39 8635 stampa questo articolo
Apice VecchiaApice Vecchia

Protagonista l’attore Sergio Rubini.

Domenica 14 ottobre, alle ore 20,30, al Multisala Gaveli, proiezione speciale del film “Il Bene Mio”, con la presenza straordinaria in sala del regista Pippo Mezzapesa. Il film, è stato presentato fuori concorso nella sezione Giornate degli Autori dell’ultima edizione del Festival del Cinema di Venezia. La pellicola, è stata girata l’estate scorsa nel borgo fantasma di Apice Vecchia.

Il bene mio", ha conquistato critica e pubblico ed ha riscosso un notevole apprezzamento nella scorsa Mostra del Cinema di Venezia, vantando un cast eccezionale come Sergio Rubini, Sonya Mellah, Dino Abbrescia, Francesco De Vito, Michele Sinisi, Caterina Valente
e Teresa Saponangelo, ed è una produzione Altre Storie con Rai Cinema, prodotto da Cesare Fragnelli.

Presente all'incontro anche il Sindaco di Apice, Antonietta Ida Albanese che ha dichiarato: "Siamo onorati come amministrazione di aver ospitato il prestigioso cast del film il bene mio ed il suo regista Pippo Mezzapesa nel nostro borgo di Apice. Ho visto in anteprima il film "Il bene mio", un film di grande bellezza, sensibilità e contenuti . La trama di questo film mi ha toccato profondamente perché racconta un po' la nostra storia. Anche noi abbiamo
dovuto lasciare per forza il nostro paese.... ne siamo stati sradicati come un albero.... le cui radici però sono rimaste ad Apice Vecchia, è lì infatti che giacciono i semi della nostra memoria custode del passato e progetto per il futuro, è lì che e' nascosta una parte della nostra anima. Suggestiva e' questa atmosfera del nostro Borgo che ha ripreso vita nella
pellicola del regista Mezzapesa, riportando nei cittadini di Apice i ricordi della loro vita tra i vicoli e piazze rimaste indelebili nei nostri cuori".

Come Spiega Pippo Mezzapesa, l'origine del film "Il bene mio" e' il fascino per certi "paesi fantasma" lentamente o improvvisamente spopolati per eventi traumatici. Per la sua seconda opera dopo Il Paese delle spose infelici del 2011, ha scelto ambientazioni con una grande carica suggestiva, particolarissime scovate nelle provincie di Bari e Benevento e mescolate per ricreare un luogo fantastico ''Provvidenza" dove un irriducibile sopravvissuto e' il custode della memoria di tutta una comunità che ha abbandonato il paese, e - in qualche modo - ha perso le proprie radici ed i ricordi piu' cari.

Elia è Sergio Rubini, l'ultimo abitante di Provvidenza, paese distrutto da un terremoto. L'unico che rifiuta di adeguarsi al resto della comunità che, trasferendosi a “Nuova Provvidenza”, ha preferito dimenticare. Per Elia, invece, il suo paese vive ancora e, grazie all’aiuto del suo vecchio amico Gesualdo, cerca di tenerne vivo il ricordo. Quando il Sindaco gli intima di
abbandonare Provvidenza, Elia sembrerebbe quasi convincersi a lasciare tutto, se non cominciasse, d’un tratto, ad avvertire una strana presenza. In realtà, a nascondersi tra le macerie della scuola, dove durante il terremoto perse la vita sua moglie, è Noor, una giovane donna in fuga e sarà questo incontro, insieme al desiderio di continuare a custodire la
memoria di Provvidenza, a mettere Elia di fronte a una inesorabile scelta. Elia e' un personaggio positivo e propositivo, e' sempre in movimento, attivo, forte e Sergio Rubini e', in questo ruolo, un attore meraviglioso che ha affascinato critica e pubblico.

"Ho cercato la location ideale, che mi potesse restituire l'idea che avevo di Provvidenza - ha raccontato il regista alla stampa, - visitando tutti i paesi disabitati da Roma in giù, per lo più disseminati sulla dorsale appenninica. Alla fine mi è apparsa Apice Vecchio, che è diventata la location principale". Un paese realmente disabitato, in conseguenza dei dei terremoti del 1962 e del 1980, anche nota come la Pompei del ‘900". Proprio nel borgo abbandonato del Sannio, al confine con l’Irpinia, il barbiere Tommaso Conza,decise di riaprire la sua bottega dopo il devastante terremoto del 1980.

"Quando decisi di riaprire il mio negozio in mezzo alle macerie, qualcuno disse pure che ero pazzo – raccontò Tommaso in un’intervista – Io, invece, sono contento di aver dimostrato che anche tra le macerie può rinascere la vita".

Il regista, affascinato dal silenzio e la voce di questi paesi abbandonati, ha dato voce e forme ai ricordi di un'Italia che da sempre soffre la distruzione dei terremoti,affronta anche, con estrema sensibilità il tema dell'immigrazione.



Articolo di Cinema / Commenti