Al via il primo contratto di sviluppo di filiera per il settore termale
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Federterme/Confindustria ha depositato ieri sulla piattaforma telematica del MISE le domande per il primo contratto di sviluppo che interessa un primo nucleo di aziende termali del centro-nord suddivise tra Emilia-Romagna, Toscana, Piemonte e Veneto. Un contratto modello che Jannotti Pecci pensa di estendere con successive iniziative.
Non tocca direttamente, per ora, l'industria termale della Campania, ma è pur sempre un primo tassello - nelle intenzioni di Confindustria - nella direzione di innovare un settore economico molto importante: quello dell'industria termale. Si tratta di quasi 60 milioni di investimenti nei prossimi tre anni, che riguardano interventi cantierabili nell’immediato e che interessano alcune delle principali realtà termali del Paese.
“Particolarmente soddisfatto” si è detto Costanzo Jannotti Pecci, Presidente di Federterme “anche perché è la prima volta che questo strumento, relativamente recente, viene utilizzato a livello di filiera e non in attuazione di una idea progettuale facente capo ad una singola azienda, per quanto grande”.
“L’idea di fondo – ha proseguito Jannotti Pecci - è quella di favorire il rilancio dell’industria termale attraverso un insieme di iniziative, di cui una, per di più replicabile, è senz’altro il contratto di sviluppo, tutte destinate al recupero e alla riqualificazione delle numerose strutture termali di cui il nostro Paese è ricco, con un’attenzione particolare a quelle dismesse o sottoutilizzate, la cui ripartenza deve rappresentare una priorità assoluta. Confidiamo quindi che le Regioni interessate siano pronte ad affiancare l’iniziativa così come previsto dalla legge”.
Particolarmente variegato il panorama degli interventi, che spaziano dalla creazione di nuove unità produttive all’ampliamento della capacità di un'unità produttiva esistente, alle ristrutturazioni e riqualificazioni anche attraverso l'introduzione di nuovi processi produttivi o l'apporto di miglioramenti al processo produttivo esistente.
“In termini più generali – ha concluso il Presidente di Federterme – dobbiamo progressivamente porre l’industria termale italiana in condizione di aumentare il livello di efficienza, di flessibilità e di contenimento dei costi, per consentirle di competere ad armi pari con la concorrenza straniera ed anzi di proporre in misura massiccia l’offerta termale nazionale sui mercati esteri. Per questo stiamo già pensando di lavorare a breve ad un nuovo contratto”.