6 anni di App Store, con uno sguardo alle app dimenticate

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L'App Store di Apple festeggia proprio in questi giorni i suoi primi sei anni di vita. Fu fortemente voluto da Steve Jobs ed è forse l'invezione più rivoluzionaria dell'azienda di Cupertino, forse ancor più dello stesso iPhone e delle icone sui computer. È infatti con l'App Store che è iniziata l'era delle applicazioni e con essa un settore economico del tutto nuovo, che prima non esisteva. E se da tempo l'App Store ha superato il milione di applicazioni scaricate, uno studio ci ricorda l'esistenza e la crescita delle cosiddette “zombie app”, quelle cioè che sono cadute nel dimenticatoio.

App Store nasceva il 10 luglio 2008, ben un anno e mezzo dopo il lancio del primo iPhone, avvenuto il 9 gennaio del 2007. Un tempo molto lungo, durante il quale in pochi avevano realmente percepito la mancanza di uno store di applicazioni di terze parti. Troppo era l'entusiasmo suscitato dal melafonino ed in fondo si poteva ricorrere alle web app, salvando da Safari i bookmark dei siti ottimizzati per uso mobile, che avevano in molti casi lo stesso look and feel di un'app nativa. Nel luglio 2008 arriva tuttavia la rivoluzione: viene lanciato App Store e da allora siamo ufficialmente entrati nell'era dell'app economy.

Apple ha di fatto inventato una nuova economia, un modo piacevole per gli utenti di scaricare ed utilizzare le app, ma anche una base convincente e conveniente per gli sviluppatori di creare e pubblicare app. Tutti gli store successivi (Google Play, App World di Blackberry, Marketplace di Windows Phone) hanno seguito il modello inventato dalla Apple, introducendo in qualche caso innovazioni, ma pur sempre nel solco rivoluzionario tracciato dall'azienda di Cupertino.

Il modello inventato da Apple ha consentito in primo luogo il successo di piccoli sviluppatori, che poi sono diventati davvero grandi: l'esempio più noto è quello di Rovio, che ha sviluppato giochi di fama mondiale come Angry Birds. Dall'altro, operatori di gioco già conosciuti hanno potuto allargare il proprio bacino di utenti rendendo disponibili app per giocare anche in mobilità. È il caso ad esempio di Poker Stars, che ha sfruttato il canale mobile per lanciare una suite di applicazioni di poker per iOS, rendendo disponibile, anche per mobile, il gioco in versione gratuita.

Ma non sempre le cose sono andate nel verso giusto, come negli esempi citati sopra: un recente studio di Adjust ha rivelato infatti che nel mese di giugno appena passato, ben l'80% delle applicazioni presenti su App Store erano “zombie apps” vale a dire applicazioni con scarsa o nulla attenzione da parte degli utenti. App dimenticate quindi, che quasi nessuno scarica più, che in termini assoluti sono oltre 950.000, su 1,2 milioni presenti su App Store.

Non è insomma un fenomeno trascurabile, tanto più se pensiamo che secondo lo stesso report il trend è in crescita: se adesso le zombie app sono l'80% del totale, a dicembre 2013 erano il 75% ed un anno fa, nel giugno del 2013, erano “solo” il 70%. Insomma, dopo sei anni di successo, App Store si trova di fronte ad una sfida, quella delle zombie app, che forse condurrà a qualche importante innovazione. Innovazione che si rende necessaria per la sostenibilità dello store: per gli sviluppatori diventa infatti sempre più difficile emergere nell'oceano di applicazioni attualmente disponibili. Ma chissà, fra un anno, quando festeggeremo il settimo compleanno di App Store, non ci saranno più zombie nel più grande mercato globale di applicazioni mobile.



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