Regia criminale dietro i roghi. A chi fa comodo la crisi degli impianti del ciclo rifiuti?
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Dietro i roghi, compreso quello di Casalduni, si fa avanti l‘ipotesi di una regia criminale. A chi fa comodo? Nel frattempo tra inchieste e domande è già emergenza.
“L’ipotesi di una matrice comune per i roghi negli impianti dei rifiuti, si trasforma via via in certezza”. Lo ha scritto il Comitato Don Peppe Diana a poche ore dal rogo che ha interessato l’impianto di trattamento rifiuti di Santa Maria Capua Vetere. L’ultimo di una scia infinita di roghi che hanno interessato Marcianise, Battipaglia, San Vitaliano, Caivano e anche Casalduni. Un incendio, quello dell’impianto di Santa Maria Capua Vetere che potrebbe mettere a serio rischio anche il ciclo dei rifiuti nel territorio sannita: infatti il sito di Santa Maria era stato aperto ad accogliere anche parte dei rifiuti provenienti dalla provincia di Benevento dopo il rogo di agosto.
“Una matrice comune”, dicevamo, ma messa in piedi da chi? E soprattutto perché? Probabilmente da criminali, da coloro che fanno affari con i rifiuti e non hanno alcuna voglia di veder funzionare un sistema, quello della raccolta differenziata, del riciclo e dunque la chiusura del ciclo integrato dei rifiuti o perché no, far lievitare o diminuire il loro costo nel caso si tratti di rifiuti industriali. È vero, non ci sono elementi tali da collegare quanto stia accadendo – e non solo in Campania – con la camorra ma si fa sempre più palese la presenza di una regia occulta dietro questi roghi.
Perché? In questo caso, potrebbero esserci utili parole come “interessi” e “emergenza”. Parole che non hanno nulla in comune ma, aprono spiragli giganteschi per la gestione del fenomeno rifiuti in una terra che da tempo è tormentata da “strategie della tensione” e annerita dal fumo dei roghi. Perché nell’emergenza i processi non si risolvono, si gestiscono, e nel gestirli si fanno affari.
Un percorso criminale che mette a rischio un sistema, un comparto lavorativo. Infatti, il ciclo è in capo alla Provincia e di conseguenza (tornando al Sannio) alla Samte, la società in house, che lo gestisce e che sul piano finanziario (non solo per il rogo ma anche per il mancato pagamento delle spettanze da parte dei comuni) non vive un periodo brillantissimo. Oltre a loro l’ATO Rifiuti, che ha visto solo lo scorso settembre l’elezione di Pasquale Iacovella, sindaco di Casalduni, e che dopo un anno di stallo sta finalmente per iniziare a partire. Proprio Iacovella è ora destinato a costruire il futuro, che passa in maniera imprescindibile dal ripristino dell’impianto che è stato dissequestrato solo la settimana scorsa e nel quale sono ancora serbati una grande quantità di rifiuti. Su questo episodio, ma anche su altri, ci sono le inchieste delle Procure da Napoli Nord a Santa Maria a Benevento.
Nel frattempo, a Santa Maria, il Governo che annuncia Consiglio dei Ministri e visite – il ministro dell’Ambiente Costa si è già recato sul posto – ma anche l’invio dell’esercito e le parole dello stesso ministro lasciano se non pensare, tanti dubbi: “siamo sotto attacco”.
La guerra dei rifiuti, negli ultimi vent’anni ha lasciato una scia di morte interminabile e probabilmente non sarà l’esercito, un Consiglio dei Ministri o gli annunci a fermarla. C’è bisogno di agire, di farlo in fretta, c’è bisogno di dare risposte concrete alla popolazione che non può vivere nuovi drammi e non reggerebbe ancora una situazione emergenziale. C’è da porre un freno alla gestione illecita dei rifiuti, c’è da ridare dignità ad un intero territorio, Ci sono di mezzo due diritti: quello alla salute e quello alla vita. C’è di mezzo la dignità.
M.P.