O ssaje comme fa o core. Ad un anno dalla morte di Pino Daniele

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Pino DanielePino Daniele

Il malore, la corsa verso il Sant’Eugenio di Roma, la morte. È il riassunto delle ultime ore di vita di Pino Daniele, voce di Napoli che con le sue canzoni ha incantato e saputo raccontare non solo la sua città ma anche la vita ed i sentimenti che in essa palpitano.

Erano le 22.45 del 4 gennaio 2015, quando Pino Daniele viene dichiarato morto. Poche sere prima, Pino, era stato ospite del programma Rai L’anno che verrà, che ormai da anni accompagna gli italiani nel countdown che precede la mezzanotte e l’arrivo del nuovo anno.

La notizia corre via veloce, le agenzie battono senza freni ed un Paese intero si commuove. I 100mila di Piazza Plebiscito riunitisi per cantare quelle che per molti sono state vere e proprie colonne sonore di una vita, lì nella stessa piazza che molti anni prima aveva abbracciato Pino in un mega-concerto da oltre 200mila persone ed una band stellare.

Quel giorno, nel capoluogo campano, patria di Pino, la gente è angosciata. Nei vicoli del centro storico c’è chi piange, chi si aggrappa ai ricordi. Va via un pezzo di Napoli, un mostro sacro al pari di De Filippo, Totò, Troisi, Maradona. Una carriera quella di Pino Daniele, costellata oltre che dai successi anche dalle tante collaborazioni da Wayne Shorter a Richie Havens a Gato Barbieri, Benson, Chick Corea, l’elenco è lunghissimo.

Prima i New Jet poi l’incontro con Zurzolo, Avitabile, Jermano. L’approdo ai Napoli Centrale guidati da James Senese, le sperienze dell’apertura dei concerti di Bob Marley, Santana, Dylan a Milano.



L’amicizia con Troisi, le colonne sonore di film memorabili come Ricomincio da Tre, Le vie del Signore sono finite e “Quando” di Pensavo fosse amore ed invece era un calesse, senza dimenticare poi che le sue canzoni sono diventate negli anni anche la colonna sonora dei film di Nanni Loy, Marco Risi, Francesco Rosi.

In tutto sono stati 45 gli album pubblicati da Pino, da Terra Mia dove già immortala canzoni senza tempo come Napul’è, Na tazzulell e cafè e poi ancora Quanno Chiove, Alleria, Je so pazzo, Donna Cuncetta, O scarrafone,. Il racconto di stati d’animo, il grido ribellione di un popolo, il sacro che si mescola con le credenze popolari e scaramantiche. Pino è il tessuto sociale di una Napoli che continua a rinnovarsi senza perdere le proprie radici. 

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Michele Palmieri



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