Cimiteriol, il corto sociale realizzato con i ragazzi IPM di Airola al PAN di Napoli il 23 marzo

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Il Palazzo delle Arti di Napoli (PAN) ospiterà la prima assoluta di Cimiterìol. Lunedì 23 marzo, alle 10, l’esordio ufficiale del cortometraggio realizzato con i ragazzi ospiti dell'Istituto Penale Minorile di Airola e l'Associazione Teatrale I Refrattari, per la regia di Vincenza Di Caprio. Tratto dall'atto unico di Tato Russo e interamente realizzato nel cimitero di Forchia (a tal proposito si ringrazia il sindaco Margherita Giordano e l'Amministrazione Comunale della cittadina caudina), il film, surreale e grottesco, a tratti felliniano e dalle evocative atmosfere gotiche, si connota per l’impronta sociale. Al centro del racconto cinematografico infatti, attraverso il quale lo spettatore è traghettato dalla figura emblematica della Luna, c’è la denuncia del traffico di organi.
La regia e la sceneggiatura sono di Vincenza Di Caprio, regista teatrale e cinematografica sannita, che da anni lavora nel carcere minorile airolano. Ad affiancarla, le professionalità dell’aiuto regia Loris Arduino; del direttore della fotografia Gianni Luciano; di Maurizio D’Apruzzo, che ha curato il montaggio. Le musiche originali sono invece di Carmine Giordano. E ancora, la scenografia è stata curata da Pio Mandato e Angela Del Vecchio; i costumi dall’Atelier Formichella e il trucco parrucco da Maria Sorvino.
Il cortometraggio ha avuto il patrocinio morale del Comune di Napoli, per cui un ringraziamento va ad Alessandra Clemente Assessore ai Giovani e Politiche Giovanili Creatività e Innovazione, Carmen Lombardi, Rossella Cusani e Maria Piscitelli.
“La progettazione educativa di quest'anno – ha dichiarato il Direttore Reggente Istituto Penale Minorile di Airola, Antonio Di Lauro - verte attorno a un concetto fondamentale, obiettivo della nostra proposta educativa: il sogno. Nessuno, a qualsiasi età, può permettersi di non sognare, il sogno è collegato alla speranza e alla vita. A volte i nostri ragazzi arrivano senza la capacità di sognare, ragazzi spenti proprio perché si è spenta in loro la speranza. Noi abbiamo il compito, con le nostre azioni e proposte educative, di riaccendere in loro la speranza, una luce che li aiuti a credere nel futuro. Il progetto rappresenta proprio questo: far riaccendere in loro il sogno, la fiducia nelle proprie capacità. Ciò non significa che debbano diventare degli attori, ma soltanto riacquistare la capacità di sognare, perché se ci si riappropria di questa capacità, non importa se un sogno si realizzi o meno, perché di fronte a un sogno che non si concretizza, c'è un altro "sogno da sognare". L'argomento del film poi, rappresenta anch’esso una spinta alla riflessione sulla sacralità della morte, e quindi della vita, quella sacralità che si perde quando non si ha più la capacità di sognare”.
Rosa Vieni, coordinatore Area Tecnica Istituto Penale Minorile di Airola, ha aggiunto che “La portata pedagogica dell’esperienza che io e i ragazzi abbiamo vissuto, rappresenta, da un punto di vista sociologico, l’aspetto trattamentale più significativo, e ha arricchito il mio bagaglio personale e professionale. Dal punto di vista relazionale, essere “osservatrice partecipante” di questo lavoro artistico, mi ha permesso di vivere dal “di dentro” le varie fasi preparatorie del cortometraggio e della sua tessitura. E’ stato semplice, in questo modo, accedere e codificare i vari momenti esperienziali vissuti dai ragazzi, collocarli nello spazio significativo più ampio della costruzione dell’opera teatrale di Tato Russo, una tematica non semplice: il traffico degli organi. I ragazzi protagonisti del cortometraggio, si sono cimentati, con non poche difficoltà, ad affrontare quindi, un genere fuori dalla loro portata immaginaria e culturale, che tuttavia, porta in sé, i segni dei problemi strettamente legati alla realtà e al sociale. Il risultato ottenuto, la naturalità dei ragazzi, una volta entrati nello spirito autentico della storia, con l’uso di tecniche che richiamano i lavori di Kubrick e atmosfere Felliniane, è evidente agli occhi dello spettatore. Il corto è di alto valore artistico e culturale. I ragazzi, pur vestendo i loro panni, sono collocati in uno spazio - temporale lontano dagli schemi sclerotici delle rappresentazioni cinematografiche, dove, non si concede il giusto spazio ad analisi attraverso chiavi di lettura psicologica, di tematiche “forti” che aprono finestre di riflessioni sull’inconscio individuale e collettivo. La nostra epoca è assuefatta a immagini stereotipate, e a racconti dove viene trascurata l’importanza dei linguaggi surreali e paradossali per far emergere vissuti, dare messaggi, convogliare l’attenzione sui problemi importanti”.
Le riprese, effettuate negli ultimi mesi dello scorso anno, sono state realizzate nella location caudina del cimitero di Forchia.



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