Sul Benevento fiumi di inchiostro che urtano i tifosi, ma Vigorito rassicura: "Resteremo in A"
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Vigorito dalle colonne de La Stampa rassicura sul futuro, nel frattempo arriva la decima sconfitta ma bisogna crederci.
Le parole sul Benevento in questo momento si sprecano. E pensare che tutti, proprio tutti, solo qualche mese fa avevano osannato l’impresa degli stregoni. Certo, il ruolino di marcia dei sanniti è stato ‘poco incoraggiante’ 10 sconfitte su 10 in serie A. Peggio aveva fatto solo il Venezia nel dopoguerra: campionato 49-50 con 8 sconfitte consecutive.
Sul Benevento si è scatenata però una nuova ‘alluvione’ ma questa volta a strabordare è un fiume d’inchiostro non di certo il Calore. Tutti sono lì pronti a ricordare il nuovo record ‘negativo’. Viene da pensare che fossero tutti appostati dietro l’angolo, pronti a colpire. Eppure, sempre in pochi sanno che il record è negativo solo per il massimo campionato italiano ma non per l’Europa, sia chiaro, dove questo primato spetterebbe, salvo smentite, al Grenoble nella stagione 2009-2010 (11 sconfitte su 11 in Ligue 1). Non solo. C’è chi attacca la squadra perché magari non digerisce il ‘personaggio’ Vigorito. Chi magari attacca il Benevento perché la città è governata da Mastella. Un banale sillogismo. E c’è chi poi ricollega la crisi della squadra alle condizioni socio-economiche del territorio come se i risultati di una squadra di calcio (che per carità ha evidenti limiti) fosse dettata dai dati Istat e non dalla voglia e dalla abnegazione che ogni calciatore mette in campo. Come a dire: ‘basta ca dicimm coccos’.
Tutto questo fiume di parole, urta non poco i tifosi che da qualche tempo sembrano essere diventati il bersaglio preferito degli sfottò o addirittura dei termini di paragone. C’è chi però a tutto questo non ci sta, ed è patron Vigorito che sulle colonne de La Stampa non le manda certo a dire: «Con la serie A Benevento ha fatto bingo. Eppure sento che qualcuno recita il de profundis quando dovrebbe tenere accesa la fiamma. Chi recita il de profundis. O quelli come il presidente del Napoli, De Laurentiis, che parlando di noi fa lo spiritoso e invece dovrebbe farsi i cavoli suoi. E poi le do una notizia: noi restiamo in A. Si figuri se mollo».
Insomma: Vigorito non solo non molla, ma crede nella permanenza in A dei sanniti e non potrebbe essere altrimenti. Ma siccome il calcio è di tutti e tutti ne parlano, è lecito anche esprimere qualche critica sul modo in cui è stata gestita la promozione, o la campagna acquisti ed il conseguente allestimento di una squadra non proprio all’altezza. La Serie A però non perdona, probabilmente è arrivata troppo presto, ma non per questo bisognava farsi trovare impreparati. Per accorgersi però degli errori e ravvedersi non è mai troppo tardi. La rivoluzione è dunque incominciata nelle scorse ore con gli addii in concomitanza del tecnico della ‘storia’ Marco Baroni e del ds Salvatore Di Somma. Le loro ‘teste’ erano già da tempo state richieste dai tifosi. Giusto Così. Tifosi che anche se scoraggiati ci credono. Forse non a tutti è andata giù la scelta del nuovo tecnico (De Zerbi) per le antiche ruggini nate ai tempi di Foggia e lo striscione affisso qualche ora fa contro l’ex trainer dei satanelli e del Palermo va condannato, ma quei tifosi a Cagliari c'erano e ci saranno e continueranno sostenere il Benevento fino al 95mo.
Già, perché se tutti parlano delle sconfitte solo qualcuno, invece, si è accorto che nonostante tutto anche i tifosi del Benevento non mollano. Saltavano e cantavano a Cesena lo scorso anno quando tutto sembrava perduto, lo facevano al San Paolo nonostante i sei goal subiti e continueranno a farlo. A loro, ai tifosi, importa anche il destino della loro terra che per primi con vanghe e stivali hanno ripulito dal fango di quei giorni drammatici di ottobre, importa e come, ma non è colpa loro se alla fine – almeno per ora – saranno solo 3 le grandi aziende che riceveranno i fondi post alluvione (Rummo e Metalplex avranno 3 milioni e mezzo di euro e Car Segnaletica stradale 3 tre milioni) e le altre dovranno ancora aspettare. Importano e come i ritardi della politica, i pochi segnali di ripresa, l’assenza di servizi, i disagi per i pendolari, il raddoppio della Telesina. Essere consapevoli di questo non è una colpa, ma di certo il ritardo non è imputabile al Benevento o a chi tifa Benevento.
Eppure, nei giorni dell’alluvione sono stati proprio i tifosi i primi a fare squadra, insieme a loro cittadini, studenti e associazioni, a catalizzare la rabbia in lavoro, a riprendersi il presente: a partorire il miracolo.
Forse, ognuno dovrebbe tornare a svolgere con ‘passione’ i propri compiti. Tornare a fare squadra con le proprie competenze e lasciare che a trasmettere passione ai calciatori siano i tifosi, quelli che ci credono e non i fiumi di inchiostro o le parole di opinionisti poco appassionati. Si perde e si vince insieme ed è insieme che bisogna ripartire.
Michele Palmieri