S.Giorgio del Sannio. Ultimo incontro per il 'Caffè Filosofia'

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Nella serata di Venerdì, si è tenuto, presso il Caffè Monet di San Giorgio del Sannio, l’ultimo incontro di “Caffè Filosofia” dell’anno scolastico 2013/2014. L’iniziativa, voluta fermamente da un team di docenti di Filosofia dell’Istituto Superiore “Virgilio”, è giunta alla conclusione di un ciclo di incontri che hanno visti protagonisti, nel corso dell’anno scolastico, docenti, allievi e cittadini comuni del comune sannita, incontro inserito, nella sua ultima realizzazione, all’interno di una serie di manifestazioni che contrassegnano, come è ormai consolidata tradizione degli ultimi anni, l’iniziativa del “Festival della cultura” dell’Istituto Superiore “Virgilio” di San Giorgio del Sannio. Tema dell’ultimo incontro è stato : “L’individuo tra globalizzazione e identità locale”; presenti all’appuntamento il prof. Arturo Martorelli dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, il prof. Mario Rovinello dell’Istituto Campano per la storia della Resistenza “Vera Lombardi” di Napoli e la dirigente del “Virgilio” prof. Marina Mupo. Il convegno, nato dalla volontà di riportare la filosofia tra la gente, fuori dagli spazi accademici di una scuola attraverso il linguaggio spontaneo dei presenti, non ha mancato di rivelare, fin dai primi interventi, il solido legame fra sapere filosofico e la proposizione e l’uso di stili comunicativi e d’insegnamento finalizzati all’utilizzazione di metodi e strumenti didattici innovativi, predisposti appositamente per appassionare ed affascinare i giovani ed avvicinarli al mondo della riflessione filosofica e della formazione. L’intervento di Martorelli si è subito focalizzato sul significato della globalizzazione come effetto dell’evoluzione del concetto di ‘libero mercato’, sulla sua genesi storica, sul valore che ad esso attribuirono i primi economisti della fine del ‘700 e gli inizi dell’800, in modo particolare la sua attenzione si è soffermata sul pensiero di Adam Smith. Particolare attenzione è stata da lui posta poi sul significato e sulle ricadute del cosi detto NAFTA o Accordo nordamericano per il libero scambio, voluto dal Presidente Clinton, Canada e Messico, che stabiliva l’immediata eliminazione di dazi doganali su metà dei prodotti statunitensi diretti verso Messico e Canada e la graduale eliminazione di altri diritti doganali durante un periodo di circa 15 anni. Il trattato sembrò aprire la strada alla diffusione non solo del sistema del libero mercato, ma anche della diffusione del benessere e del rispetto dei bisogni delle persone. In realtà, ha sostenuto Martorelli, esso non fu altro che il primo passo verso il trasferimento della ricchezza dalle zone povere del Messico verso Canada e Stati Uniti, secondo un modello economico che si sarebbe ben presto fatto strada in tutte le economie occidentali. Anche la nascita dell’Unione Europea sembrò promettere, fin dall’inizio, benessere ed attenzione verso i cittadini dell’Unione, ma tali propositi furono presto superati dai semplici vincoli economici su cui l’Unione stessa era nata, vincoli che ancora oggi sono alla base di essa. Iniziative ed istituzioni queste che sembravano rappresentare, accanto al libero scambio e al libero commercio, la premessa ad altre libertà, come quella dello sviluppo del lavoro sul modello di paesi garantisti del lavoro stesso. Paradossalmente dunque, la globalizzazione ha finito col creare invece, aree di disuguaglianza, paesi con diritti garantiti ed altri senza diritti nei quali si cerca ora di delocalizzare il lavoro al fine di soddisfare la legge del profitto. Obbligatorio per Martorelli il richiamo al pensiero di Antonio Genovesi, illuminato scrittore, filosofo ed economista della Napoli del ‘700, e alla sua ricerca, con studi ed esperimenti, della “pubblica felicità”, visione illuminista che vedeva nel liberismo il mezzo per restituire all’individuo il suo diritto al pensiero. Un giovane presente ricorda al relatore ed agli astanti, il contributo della globalizzazione nella modifica inevitabile dei nostri stili di vita, condividendo la condanna della logica del profitto a discapito delle categorie più deboli, ma ritenendo impossibile contrapporsi ad essa. Gli risponde un’allieva presente che rivendica, per ciascuno, alla maniera nietzschiana, il diritto di scelta della propria vita e dunque anche il rifiuto di modelli economici non condivisibili. All’osservazione di una docente animatrice del progetto che ricorda che la globalizzazione è stato anche il mezzo di diffusione del concetto del diritto, Martorelli ricorda come la visione keynesiana dell’intervento dello stato nella visione economica e sociale e nella successiva nascita del welfare state, sia stata in fondo tradita dalla nascita di uno stato che pensa solo al deficit economico, in barba a diritti e bisogni del cittadino. Se la cultura ci libera, afferma la Mupo ed essa è sempre più globalizzata, perché, sia nella scuola che fuori, ci sono ancora tanti che non sanno esercitare i propri diritti? In merito Rovinello ricorda che è responsabilità della scuola educare all’esercizio del diritto attraverso laboratori di riflessione come quello realizzato dai docenti del “Virgilio” negli spazi informali di un caffè, di stampo quasi settecentesco, ma di effetto dirompente sul piano della presa di coscienza di sé.
Eusapia Tarricone





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