Nel nostro mercato del lavoro italiano, esiste un enigma apparentemente inspiegabile: mentre quasi due milioni di persone sono alla ricerca di un impiego, un milione di posti di lavoro rimangono inoccupati.
Questo contrasto sconcertante è stato messo in evidenza da uno studio condotto dall'Ufficio Studi della CGIA di Mestre. Se i dati ufficiali indicano che in Italia ci sono poco meno di due milioni di disoccupati, di cui 800 mila sono giovani tra i 15 e i 34 anni, il Ministro del Lavoro stima che ci siano un milione di posti di lavoro che le imprese non riescono a riempire. Questo fenomeno, noto da tempo, evidenzia una sfida fondamentale: l'adeguamento tra domanda e offerta di lavoro.
Nonostante gli sforzi delle aziende nel nostro Paese, le persone in cerca di lavoro spesso non possiedono le competenze richieste dalle imprese. Questo divario educativo ed esperienziale è un ostacolo alla piena occupazione e alla crescita economica. Il risultato è che molte famiglie rimangono in una situazione di vulnerabilità economica, mentre le imprese non riescono a soddisfare la domanda, perdendo opportunità di crescita.
Uno studio condotto dall'Unioncamere-Anpal ha identificato le prime 50 figure professionali difficili da trovare sul mercato del lavoro italiano. Tra queste, figurano saldatori ad arco elettrico, medici di medicina generale, ingegneri elettronici/telecomunicazioni, intonacatori, e dirigenti d'azienda. In molti casi, le ricerche per queste figure si trasformano in fallimenti imprenditoriali. Anche meccanici collaudatori, infermieri, ostetriche, tecnici elettronici, tappezzieri e materassai, operai addetti a macchinari per la filatura e bobinatura, saldatori e tagliatori a fiamma, ingegneri elettronici ed elettrotecnici sono difficili da trovare, con la conseguenza che molte posizioni rimangono scoperte.
Renato Mason, il segretario della CGIA, afferma che per affrontare questo problema occorre investire nell'orientamento professionale, educando gli insegnanti, le famiglie e i giovani sulle opportunità di affermarsi come lavoratori autonomi. È essenziale ridare dignità al lavoro manuale, valorizzarlo finanziariamente e sottolineare il valore delle istituzioni professionali e tecniche che preparano i lavoratori del futuro.
Le difficoltà di assunzione sono più che raddoppiate dal 2017 a oggi, passando dal 21,5% al 47,6%. Questa tendenza è destinata a intensificarsi nei prossimi anni, dato il calo della natalità e l'invecchiamento della forza lavoro, che comporteranno la necessità di sostituire un gran numero di lavoratori in procinto di andare in pensione.
Il mercato del lavoro italiano presenta un'importante sfida: come far combaciare la domanda di lavoro con l'offerta, riducendo al contempo il divario tra competenze richieste e competenze disponibili. Solo così potremo creare un futuro più stabile per le famiglie italiane e favorire la crescita delle imprese in tutto il Paese.
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