In occasione del concerto che questa sera si terrà al Teatro Massimo di Benevento, con la direzione del Maestro Gianluca Podio e dell’orchestra Sinfonica del Conservatorio Nicola Sala, un grande della musica si è raccontato a ilQuaderno.it.
Tantissimi sono i ricordi che affollano la mente di Tullio. Alcuni, come quello di Pino Daniele, resteranno per sempre nelle testa del grande percussionista partenopeo: “ Di Pino potrei raccontare tantissimi aneddoti. Uno molto simpatico era quello che puntualmente si ripeteva durante i nostri tour. Erano viaggi lunghissimi e Pino imitava la tombola napoletana, nel senso che si divertiva a dare il significato ad ogni numero. Questa cosa faceva ridere veramente tanto. Pino amava anche giocare molto con i nomi. Ad esempio, a me diceva sempre: 'Non capiscopo, è assurdolo'. Era decisamente un grande".
Così come lo era Rino Zurzolo: "Sono rimasto veramente malissimo per la sua scomparsa. Mi sono anche arrabbiato molto perché della sua malattia non aveva detto nulla a nessuno. Non si era curato volutamente e avevo provato a telefonarlo fino a tre giorni prima della sua scomparsa. Sono rimasto malissimo perché volevo parlare un poco con lui, ma non ne ho avuto l’occasione. L’ultima volta che l’ho visto è stato il 19 marzo per la presentazione del film di Pino Daniele. Non ho mai capito perché scelse di non parlare pur venendo a conoscenza di questa sua malattia. E’ un ricordo che mi ha turbato molto”.
In questi anni la musica è cambiata tanto: “Sicuramente - sostiene Tullio - . Quando suonavamo ci divertivamo, sorridevamo. Era un altro mondo. Oggi la tecnologia ha velocizzato tutto. Dopo un mese, ma anche meno, tutto è già vecchio. E’ una gara a chi fa più note. E’ una corsa continua che non porta da nessuna parte”.
Sull’utilità nel partecipare al Festival di Sanremo, De Piscopo è molto chiaro: “Secondo me – con la massima sincerità – non vale più la pena farlo. Tra dieci giorni tutto sarà finito. Sanremo comporta tante spese in termini di alberghi, ristoranti, viaggi e altre cose. Tutte queste spese non rientrano – a meno che – tu non abbia una canzone in grado di spaccare tutto. A quel punto potresti farci un pensierino”.
Troppi talent sui cantanti e poco spazio ai musicisti. E’ questo, in sostanza, il pensiero di De Piscopo: “ I talent vanno anche bene, ma non tutti. Ancora non ne ho visto uno dedicato allo strumento. Parliamo sempre di cantanti, ma mai di un pianista, di una chitarra o di un sax. Spazio ai musicisti che studiano al conservatorio e fanno tanti sacrifici. Diamo la giusta importanza al basso, alle percussioni, alla batteria. Senza questi strumenti il cantante non può fare nulla”.
Il discorso, poi, cade sulla qualità e l’originalità dei testi delle canzoni: “Tutto questo si è creato perché manca la personalità, il genio, la creatività. Tutto è sempre calcolato. Oggi è così”.
Cosa farà Tullio da grande: “Farò il batterista (ride ndr). Da grande voglio restare con la mia famiglia, i miei nipotini, i miei figli. Voglio restare con loro, vederli crescere e continuare a fare sempre buona musica”.
Qual è il rapporto che De Piscopo ha con la sua Napoli: “Napoli per me è la vita. La nostra personalità l’abbiamo trovata nelle nostre origini, attraverso i vicoli, gli odori, i rumori. Io e Pino abitavamo vicino. Sono tutte cose che ti restano dentro ed io le ho ricondotte sul mio strumento, senza scimmiottare nessuno, come fanno in molti. Tullio rappresenta Napoli e basta. In passato, per offendermi – parliamo degli anni 70 – mi chiamavano Tarantella. Ma non sapevano che la tarantella è sinonimo di cultura e orgoglio”.
“Ai giovani che vogliono veramente imparare, se hanno qualcosa da dire, il consiglio che posso dare è quello di lasciare il loro paesino. Rinunciare allo spaghetto di mamma. Ci vogliono delle rinunce, bisogna andare in giro, seguire la propria stella. Bisogna farsi notare, ma se non ci riesci fermati, grida, fatti sentire”.
Massimo Troisi non era un musicista, ma una delle tante finestre che Napoli ha perso: “Di Massimo porto dentro dei ricordi stupendi. Facevamo parte della stessa agenzia teatrale di Milano, ma sto parlando del 73’ – 74’. Io come batterista e lui con la Smorfia: avevamo tutti gli occhi della tigre, volevamo arrivare. Massimo era troppo gentile, aveva un cuore grande. Ricordo che facemmo un grosso concerto, io con il mio gruppo e James Senese con il suo. Con me c’erano anche Zurzolo e Amoruso. Massimo Troisi venne a trovarci al porto di Viareggio e successivamente ci ospitò nel giardino dell’albergo dove si trovava per cenare tutti insieme”.
La musica - spesso – comporta anche tante rinunce: “Diciamo che nella musica tutti mi devono qualcosa. La musica mi ha portato tante rinunce, ma ve bene così perché mi ha fornito anche molte risposte. Le domande che mi ero posto da bambino hanno avute risposta”.
Qui i ricordi prendono il sopravvento: “ Ho suonato con i più grandi musicisti del mondo. Cosa posso volere di più. Ho suonato con Pino Daniele. Ho dormito abbracciato a lui, nella stessa stanza. Gli accarezzavo i capelli e lui mi diceva: “ Tu non lo sai, ma hai le mani d’oro’. Questa cosa mi emozionava ogni volta perché me la disse mia madre”.
Dulcis in fundo - questa sera ci sarà il grande concerto in dedica a Pino Daniele: “ Faremo questo grande concerto al Teatro Massimo di Benevento, con l’Orchestra Sinfonica del conservatorio. Gli arrangiamenti e la direzione sono curati dal Mestro Gianluca Podio, da tanti anni con noi e Pino Daniele. Sarà una serata all’insegna della vera musica. Non ci saranno cantanti, ma ascolteremo quanto erano grandi le melodie di Pino Daniele. Vi aspetto tutti”.
Claudio Donato
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