Il maggiore incremento del consumo di suolo tra il 2016 e il 2017 in ettari, spetta a Benevento, quello procapite (m2/abitanti) a Puglianello.
Il Sole 24Ore ha analizzato i dati del nuovo rapporto sul rischio idrogeologico dell’istituto per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA). Secondo il quotidiano milanese le ricerche effettuate dall’ISPRA sono suddivise in tre macro categorie che determinano lo stesso grado di pericolosità: “scarsamente probabili”, “poco frequenti”, “più frequenti”. Va ricordato, che i dati ISPRA si concertano proprio su queste ultime aree ma attenzione va posta anche nelle aree dove le alluvioni possono essere “poco frequenti” ma allo stesso tempo possono avvenire.
Citando il rapporto, Il Sole 24Ore ricorda: “le aree a pericolosità idraulica elevata in Italia risultano pari a 12.405 chilometri quadrati, le aree a pericolosità media ammontano a 25.398 chilometri quadrati, quelle a pericolosità bassa (scenario massimo atteso) a 32.961 chilometri quadrati. Le regioni con i valori più elevati di superficie a pericolosità idraulica media, sulla base dei dati forniti dalle Autorità di Bacino Distrettuali, risultano essere Emilia-Romagna, Toscana, Lombardia, Piemonte e Veneto”.
Secondo Sole 24Ore, inoltre, analizzando sempre il rapporto affiora che: “Dal confronto con il 2015 emerge un incremento dell’1,5% della superficie a pericolosità idraulica elevata, del 4% della superficie a pericolosità media e del 2,5% della superficie a pericolosità bassa”.
Il lavoro fatto da Il Sole 24Ore non si ferma qui. Anzi, mette insieme i dati con quelli del suolo per capire: “quanto intensa è stata l’azione umana di copertura del terreno con costruzioni artificiali”. Andando a guardare il rapporto, inoltre, l’ISPRA fa notare che: “nel 2017 è a rischio il 91% dei comuni italiani (88% nel 2015) ed oltre 3 milioni di nuclei familiari risiedono in queste aree ad alta vulnerabilità”. Per giunta, dal 2015 la superficie potenzialmente soggetta a frane è aumentata del +2,9% rispetto al 2015 e “quella potenzialmente allagabile nello scenario medio” del +4%. In soldoni: “il 16,6% del territorio nazionale è mappato nelle classi a maggiore pericolosità per frane e alluvioni (50 mila km2) mentre il 4% degli edifici italiani (oltre 550 mila) “si trova in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata e più del 9% (oltre 1 milione) in zone alluvionabili nello scenario medio”.
Dunque, per l’ISPRA, sono complessivamente: “oltre 7 milioni le persone che risiedono nei territori vulnerabili; oltre 1 milione vive in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata (PAI - Piani di Assetto Idrogeologico) e più di 6 in zone a pericolosità idraulica nello scenario medio (ovvero alluvionabili per eventi che si verificano in media ogni 100-200 anni). I valori più elevati di popolazione a rischio si trovano in Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Lombardia, Veneto e Liguria”. In Campania, così come in altre regioni, il 100% dei comuni ha consumato suolo a rischio. La Campania appare anche tra le regioni in cui, dal 2012, “l’uso di suolo a rischio idraulico è cresciuto di più”.
In provincia di Benevento, tra i comuni in cui è stato consumato la percentuale più alta di suolo alto rischio franoso – dal 2012 al 2017 – ci sono: Molinara +22%, Montefalcone di Val Fortore +11%, Castelpoto +8%, Pietraroja +5%, Castelpagano +2%, Castelfranco in Miscano +1%. Scrutando il dato in ettari, si scorge il +1.1 di Morcone, il +0.6 di Solopaca, +0.4 di Cusano Mutri, +0.3 di Molinara e Pietraroja, +0.2 di Montesarchio e Paupisi. Per quanto riguarda il suolo consumato ed a rischio alluvione c’è il 19% di Montesarchio, il 6% di Morcone, Ceppaloni, Moiano e Reino, il 7% di Paupisi e Bucciano, il 16% di San Nicola Manfredi, l’8% di Apice, il 10% di Airola, il 33% di Arpaia ed il 32% di Forchia, In totale, secondo i dati ISPRA il totale dei Km2 consumati in provincia è pari a 146 con un incremento di 41 ettari. Il maggiore incremento del consumo di suolo tra il 2016 e il 2017 in ettari, spetta a Benevento, quello procapite (m2/abitanti) a Puglianello.
A rischio, anche le industrie e i servizi che secondo l’ISPRA sono circa 83mila quelli: “posizionati in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata sono quasi con oltre 217 mila addetti esposti a rischio”. Dove si trova il numero maggiore di edifici a rischio ?: “Campania, Toscana, Emilia-Romagna e Lazio”.
Rispetto al pericolo inondazione medio, sono invece oltre 600mila le “unità locali di impresa (12,4% del totale) con oltre 2 milioni di addetti ai lavori dove il rischio è maggiore”. A rischio, secondo ISPRA, anche il patrimonio culturale italiano: in aree franabili ci sarebbero quasi 38 mila beni culturali, dei quali “oltre 11 mila ubicati in zone a pericolosità da frana elevata e molto elevata”, 40 mila i monumenti “a rischio inondazione nello scenario a scarsa probabilità di accadimento o relativo a eventi estremi”, 31 mila si trovano in zone “potenzialmente allagabili anche nello scenario a media probabilità”. I possibili danni, in questo caso, sarebbero inestimabili.
M.P.
:: Questo articolo è stato stampato dal quotidiano online ilQuaderno.it ed è disponibile al seguente indirizzo:
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