La prevenzione delle azzardopatie e la cultura della legalità.
Nell’ambito della manifestazione “3 giorni per la Scuola – Steam 2018”, tenutasi alla Città della Scienza di Napoli, si è affrontato anche il problema della diffusione delle azzardopatie e dei metodi per combatterle. L’incontro si è tenuto mercoledì 10 ottobre, alle 12:00, nella Sala Saffo. Vi hanno preso parte Fabio Giuliani, referente regionale di Libera Campania, Elvira Zappale, dell’Università di Salerno, Anna Rita Franco, del Liceo da Procida di Salerno, e Antonietta Ciccopiedi, del Liceo Guacci di Benevento.
Partendo dalla nuova parola adottata, che dovrà sostituire l’improprio “ludopatia”, il termine “azzardopatia” sottolinea che da combattere non è l’istituto del gioco, ma più specificamente quelli che sono considerati di azzardo. Si tratta di quei giochi che danno dipendenza per l’eccessivo coinvolgimento eccitativo di chi vi partecipa, al punto da diventare una vera e propria droga. Del resto, la lotta ai giochi d’azzardo ha origini antiche, visto che già nei secoli passati sono state emanate numerose leggi per vietarlo. Ciò testimonia che, come già nel passato, la dipendenza dall’azzardo conduce sempre alla rovina, e non solo economica, perché il giocatore non smetterà mai, se non quando non avrà più niente da giocarsi.
Per prevenire un fenomeno che tende ad ampliarsi, anche per le incerte e precarie condizioni socio-economiche, vissute soprattutto dagli strati più deboli della società, è scesa in campo da tempo l’Associazione Libera, soprattutto perché l’azzardopatia finisce quasi sempre per intersecarsi con aspetti malavitosi, quali le scommesse clandestine o l’usura. Da ciò, il passo successivo, che è stato coinvolgere scuole e università, per porre almeno un argine culturale alla diffusione del fenomeno. Del resto è proprio la matematica a dimostrare che quello dell’azzardo è un gioco nel quale si può solo perdere. E ciò è stato ampiamente descritto dal materiale didattico anti usura, preparato in collaborazione con Massimo Squillante, Maria Grazia Oliveri e Gerarda Fattoruso del Dipartimento di Diritto, Economia, Management e Metodi Quantitativi, dell’Università degli Studi del Sannio.
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