Savastano è quel cantante neomelodico beneventano capace d’unire i synth ai gorgheggi e di spopolare sul web grazie ad un brano “una canzone indie”.
Enzo Savastano, non esiste. Eppure i suoi occhiali da sole dicono il contrario. Una figura versatile, pigra, passionale e delicata. Nell’aprile di due anni fa, Savastano divenne un fenomeno social capace di stravolgere il modo di vedere e ascoltare lo sconfinato mondo “indie” e si guadagnò l’attenzione de Il Fatto Quotidiano e Corriere del Mezzogiorno. Savastano è quel cantante neomelodico beneventano capace d’unire i synth ai gorgheggi e di spopolare sul web grazie ad un brano “una canzone indie”.
Savastano è l’italiano medio che si incarna nel neomelodico e integra la realtà col surreale, il vero con la fantasia, il concreto con l’astratto. È una specie di dio di una religione tutta sua, che si ispira ai padri fondatori del gorgheggio di borgata e ne stravolge le intenzioni, vestendo di ironia tutti i generi musicali che hanno la sfortuna di imbattersi sul suo cammino di conversione.
Così “Reggae Neomelodico” fonde le sonorità giamaicane con i luoghi comuni di cui si impregnano i centri sociali. “Una canzone indie” si prende gioco dell’universo di locali scuri e fumosi in cui la musica indipendente sopravvive alle intemperie del mainstream, e “Le mogli dei cantanti famosi” immagina la vita sacrificata di chi ha deciso di dedicare la propria esistenza ad un partner troppo impegnato sui palchi per occuparsi di lavatrici e spesa. Savastano affronta questi e altri temi con l’umorismo raffinato della volgarità dichiarata che, rasentando l’imperfezione, diviene accessibile a tutti. E affascina, ammalia, coinvolge.
“Io sono con voi”, deve titolo e grafica al catechismo cattolico, tunnel infantile attraversato da più di una generazione, quale preludio alla comunione. Senza porsi il problema di risultare presuntuoso, Enzo inaugura questa catechesi dividendo l’album in due distinti momenti, l’Antico Testamento, in cui arrangiamenti e testi soffrono la precarietà degli esordi, e il Nuovo Testamento, palesemente più strutturato e preciso. Al di là della cronologica distinzione, la suddivisione esprime le due anime di Savastano. La prima spartana e diretta, destinata ad affrontare la quotidianità con schiettezza; la seconda assai più ripulita, in cui vige l’attitudine dello chansonnier ad occuparsi dei grandi temi umani, come lo sterminio di dignità avvenuto nel corso degli anni ’90.
BIOGRAFIA
Enzo Savastano nasce nel 2012 dalla inutile esigenza di Antonio De Luca e Valerio Vestoso di dar vita ad un cantante fantasma che si arrogasse il diritto alla neomelodia e lo declinasse sui vari generi musicali, dal reggae, al pop, al funky, e che pontificasse sulla sua pagina social mischiando gli aneddoti di un passato mai vissuto all’attualità di un presente invivibile. Ne è derivato un mostro, un minotauro in cui molti si riconoscono, a svantaggio della propria reputazione. Questa tendenza a bazzicare l’alto e il basso, il sacro e il profano della musica, l’ha portato ad incontrare la complicità di grandi nomi dell’intrattenimento: da Daniele Sepe a Calcutta, da Stefano Bollani a Brunori Sas, tutti accomunati dalla sacrosanta vocazione a prendersi in giro.
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