Il direttore della Caritas don Domenico Ruggiano: “Abbiamo voluto rendere straordinario ciò che dovrebbe essere ordinario: l’essere a servizio di chi fa più fatica”.
L’energia vocale di Gianluca, l’entusiasmo di Vitalina, il grazie commosso di Maria. Sono loro, insieme a tanti altri, i volti dei protagonisti della Giornata dei Poveri nella Diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti, che ha trovato la sua naturale attuazione nel “Pranzo della Solidarietà” servito dal vescovo Mimmo, dai sacerdoti, da alcuni sindaci e da altri volontari presso l’Unità operativa di Salute Mentale SIR di Bucciano, oltre naturalmente al fondamentale ed indispensabile aiuto dei medici e degli infermieri della struttura sanitaria. “Siamo naturalmente molto felici – ha dichiarato il dirigente responsabile dr. Paolo Cavalli – che sia stato organizzato questo momento diocesano nella nostra struttura. La possibilità di trascorrere una giornata insieme tra <<poveri>> è diventata oggigiorno un’autentica necessità per poter incontrare e condividere insieme le difficoltà di ognuno di noi nella vita quotidiana”. Ed è proprio in quelle fragilità che possiamo, anzitutto, guardare in faccia le nostre, dandole del tu, piangendo, urlando, riconoscendo la nostra povertà, i nostri limiti e le nostre impotenze e attraversandole. Perché ci sono le povertà visibili di chi non arriva alla fine del mese e di chi ha perso il lavoro dalla sera alla mattina, stroncato dalla crisi, dal precariato o da problemi familiari e ci sono le povertà invisibili, quelle fragilità che possono spezzarti nella tua dignità ed individualità di essere umano. Dolore, emarginazione, soprusi, violenze, torture, prigionie e guerra, privazione della libertà e della dignità, ignoranza e analfabetismo, emergenza sanitaria e mancanza di lavoro, tratta e schiavitù, esilio e miseria: sono questi i tanti volti della povertà. “Quando parliamo degli ospiti di questa struttura – ci racconta Enza Riccio, un operatrice dell’Unità Operativa di Bucciano – non dobbiamo pensare al fatto che noi operatori diamo qualcosa a loro. Ma sono loro a dare molto a noi. Da loro riceviamo tanta ricchezza a partire, per esempio, da un semplice loro sorriso di pomeriggio dopo una mattinata infernale. La verità è che siamo tutti dei poveri spirituali. E, quindi, una giornata di confronto tra le varie povertà di ognuno di noi è un grande arricchimento per il nostro cammino. “A volte – prosegue – si è poveri inconsapevolmente. Ecco perché ha portato una grande gioia e un’intensa emozione vivere questa giornata. Con l’augurio che possano ripetersene altre sempre più spesso”.
I Talenti degli ultimi
La giornata era iniziata con la celebrazione della messa presieduta dal vescovo Mimmo presso la chiesa parrocchiale di Bucciano, il quale aveva iniziato la sua riflessione tornando ai talenti di cui ognuno di noi è portatore. “Il talento di ognuno di noi ha il diritto di crescere e di esistere. Quel talento è un dono d’amore che Dio ha fatto per ognuno di noi. Chi si prende cura dell’altro scopre il talento che ognuno di noi si porta dentro. E’ questo il sogno di Dio, quello di non fermarti alla tua difficoltà, alla tua fragilità, ma di valorizzare il tuo talento. Perché – ha continuato don Mimmo – quella tua fragilità non è un problema solo tuo. Ma deve diventare per ognuno di noi provocazione, scelta, impegno e condivisione perché la vita dell’altro mi interessa e fa parte della mia. Chi di noi non si sente povero? Chi di noi non sente il bisogno di avere qualcuno accanto? Che lo ascolti, che lo aiuti, che lo protegga nei tanti momenti difficili che la vita ci mette davanti. Chi di noi ogni volta che cade non vorrebbe trovare la forza di rialzarsi attraverso qualcuno accanto che gli tenda una mano? E non è anche questa la carità? Questo è quello che siamo chiamati a costruire. Siamo tutti poveri perché tutti abbiamo bisogno gli uni degli altri. Perché ognuno di noi è dono e segno di speranza per l’altro. Nella vostre storie, nelle vostre ferite, nelle vostre fragilità vedo riflesse la mia storia, le mie ferite e le mie fragilità. I poveri non ti danno solo i loro problemi, ma ti danno la loro speranza, la loro forza, il loro coraggio. E’ proprio questo il significato di questa Giornata che abbiamo voluto celebrare anche a livello diocesano”. Verso la fine dell’omelia, il vescovo dopo aver ringraziato tutti, in particolare i presenti, ha lanciato un forte monito che spiega anche il senso dell’allestire “Il pranzo della solidarietà”. “Che quello di questa Giornata dei Poveri del mettere i “poveri” ai primi posti – avverte don Mimmo – sia solo un segno di quello che accadrà domani e poi dopodomani, e poi ogni giorno in tutte le nostre comunità. Perché ogni giorno sia proprio quello il loro posto nelle nostre chiese, nelle nostre case e in tutti i luoghi che abitiamo. Amate i poveri perché è da loro che viene la salvezza!”. I poveri, dunque, non come semplici destinatari della lieta novella, ma come destinatari e protagonisti.
Avere cura degli invesibili
Contemporaneamente alla celebrazione erano presenti due gazebo de "La Tenda dell'ascolto e della condivisione" presso i mercati di Sant’Agata de’ Goti e di Cerreto Sannita, dove diversi volontari dell’Equipe Caritas, della cooperativa sociale iCare e dell’Azione Cattolica illustravano la lettera di papa Francesco in occasione della I Giornata mondiale dei Poveri, istituita da Papa Francesco al termine del Giubileo della Misericordia, e le iniziative che sta portando avanti nella nostra Diocesi il vescovo Mimmo (nei giorni precedenti erano state allestiti ad Airola e a Telese Terme). Il momento di preghiera e di riflessione sul messaggio del papa a cura dell'Azione Cattolica diocesana a Telese Terme e lo spettacolo teatrale di Angelo Maiello su "Don Milani" a Moiano hanno ulteriormente adornato il ricco calendario di iniziative durante la settimana, promosso dalla Caritas diocesana insieme agli altri Uffici Pastorali. “Per il Pranzo della Solidarietà di domenica abbiamo preferito – esordisce il direttore della Caritas don Domenico Ruggiano – non dare molta rilevanza mediatica alla cosa, ma di darla solo post factum per evitare strumentalizzazioni varie e rischiare involontariamente di ghettizzare, mediaticamente, gli ospiti presenti. Con il pranzo condiviso di domenica scorsa non abbiamo vissuto un qualcosa di straordinario, ma abbiamo voluto rendere straordinario ciò che dovrebbe essere ordinario: la cura degli ultimi, degli indifesi, degli invisibili; l’essere a servizio di chi fa più fatica”. Un gesto, il servizio, che diventa il segno concreto, da ripetere ogni giorno nei luoghi in cui abitiamo e con le persone che incontriamo. E’ Gesù, per primo, ad averci fatto dono di un grande esempio lavando i piedi ai propri discepoli e chiedendoci di seguire il suo esempio. Il servizio come vocazione del “rimanere umani”. Un esempio che ci accompagna ad amare con i fatti. Un esempio volto a farci riscoprire, quotidianamente, proprio l’essenziale della nostra umanità. Composta non da muri da alzare ed allungare, ma da ponti da costruire. Insieme a fratelli da incontrare, ascoltare, accompagnare, abbracciare!
foto: Sabatino Falzarano
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