Si è svolto ieri 30 ottobre, nella Sala Consiliare della Rocca dei Rettori, l’Incontro per discutere sul tema “Il futuro dei musei provinciali”, promosso da Provincia, Regione Campania e Associazione Creso – Cultura e Civiltà.
L’iniziativa era finalizzata a discutere sulle prospettive delle Istituzioni culturali di proprietà delle Province a tre anni dall’approvazione della legge 56 che ha sottratto la gestione della cultura proprio a questi Enti. Il tema ha una rilevanza particolare per il Sannio in quanto la Provincia di Benevento è titolare di una imponente rete museale (nella sola città di Benevento: Museo del Sannio e Chiostro di Santa Sofia, Arcos, Complesso Sant’Ilarioa Port’Aurea, Biblioteca Provinciale, Geobiolab; e poi il Meg di Solopaca ed il Paleolab di Pietraroja). All’incontro hanno preso parte il Questore Bellassai ed il Vioce Prefetto Canale, i consiglieri provinciali Renato Lombardi e Giovanni Campobasso e numerosi sindaci.
“Quello della cultura, per noi, è un argomento importantissimo - ha esordito il presidente della Provincia Claudio Ricci - abbiamo un patrimonio artistico, storico e culturale eccezionale che occorre gestire nel miglior modo possibile. Dopo l'approvazione della legge n. 56 del 2014 (Legge Delrio) che ha ridotto le competenze delle Province e suddiviso le funzioni tra fondamentali e non fondamentali, escludendo la cultura dal novero delle competenze, la Regione ci ha subdelegato la gestione della cultura, dopo circa 18 mesi di interregno e di incertezze, assegnandoci anche delle risorse finanziarie per la rete museale. Grazie al volontariato dei nostri dipendenti e con la collaborazione delle Cooperative e delle Società Sannio Europa siamo riusciti a tenere aperta questa rete e ad attirare sul territorio un gran numero di visitatori. Oggi però noi chiediamo al Governo un nuovo sostegno di risorse finanziarie per tenere aperta questa rete. Noi in questi mesi siamo riusciti a governare una pesante precarietà senza soldi e senza personale. Forse il nostro compito con la legge 56 era quello di accompagnare alla fine le Province, perché era stato immaginato anche un processo di cancellazione delle stesse che sarebbe dovuto avvenire con la riforma costituzionale che il 4 dicembre 2016 il popolo italiano ha però cancellato. Dunque, oggi, si pone il problema di come tenere la barra al centro e di come valorizzare questo nostro patrimonio, però colmando quello che è al momento un vuoto normativo. Siamo orgogliosi di quanto abbiamo fatto in questi mesi per il territorio attraverso la nostra rete museale. Io sono sicuro che il Governo non ci lascerà da soli in questa nostra battaglia soprattutto per i lavoratori che sono impegnati nella gestione di questa rete”.
Per il Sottosegretario Umberto Del Basso De Caro “La situazione paradossale della Provincia di Benevento è di essere proprietaria di un gran numero di immobili di prestigio straordinario, con emergenze eccezionale. Le istituzioni culturali fanno quasi tutte capo alla Provincia: non c'è un museo cittadino, ma solo provinciali, grazie all'opera di insigni studiosi che li vollero; poi a questo patrimonio si sono aggiunti ulteriori immobili altrettanto prestigiosi (Arcos, Villa dei papi, etc.). Sulla gestione di questo immenso patrimonio si è abbattuta la legge Delrio, che era preordinata alla soppressione delle Province da realizzare con una legge costituzionale. Da qui il referendum costituzionale che, però, non è stato approvato dal popolo italiano e dunque siamo tornati al punto di partenza. Le Province segnalano di vivere una condizione di assoluto disastro: come rilanciare in questa condizione le emergenze culturali ed archeologiche, che per noi sono delle autentiche risorse per il nostro stesso sviluppo e per la rinascita del territorio, non avendo il mare? E' necessaria un'opera di manutenzione straordinaria per la salvaguardia fisica di questi beni; ma è necessaria anche sostenere i lavoratori che le tengono aperte e funzionanti. Ebbene, la Provincia di Benevento ha indicato al Ministero dei Beni culturali questa rete tutta insediata in immobili di proprietà: la proposta è quella di giungere ad una Convenzione pluriennale con la Società Ares, che è del Ministero, per gestire questa massa immobiliare insigne. Speriamo di poter anche coinvolgere la imprenditoria privata: anche così si potrà non disperdere il nostro immenso patrimonio che è il tratto identitari del popolo sannita e della nostra civiltà trimillenaria.Questa stessa proposta è stata concretizzata con Pompei e con la Reggia di Caserta. E' anche questo il modo per attrarre visitatori in città”.
“Ci sono tempi molto stretti per mettere in campo iniziative da parte della classe dirigente regionale e provinciale - ha dichiarato dal canto suo il consigliere regionale della Campania Erasmo Mortaruolo - Come Regione siamo già intervenuti per mettere in campo per la via Francigena. Noi abbiamo circa 26 milioni di Euro da mettere in campo, ma noi dobbiamo presentare un paniere di nuove iniziative al Ministero dei Beni culturali. Abbiamo già fatto molto per il turismo religioso con il treno Benevento – Pietrelcina; ma abbiamo molte criticità da affrontare, ma sono favorevole all'intervento dei privati, ma deve essere il pubblico a gestire questo patrimonio”.
Il sottosegretario ai Beni Culturali Antimo Cesaro ha sottolineato che “Ci troviamo in una situazione che impone ancora oggi, nonostante i passi in avanti dal 2009 ad oggi, il tema del rigore della finanza pubblica. Non possiamo lasciarci fuorviare dal clima elettorale. Ci siamo incamminati su una strada che ci ha portato a commettere errori che sono poi venuti alla luce con l'esito referendario. Noi abbiamo un problema dei Musei provinciali che non riguarda solo Benevento, ma buona parte del Mezzogiorno ed in misura più limitata altre aree del Paese: dunque oggi non possiamo pensare solo ad una soluzione tampone per la Provincia di Benevento, ma dobbiamo tenere conto di un dato di fondo che riguarda il Paese. Poi vorrei dire che non tutti i beni culturali sono attrattori turistici, anche se sono comunque testimonianze di civiltà: potrebbe essere anche antieconomico sostenere tutta la rete museale. Probabilmente non è stato oculato istituire una gran numero di Musei negli anni passati; spesso si è agito senza tener conto della sostenibilità della istituzione culturale dal punto di vista economico sul lungo periodo. Occorre, dunque, prima ancora di prospettare una soluzione quale la presa in carico da parte del Ministero, attraverso Ares, della intera rete museale provinciale, avviare un'analisi improntata al rigore ed alla concretezza. La rete museale è provinciale, ma ne chiediamo al Ministero i soldi per la gestione: occorre invece proseguire sulla strada della razionalizzazione di questi beni. La semplice elargizione da parte del Bilancio statale non funziona più. Possiamo pensare ad una vigilanza pubblica sulla gestione che può anche coinvolgere al privato: in questo contesto possiamo anche pensare ad una valenza turistica per il bene. Ma questo è subordinato ad una rete infrastrutturale materiale e immateriale che possa portare sul mercato turistico questi bene. Purtroppo il nostro Paese non è al 1° posto per la fruizione turistica dei beni da parte dei visitatori di tutto il mondo: anzi siamo al 5° posto, sebbene siamo in cima al mondo tra le aspirazioni di visita. Questo significa che abbiamo dei problemi da risolvere attorno ai beni e ai poli culturali. La logica quantitativa del turismo, poi, è spesso nemica della qualità e paradossalmente non garantisce sulla effettiva fruibilità nel corso del tempo per il bene stesso perché impone dei costi di gestione nell'immediato. Ora, la Provincia in quanto tale è stata maltrattata nel corso di questi ultimi anni: il corpo elettorale ha riconosciuto questo sfregio bocciando il referendum ed ora è necessario intervenire per porvi rimedio. Il Governo deve assumersi la responsabilità della lacuna normativa e finanziaria venutasi a creare dopo il 4 dicembre 2016 e deve dare una risposta. Ma occorre, per uscire dalla dimensione emergenziale del problema, trovare una dimensione istituzionale dignitosa: in altri termini occorre capire effettivamente quale ruolo le Province debbono svolgere nell'ordinamento. La Regione in tutto questo gioca un ruolo assai significativo perché ha le competenze in materia di cultura. Il Sannio ha ottenuto con oltre un milione di euro una cifra enorme rispetto alle altre Province in materia di cultura: ma Caserta con il suo Museo campano ha ottenuto appena 200mila Euro. Dunque noi dobbiamo attivare subito dei Tavoli tecnici di confronto per stilare delle priorità di intervento. Le Province devono razionalizzare la gestione del territorio con una sussidiarietà orizzontale, anche chiamando a sostegno dei privati, ma avendo ben chiaro il contesto del rigore della gestione delle spese anche a lungo periodo. L'impresa culturale legata ai nostri attrattori ha a disposizione 110 milioni di euro con il PON, ma fino ad oggi non siamo riusciti che a mettere in modo solo il 10%: non c'è stata una risposta adeguata da parte dei giovani, delle Cooperative, delle Associazioni culturali che possano dimostrare con start up e progetti seri e concreti di saper gestite in modo sano una politica culturale ”.
Al termine dell’Incontro, con un intervento del critico d'arte Valentino Petrucci, è stato presentato il catalogo “Omaggio a Massimo Rao”, a cura di Ferdinando Creta e Francesca Sacchi Tommasi (2000diciasette edizioni, Telese Terme 2017), dedicato allo straordinario pittore di San Salvatore Telesino, che ha studiato nel Liceo Artistico di Benevento, morto a soli 46 anni, la scena artistica internazionale. Petrucci ha ricordato il valore del Liceo beneventano e dei suoi docenti ed ha sottolineato l'originalità, delle contaminazioni ed il valore complessità della pittura del Maestro. Non è un caso che proprio questo artista sannita è stato l'unico, per scelta di Vittorio Sgarbi, a rappresentare la Campania all'Expo milanese. Ha, infine, espresso il proprio rammarico del fatto che la Pinacoteca di San Salvatore Telesino dedicata proprio al grande artista non sia conosciuta ed apprezzata dal grande pubblico “Fossimo in Francia, ci sarebbe la fila fuori” - ha chiosato.
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