Il giornalista e scrittore Aldo Cazzullo, ospite a Benevento in occasione della terza edizione del Festival della Filosofia, rincuora i giovani sulle prospettive dell’Italia
“La filosofia non respinge nessuno e non fa speciali scelte: splende per tutti”. Nel nome di Seneca e del suo pensiero, studenti liceali di Benevento e della provincia questo pomeriggio hanno accolto la sfida di “Stregati da Sophia”, terzo Festival filosofico del Sannio. Sul palco del Teatro Massimo ad accogliere Aldo Cazzullo, giornalista del Corriere della Sera, il sindaco Clemente Mastella, Nico De Vincentiis, coordinatore dell’evento e Carmela D’Aronzo, promotrice della manifestazione. Il tema trattato è stato quello de: “Il giornalismo: la crisi della verità”.
Mastella, vista l’occasione, va oltre i soliti saluti istituzionali, si dice particolarmente onorato di fare gli onori di casa ad un giornalista che, “è noto per avere intervistato molti grandi della terra, ma ha bistrattato anche me a suo tempo”. “Nessuno è depositario della verità, che è sempre individuale – commenta l’ex ministro – però va riconosciuto il merito a chi, come Aldo Cazzullo, sa utilizzare le fonti anche per anticipare mosse e tendenze ed è portavoce dell’elemento della sensualità nel giornalismo”.
La prof.ssa D’Aronzo cita il sofista Gorgia, padre della retorica, per introdurre la questione della parola, farmaco capace di condizionare l’anima, potenzialmente proficua o dannosa in relazione alle verità, presunte o reali di cui si fa portavoce. Le fa eco Nico de Vincentiis che introduce il neologismo “post-verità” o la tendenza a far prevalere affetti emotivi e convinzioni sulla realtà dei fatti. Il termine, che cela un fenomenorecentissimo, sottolinea la crisi attuale del giornalismo alle prese con la gestione della pubblica opinione, che ricerca sempre più il parere spicciolo di utenti e fruitori di social e meno la ricerca di fatti oggettivi, attualmente meno influenzanti rispetto alle credenze popolari o alle opinioni pubbliche diffuse. Una platea gremita di giovani ha accolto il giornalista Aldo Cazzullo, che ha raccontato agli studenti l’Italia delle due guerre: “Non credete a quanti vi dicono che siete la prima generazione che starà peggio dei loro nonni” e precisa “i nostri nonni hanno vissuto le guerre mondiali e hanno ricostruito il Paese a costo di grandi sacrifici sociali e personali”.
Cazzullo ricorda alcuni momenti di crisi che anche dopo le grandi guerre hanno afflitto l’Italia: la crisi petrolifera del ’73; il pericolo di una guerra nucleare, la Guerra Fredda. “Purtroppo siamo arrivati a pensare che vivere in Italia sia una sfortuna” aggiunge lo scrittore, che riporta le impressioni dai luoghi esteri che ha visitato, dove è stato bene accolto per il fatto stesso di essere italiano. “C’è una grande domanda di Italia – aggiunge – tutti vorrebbero indossare i nostri abiti e bere i nostri vini”. Un velo di amarezza e di disappunto traspare nelle sue parole quando aggiunge: “Siamo seduti su un tesoro, l’Italia, patria delle cose buone e delle cose belle, ma non incoraggiamo i nostri giovani ad essere promotori di tanta bellezza”.
Lo sviluppo per Cazzullo sta, dunque, nell’investimento culturale, nella scuola, nell’università e nella cultura in senso lato. L’Italia è sempre stato il posto in cui si è pensato il mondo e il modo in cui raffigurarlo. Poi passa a parlare di quello che è il mestiere del giornalista con la crisi economica, che ha inevitabilmente interessato l’editoria cartacea. “Faccio un mestiere che sta morendo, il quotidiano è sempre più un oggetto vintage o di modernariato” e racconta come le notizie che eccitano particolarmente il lettore vengano ancora lette da tanti, ma più per la condivisione che se ne fa sui social che per la lettura sui quotidiani. Porta l’esempio di una sua intervista a Piercamillo Davigo che dichiarava: “I politici non rubano di meno è solo che hanno smesso di vergognarsi”. L’intervista a Davigo ha realizzato 40.000 condivisioni ma particolare interesse ha destato anche l’intervista ad Andrea Camilleri rimbalzata sui social alle soglie del referendum: “farò due visite oculistiche pur di andare a votare”, disse.
Cazzullo si dice inoltre preoccupato perché: “l’informazione è destinata a trasferirsi dalla carta al web, ma non con gli stessi esiti informativi. Si è alla ricerca di contenitori e non più di contenuti. La notizia più vista non è quella di Trump che blocca l’ingresso ai pakistani, ma quella del ballerino della Telecom che si snoda e volteggia e si vuole sapere di più sulla sua identità. E’ più letta la notizia del topo che in Cina rubava riso. Lo hanno preso e gli hanno appeso un cartello con su scritto: Non si ruba il riso, che quella dei dieci dissidenti cinesi imprigionati nei giorni scorsi. L’informazione sul web resta in superficie – aggiunge – mediamente non la si legge per oltre il minuto e si è più propensi a discutere di cose vacue. L’informazione è frantumata e sincopata su whatsapp. Lo smartphone è uno specchio: ci riconosciamo narcisisticamente nel selfie, nei videogame, anche nei filmati a luci rosse. La piazza del web è quella in cui si parla, si discute, si offende e dove nessuno o pochi ascoltano. Certo Trump non ha vinto perché postava su Twitter l’idea di una America di nuovo grande, ma di sicuro ha avuto un ritorno di pubblicità.Personaggi come Bill Gates, Zuckerberg, Steve Jobs una volta sarebbero stati additati come ‘sporchi padroni’; oggi invece sono gli idoli delle nuove generazioni. Ad approfondire la questione – incalza Cazzullo – verrebbe fuori che le innovazioni portate da questi uomini, che non fatichiamo a definire grandi, hanno tolto lavoro a bancari, ad agenti immobiliari, ai casellanti sulle autostrade, tanto per citarne alcuni. Ma la verità assoluta non esiste e ce lo hanno insegnato i sofisti con cui comincia il relativismo. Altra critica mossa ai giornalisti riguarda la questione inattendibilità dei sondaggi. La realtà è fluida. Le persone che nel 2008 avevano eletto Obama oggi hanno preferito Trump alla Clinton. Difficile sondare gli animi”.
Cazzullo si dice comunque fiducioso per la ripresa del Bel Paese, nonostante le incongruenze sociologiche, politiche e psicologiche dell’attuale società globalizzata e ripone il senso di fiducia sulla “generazione Hermione” , sulla figura della donna in passato impossibilitata a sostenere finanche la propria identità, tanto da dover usare pseudonimi, come le sorelle Brontë o Emily Dickinson, le cui opere furono pubblicate solo postume. Citando Hermione il giornalista fa riferimento al personaggio femminile della saga di Harry Potter, capace di porre rimedio ai pasticci causati dai ragazzi, per indicare le potenzialità della nuova generazione di donne, sempre più ai massimi livelli professionali. In conclusione Cazzullo sente di richiamare i giovani al senso di responsabilità morale e civile, all’onestà intellettuale che deve caratterizzare il futuro giornalista come qualsiasi altro impegno professionale. E proprio come se si rivolgesse ai propri figli, cui ha dedicato i suoi ultimi libri, ascolta attento le domande che gli rivolgono e li invita a rifuggire dalla solitudine del web, troppo spesso rifugio in cui nascondere le proprie paure e ansie e a vivere la realtà, fatta di relazioni vere,di amori vissuti concretamente, magari non sempre soddisfacenti, ma da preferire alla fatua virtualità.
All’evento hanno partecipato gli studenti dell’Università del Sannio , del Conservatorio “N.Sala”, del Liceo classico “P.Giannone” del Liceo scientifico “G.Rummo”, Liceo scientifico “Galilei-Vetrone”, Istituto magistrale “Guacci”, Liceo artistico di Benevento; IIS E.Fermi di Montesarchio, IIs “Don Peppino Diana di Morcone, IIs De Liguori di S. Agata Dei Goti, IIsTelesi@ di Telese Terme; Istituto Virgilio di San Giorgio del Sannio. Istituto Paritario De La salle, IPSAR “Le Streghe" di Benevento.
Sonia Caputo
:: Questo articolo è stato stampato dal quotidiano online ilQuaderno.it ed è disponibile al seguente indirizzo:
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