Sono trascorsi ormai dei mesi dal giorno in cui la città di Benevento si svegliò ritrovandosi immersa dai detriti del fiume Calore esondato alle prime luci dell’alba.
Gli effetti di questo disastroso nubifragio sono stati molteplici, decine di attività commerciali sono state messe in ginocchio, come se la crisi avesse comportato già grossi problemi, madre natura sembrò essersi svegliata col proposito di contribuire.
Oggi sono ancora tante le famiglie che hanno pagato un caro prezzo: le più sfortunate hanno perso una casa, una macchina e con essa anni di sacrifici, sogni e ricordi. I luoghi maggiormente colpiti sono stati la zona di Pantano, via Ponticelli, Ponte Valentino, ma sono diverse le zone limitrofe che hanno subito innumerevoli danni, alcuni paesi come Solopaca sono rimasti isolati per giorni a causa di ponti crollati, di interruzioni stradali dovute alle frane di terreni adiacenti o cedimento del manto stradale.
I soccorsi sono stati tempestivi: le forze dell’ordine, dei Vigili del Fuoco e dell’Esercito, sopraggiunto con l’ausilio di mezzi idonei come i gommoni e gli elicotteri, hanno potuto garantire un pronto intervento, salvando la vita di intere famiglie sopravvissute grazie alla loro prontezza di spirito. Sono stati in tanti, infatti, coloro che sono rimaste accovacciate su tetti di case ormai sprofondate in una pesante fanghiglia che nascondeva qualsiasi pericolo. Nonostante ciò, ci sono state delle vittime; due le perone che hanno perso la vita.
Numerose le testimonianze di chi, suo malgrado, ha vissuto questa terribile esperienza. Tra esse una donna residente in località Pantano, che ha raccontato quanto ha vissuto con il marito e il figlio. Insieme hanno avuto la forza di resistere abbracciati ad un palo per quattro lunghissime ore senza mollare la presa. “Non m i sono lasciata andare alla corrente ‐ racconta ‐ anche se il mio corpo era allo stremo, perché non volevo morire davanti agli occhi di mio figlio”. Le sue parole hanno colpito l’intera città.
La solidarietà sannita è venuta fuori senza alcun tipo di richiesta, tutti hanno lavorato gomito a gomito per ricordare ai concittadini che non erano soli, che in fondo non vi è limite alla parola “famiglia”. La città che ci ospita è casa nostra e, dunque,tra cittadini siamo tutti fratelli. Indispensabile è stato anche l’intervento delle associazioni umanitarie che hanno organizzato le famiglie in ricoveri momentanei in cui è stato messo a loro disposizione qualsiasi bene necessario. La popolazione ha inoltre collaborato con la donazione di indumenti, beni alimentari e persino giocattoli.
Articolo tratto dal Giornalino scolastico ITINERANTE del'IT Bosco Lucarelli di Benevento
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