Nasce a Campolattaro la prima Coopertiva di comunita' sotto l'egida di Confcooperative

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Campolattaro, presentazione della Cooperativa di Comunita'Campolattaro, presentazione della Cooperativa di Comunita'

Tessere relazioni umane per riattivare i territori. Questo in sintesi il messaggio di Giovanni Teneggi, dirigente nazionale di Confcooperative e referente per le cooperative di comunità all’inaugurazione di “Cives Campolattaro”.

Sono molte le professionalità che hanno profuso impegno per la realizzazione del progetto presentato ieri sera nella sala del castello Mediotemplare di Campolattaro. Il sindaco Pasquale Narciso ha ricordato come l’iniziativa sia nata sotto l’egida di Cives, laboratorio al bene comune nel 2014, dalla spinta operativa di Ettore Rossi, che si dice orgoglioso ed emozionato nella veste di promotore dell’iniziativa.

“Con questo progetto si risvegliano le risorse dormienti” - ha detto il direttore dell’ufficio diocesano ed ha concluso: “In questo mondo sempre più pregno di relazioni virtuali vanno incoraggiate le comunità fatte dalle persone in carne ed ossa”. Poi rivolge un ringraziamento ad Annamaria D’alessandro, tutor ed animatrice del progetto, partita alla volta di Succiso, nell’Appennino emiliano, con un gruppo di ragazzi al seguito, per andare ad imparare da realtà già consolidate l’arte di recuperare i territori alla loro identità storica, culturale, economica e riavviare così il motore del senso di appartenenza. 

Italo Montella ha tenuto a sottolineare quanto la ormai consolidata “Polidoro” di Benevento, di cui è il responsabile, si senta affratellata nel cammino con la nascente Cives Campolattaro per “i gesti concreti di giovani che credono di poter essere artefici del proprio destino”. Anche per Rino Di Domenico l’iniziativa è encomiabile. Il presidente di Confcooperative di Benevento ha riportato il dato clamoroso di circa 5000 giovani under 35 che hanno lasciato questi territori in cerca di fortuna negli ultimi sei anni.

Non ha faticato a riconoscere a Federico Palladino, giovanissimo presidente della neonata cooperativa, il merito di aver attivato intorno al progetto una compagine di coetanei pronta a raccogliere la sfida della cooperativa di servizi e di valorizzazione del territorio. Col giusto vanto di chi ha impegnato formazione, energie e speranze, il neopresidente ha illustrato gli obiettivi perseguiti, che ruotano intorno a servizi per le persone in situazione di disagio e all’agroalimentare, per la realizzazione di un conservificio che rivaluti la produzione agricola biologica locale.

Sul piano turistico si pensa di sfruttare l’oasi del WWF, che è una delle più belle d’Italia. Si riattiveranno percorsi naturalistici e si avrà cura del verde pubblico e privato. Campolattaro si propone come la punta di diamante della provincia o, per dirla con le parole di Taggese, come “il centro del mondo”. Lo sarà, ha tenuto a sottolineare l’ideatore emiliano, se sarà capace di convogliare i suoi abitanti in questo progetto ambizioso, se sarà in grado di opporre un modello di vivibilità sostenibile alle realtà metropolitane in cui le persone sono prigioniere dell’inaccessibilità ai servizi, al lavoro, alla reciprocità.

“E’ dall’Italia minore che possono partire nuovi modelli di economia sostenibile, da pensare anche con le mani”, ribadisce il dirigente nazionale di Confcooperative. Occorre reagire alla desertificazione dei piccoli territori e lo si può fare col sostegno degli abitanti di un luogo che abbiano una visione comune, che si sentano davvero gestori delle proprie radici e che percepiscano come un furto di identità il dover abbandonare i propri territori. Occorrono giovani motivati e supportati da un’amministrazione che non entri in competizione con le nascenti imprese, ma che le sostenga. Occorre chiamare a raccolta tutti gli enti istituzionali che per antonomasia sono vicini ai cittadini. Taggese pensa alle diocesi, alle parrocchie, alle entità associative che custodiscono il capitale di relazioni umane. “Rimettersi in gioco non è un gesto istintivo, ma intenzionale”.

Poi conclude sottoponendo ai presenti una serie di variabili su cui fondare, se si vuole davvero che una cooperativa di comunità funzioni: occorre che gli abitanti si riconoscano come comunità, che sappiano leggere le urgenze, i bisogni, gli interessi, le opportunità; che abbiano voglia di percorrere insieme un cammino di sostenibilità culturale ed economica. Poi tornando alla realtà di Campolattaro preannuncia che il successo dell’iniziativa sarà decretato dall’ampliamento dei confini del paese, che coincideranno con il recupero del ricordo in coloro che sono emigrati e che vorranno ritornare a sentirsi “abitanti”, almeno a distanza, del luogo natio. Saranno loro gli ambasciatori e i menestrelli capaci di rammendare i fili spezzati tra risorse locali ed economia esterna. L’augurio di tutti per la nascente impresa è che i giovani impegnati diventino presto una comunità di buone pratiche da estendere nei territori del Mezzogiorno.

Sonia Caputo



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