Lo Sblocca Italia è legge. Tra grandi opere e trivelle, novità e timori nel Sannio

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N.S. -Lo Sblocca Italia è legge. Ieri sera, dopo una vera e propria 'battaglia', al Senato il Governo ha ottenuto la fiducia sul decreto già approvato alla Camera dei Deputati. Non sono mancati momenti di tensione pochi minuti prima del voto finale (157 favorevoli, 110 contrari, zero astenuti), con i senatori del Movimento 5 Stelle che hanno manifestato il loro dissenso sdraiandosi sui banchi del governo, una forma di ostruzionismo per rendere più difficili le operazioni di voto degli altri senatori che si sono così limitati a dire 'sì' o 'no' al testo dal proprio banco senza passare per lo scranno della presidenza.
Proteste a parte, il maxi-decreto che interessa da vicino anche Benevento e il Sannio, ora è legge. Un pacchetto che spazia da interventi infrastrutturali (tra questi l'Alta Capacità Napoli-Bari, il raddoppio della 'Telesina' e un altro 'pezzo' della Benevento-S.Bartolomeo in Galdo) per poi passare al pacchetto casa, reti ultraveloci e un nuovo piano logistica, fino ad arrivare al tanto contestato decreto per la ricerca degli idrocarburi nel territorio nazionale. Anche per questo motivo i senatori grillini hanno protestato, sporcandosi simbolicamente le mani di inchiostro nero.
Per quanto riguarda le grandi opere, i “simboli” sono proprio l'Alta Capacità Napoli-Bari con l'interessamento attivo di Benevento e del Sannio (prima pietra entro novembre 2015) e la Palermo-Messina-Catania. Obiettivo dichiarato più volta, è quello di dimezzare i tempi di percorrenza delle tratte. Michele Elia, ad di Fs, sarà commissario. Nessuna deroga sugli appalti.
Per quanto riguarda le trivellazioni petrolifere, c'è lo specchietto per le allodole, con "le maggiorazioni di imposta per le imprese attive nell’estrazione di idrocarburi in Italia saranno destinate anche alla promozione di misure di sviluppo economico e all’attivazione di una social card nei territori interessati".

Tutto questo mentre la Regione Campania, in materia di trivellazioni, ha improvvisamente cambiato marcia. E ora siamo tutti No Triv? Potrebbe essere questo l'interrogativo dopo la decisione, del Consiglio regionale, che nella tarda serata di ieri ha approvato la “proposta Foglia” contro l’art. 38 dello Sblocca Italia in materia di perforazioni sul territorio per la ricerca degli idrocarburi. Il punto all’ordine del giorno è stato approvato e sottoscritto da tutti i gruppi consiliari e palesa non solo azioni di modifica per gli articoli 36,37,38 ma anche un ricorso alla Corte Costituzionale. Un passaggio sui lavori, che ha riguardato anche il Senato (VIII Commissione e XII Commissione – Lavori Pubblici e Ambiente e Territorio), è doverosa. Sempre nella giornata di ieri si è votato la sospensione delle ricerche - in materia di idrocarburi - nelle zone a rischio sismico. In poche parole, le Commissioni hanno chiesto al Governo Renzi di rivalutare l’intero iter e dunque: “Prevedere in maniera chiara il parere degli enti locali sulle installazioni da assoggettare a Valutazione dell'Impatto Ambientale e di incrementare per le nuove concessioni di coltivazione le aliquote delle royalty del 50 per cento rispetto a quelle vigenti. Sospensione delle attività nelle zone a rischio sismico. Rivalutazione delle autorizzazioni, maggiori risorse per rafforzare le attività di controllo e monitoraggio sull'inquinamento. Ricognizione dello stato di utilizzo degli impianti di produzione di idrocarburi. Analisi dei costi e tutela per i territori turistici e agricoli di qualità”. Una boccata d’ossigeno che salverebbe, se si andrà fino in fondo, i comuni del Sannio e dell’ Irpinia da quei progetti: “Case Capozzi e Montagna Spaccata”. I timori ed i dubbi restano soprattutto tra le consigliere regionali del Pd, la sannita Giulia Abbate e l'irpina Rosetta D’Amelio che, giudicano “generiche e tardive” le dichiarazioni di Caldoro e le azioni del Consiglio. Secondo Rosetta D’Amelio infatti: “Non c’è stata alcuna possibilità d’intervento”. La presidente della Commissione Trasparenza Abbate invece dichiara: “Mi riservo di chiedere la convocazione di un consiglio regionale monotematico, vista la gravità della situazione e l’urgenza degli interventi necessari. Tra questi c’è anzitutto l’approvazione del Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR), che può dire chiaramente cosa si può fare e dove si può fare. Fino ad oggi – rincalza l’Abbate - la giunta Caldoro è stata molto evasiva rispetto a questo tema. Salvo scoprirlo ora con un sospetto tempismo elettoralistico. Ricordo che a Ferragosto è spuntata sul Burc una delibera del Settore Attività produttive e Sviluppo dove si escludeva persino la necessità di assoggettare a procedura VIA le ricerche petrolifere.
Dalla maggioranza fino ad oggi sono arrivati segnali molto flebili in tal senso, che non hanno posto alcun argine alla devastazione in atto nell’Appennino campano. Se la volontà di agire è reale, noi invitiamo con urgenza ad approvare il Pear e a dire con chiarezza no a questo genere di iniziative nel Sannio e nell’Irpinia, dando risposta alla chiara volontà espressa dai cittadini e dalle istituzioni locali”. Mozione, quella presentata da Abbate, D’Amelio e Topo che sarà all’ODG e discussa nel prossimo Consiglio regionale. Il testo inoltrato infatti appare articolato e sarà – almeno così sperano i cittadini – discusso punto per punto: sostenibilità, qualificazione dell’ambiente di vita e minor consumo del territorio. Recupero del patrimonio esistente rurale a forte integrazione ambientale e rischio ambientale, indirizzi strategici per la sua mitigazione e indirizzi strategici per il controllo del rischio estrazione di idrocarburi e di energia geotermica, valutazione di tali atti su territori rurali a forte integrazione ambientale. Il tutto: “Tenendo presente i sensi dell’art. 121 del Regolamento interno del Consiglio Regionale sull’Attività di ricerca, introspezione, e coltivazione di idrocarburi, visto che il rilascio di tali permessi hanno determinato notevole disappunto e apprensione nelle amministrazione locali e nelle popolazioni interessate. Tenendo presente che tali attività appaiono in contrasto con gli strumenti di pianificazione territoriale della Regione Campania, il Piano Territoriale Regionale, le Linee Guida per il Paesaggio in Campania”. Il governatore Caldoro invece chiosa: “ La Regione non ha impostazioni ideologiche, sono iniziative che sostengono le preoccupazioni ed i timori dei cittadini”. Il governatore poi chiama in causa gli onorevoli sanniti ed irpini e li esorta ad un maggiore sforzo “in sede parlamentare, facendo appello al senso di responsabilità, per fare in modo che ci siano in effetti soluzioni migliorative della norma”. Il neo assessore al Commercio, Artigianato, Indirizzo e Coordinamento in materia di attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi della Regione Fucci dal canto suo invece è molto più drastico: “ Ho fatto richiesta all’ufficio legislativo della giunta, affinché venga presentato ricorso alla Coste Costituzionale, per ottenere l’incostituzionalità dell’art. 38 per quanto contrasta legislativamente con l’art. 117 – disciplina Stato – Regioni - (titolo V della Costituzione) in materia di ricerca e coltivazioni degli idrocarburi. Chi amministra i territori - tuona Fucci – confrontandosi con i cittadini e gli enti è anche in grado di valutare le conseguenze ambientali di tali scelte e dunque anche gli impatti che esse potrebbero recare alle economie locali coinvolte”. Se dunque la politica si è finalmente svegliata, per i comitati che da anni si battono per la tutela ambientale dei territori questo è solo un passaggio con la paura che sia solo un gioco – visto che per il centro destra il no alle trivellazioni sta per essere innalzato a battaglia ideologica anche in termini di raccolta voti per le prossime regionali – anche perché i processi autorizzativi non sono stati affatto fermati.

Michele Palmieri

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