Intervista. Marco Armani: "Giusto credere nella musica, ma attenti a non perdere di vista la realta'"
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“Il tempo bisogna viverlo attimo per attimo. Giusto credere nella musica, ma oggi è difficile vivere solo di questo”.
E’ il messaggio che il cantante Marco Armani, intervistato da ilQuaderno.it, in occasione della festività di San Donato, in quel di Montorsi (piccola frazione di Sant’Angelo a Cupolo); ha voluto lanciare ai tanti giovani che si apprestano ad affrontare questo lavoro.
Iniziamo, però, dal suo nuovo album che uscirà a fine settembre: “Il giorno 21, appena concluderò alcuni concerti, tornerò a dedicarmi a questo nuovo lavoro discografico che dovrebbe uscire verso la fine di settembre. Sarà un album diviso in due parti: una dedicata al passato e l’altra al presente. Alcuni miei brani storici subiranno dei cambiamenti, ma ci saranno delle sorprese e duetti importanti con Red Canzian, Ron e Luca Carboni, oltre ad inediti importanti come Non ho tempo, uscito un mese fa”.
Il ritorno in tv, dopo l’esperienza di Music Farm, è stata un’esperienza che Marco ha vissuto con grande partecipazione: “L’esperienza di Ora o mai più, questo show musicale in onda su Rai 1, è stata bellissima. L’ho vissuta con molta leggerezza e serenità, ma soprattutto con molta voglia di rimettermi in gioco. Nonostante il titolo un po’ inquietante, alla fine, possiamo dire che il conduttore (Amadeus ndr) ci voleva tutti vincitori perché desiderava che ci rimettessimo tutti in gioco e avessimo una seconda possibilità. Ecco perché ho accettato”.
Quando il successo arriva è sempre molto bello, il problema è gestire i momenti bui: “Esistono, purtroppo, anche periodi bui. Il consiglio che posso dare a chi fa questo lavoro - continua Armani - è quello di non mollare, come del resto ho fatto io. Bisogna crederci nonostante tutto, anche se i momenti, a volte, possono durare mesi o anche anni. Se si ama questo la voro, e lo si fa con passione, non bisogna mai perdere la rotta. Nel frattempo, però, guai restare con le mani in mano. Io non mi sono mai fermato, ho scritto per altri e ho insegnato”.
Attenzione ai talent, considerati un'arma a doppio taglio per i giovani: “Non sono contro il talent, sono contrario, piuttosto, a quello che rappresenta. E’ un effimero successo per chi vi partecipa, perché ogni anno escono fuori tanti ragazzi; i quali, oltre ad avere quindici minuti di gloria, vengono illusi dal fatto di apparire in tv. Alla fine, poi, quelli che restano sulla cresta dell’onda per qualche anno si possono contare sulle dita di una mano. Il problema di oggi deriva dal fatto che la musica viene fatta un po’ ad uso e consumo. Poi ci cono queste case discografiche, quelle poche, che provano soltanto un disco, che se poi non va bene ti mettono da parte. Allora i ragazzi passano dalle stelle alle stalle. Dalle stelle alla psicoterapia. E’ difficile. Devono sicuramente crederci, ma avere sempre un lavoro di riserva, perché è difficile che oggi si possa vivere solo di musica. Altro consiglio che sento di dare è quello di non cantare solo per avere successo. Di base bisogna farlo per passione. Se il successo arriva bisogna viverlo con la consapevolezza che non sarà eterno”.
Marco ha partecipato a cinque Festival di Sanremo. Tanti sono i successi del cantautore pugliese, da Tu dimmi un cuore cel'hai, E' la vita, Uno sull'altro e altre canzoni. Per molti colleghi il palco dell'Ariston è sempre stato qualcosa di misterioso, che suscita una certa apprensione. Cerchiamo, in un certo senso, di scoprirlo attraverso la sua trestimonianza: “Nei miei primi quattro Sanremo ero troppo giovane. Mi accorgevo di essere a Sanremo dieci minuti prima di salire sul palco, quando sentivo la musica dell’Eurovisione. Nell’ultimo al quale ho partecipato, invece, avevo 34 anni ed ero più consapevole. L’ho vissuto con molta più responsabilità e ansia. E' vero, lo vivi con grande pathos. Però è una grandissima esperienza che, sinceramente, rifarei se ve ne fosse la possibilità”.
Ecco perché è difficile scrivere testi che restino nel tempo: “La difficoltà nel proporre testi che restino nel tempo sta nel fatto che il meglio è già stato scritto. Purtroppo. Si cerca l’ispirazione, in un certo senso, verso ciò che di buono è già stato scritto. Il momento che stiamo attraversando è di grande virtualità. Oggi il contatto umano viene sempre più a mancare. Ecco perché questo mio inedito dal titolo Non ho tempo, vuole essere un grido all’umanità. Un grido a ritornare ad essere umani, proprio perché la tecnologia ci sta allontanando sempre più. Si parla e ci si confronta sempre di meno. Per chi, poi, ha superato i 50 anni come me, c’è una parte del mio inedito che dice ‘Non ho tempo per persone assurde’; questo perché il tempo non è eterno e non bisogna perderlo. Bisogna viverlo ogni giorno, non dico come se fosse l’ultimo, ma quasi”.
Claudio Donato - Carmen Chiara Camarca