INTERVISTA Fabio Concato e Paolo Di Sabatino Trio incantano al Riverberi Appia in Jazz

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Parte alla grande la rassegna Riverberi-Appia in Jazz, ideata e realizzata dal musicista beneventano Luca Aquino.

A fare gli onori di casa il sindaco Ida Albanese e l'assessore Filippo Iebba. Ettore Patrevita e Simone Ielardi - invece - hanno 'addolcito' l'attesa del concerto di Concato con alcuni brani del loro lavoro dal titolo 'Primitivo'.

Lo scenario è quello suggestivo del Castello dell'Ettore di Apice Vecchia. Il pubblico lo attende ormai con ansia. È una serata fresca, ma le prime note di pianoforte iniziano a riscaldarla un pochino. Attenzione, però, sono note particolari: sono quelle delle sapienti e virtuose mani di Paolo Di Sabatino. Note che entrano immediatamente nel cuore dei presenti.

Un po' alla volta l'essenza musicale del Trio Di Sabatino prende sempe più consistenza con il basso di Marco Siniscalco e la batteria di Glauco Di Sabatino.

L'atmosfera è quasi perfetta, manca ancora qualcosa: ed eccola, la sua inconfondibile voce. Adesso si comincia: il cuore batte forte. 40 anni di musica e tanti successi riproposti in chiave Jazz. Fabio è sul palco. Mente e cuore di tanti presenti corrono all'impazzata: ogni canzone di Fabio ricorda qualche particolare momento della vita di tutti noi. E allora eccole, sono le sue song, anche se vestite con un nuovo abito:  E ti ricordo ancora, Buonanotte amore, Sexy tango, Fiore di maggio, Domenica bestiale e altre ancora.

Il pubblico ascolta e partecipa con grande coinvolgimento. Ognuno vive le proprie emozioni a modo suo: chi con gli occhi lucidi, chi abbracciato alla sua compagna, chi battendo le mani e scatenandosi su alcuni pezzi come Rosalina. Fabio apprezza, ha ormai stregato Apice. La sua voce e i suoi musici sono una cosa sola. Ormai hanno catturato l'animo dei presenti.

Non c'è che dire: apre alla grande Riverberi - Appia in Jazz. Fabio continua a portare in giro "Gigi": un album particolare, perché Gigi era il nome di suo papà.

"Si tratta di un album che ci ha dato molte soddisfazioni -  afferma a ilQuaderno.it - anche se è nato due anni fa. Ci abbiamo lavorato molto ed è una iniziativa che è piaciuta tanto. Diciamo che questa è una prima stesura, può darsi che in futuro ne vengano altre. È un lavoro che è piaciuto perché Paolo Di Sabatino si è avvicinato con grande umiltà. Poi, da grande jazzista,  con grande cura e delicatezza si è imposto,  chiedendomi se si dovesse cambiare qualcosa, se tutto andasse bene, ma senza stravolgere niente. Il pubblico ha gradito molto questa cosa perché si temeva che ribaltassimo il repertorio. Cosa che invece non è successa".

La difficoltà nello scrivere brani di successo e che restino negli anni, come Fiore di Maggio: " Deriva da una mancanza di autori, di  musica, di melodia, di armonia. Siamo un po' in balia di questi anni. Qualcuno scrive anche delle cose intelligenti - continua Fabio - ma si ha la sensazione di ascoltare sempre la stessa cosa. Al punto che non riesco a capire chi stia cantando e che cosa. Parlo ad esempio dei rapper, quelli veri che, in verità, scrivono anche delle belle cose, ma sono molto poco cantabili. Manca anche un tipo di cultura musicale, che non significa conoscere un bemolle o una diminuita, ma è proprio un fatto interiore, di conoscenza, di ascolto di molta musica".

Claudio Donato



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