Girardengo, il campione dietro la canzone di De Gregori
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Siamo nella calda estate del 1993 e, sotto la produzione e l'occhio attento di Vincenzo Mancuso, il cantautore romano Francesco De Gregori si appresta a terminare le registrazioni di uno dei suoi più famosi dischi dal vivo.
Registrato durante alcune tappe del tour italiano, per lo più in Calabria, l'album si intitola “Il bandito e il campione” e contiene le versioni dal vivo di alcune delle sue più celebri canzoni.
Tra queste vi sono dei brani praticamente immortali per il cantautore romano come, ad esempio, “Generale”, “Viva l'Italia”, “I muscoli del capitano”, “Buonanotte fiorellino” e persino una cover di “Vita spericolata” del rocker di Zocca, ovvero Vasco Rossi, e di “Sfiorisci bel fiore” del compianto Enzo Jannacci.
Ma tra tutte queste tracce ve n'è una che colpisce in modo particolare e che dà persino il titolo al disco in questione. Si tratta quindi de “Il bandito e il campione” la quale, scritta dal fratello Luigi Grechi, narra di “una strana storia di cui nei giorni nostri si è persa la memoria. Una storia d'altri tempi, di prima del motore, quando si correva per rabbia o per amore”.
Stavolta non si parla dei mitici Bartali e Coppi (per conoscere quella storia e tante altre ancora clicca su questo articolo), ma bensì di una strana amicizia tra un campione della due ruote (Costante Girardengo) ed un bandito anarchico suo compaesano (Sante Pollastri chiamato anche “Pollastro”).
Costantino Girardengo, meglio noto come Costante nato a Novi Ligure il 18 marzo 1893 e morto a Cassano Spinola il 9 febbraio 1978, era all'epoca uno spensierato bambino che si divertiva a scorrazzare per le campagne piemontesi assieme alla sua fidata bicicletta. In questi giri sulle due ruote ben presto si unì il più giovane compaesano, nonché amico d'infanzia, Sante Pollastri (nato a Novi Ligure il 14 agosto del 1899 e morto sempre a Novi Ligure un anno dopo il grande campione).
Ma si sa che una piccola città del Piemonte è troppo minuta per le aspirazioni di due personalità così forti. Se da una parte, infatti, Pollastri si impegnerà nella causa anarchica commettendo diverse rapine e persino degli omicidi, dall'altra Girardengo continuerà a correre sulla sua bicicletta.
Nel 1913 corre infatti il suo primo Giro d'Italia e, fino al suo ritiro come atleta nel maggio del 1936 dove correrà l'ultimo Giro, inanellerà una serie di record uno dietro l'altro. Con una carriera di circa 30 anni passati sul sellino, Girardengo correrà in totale 289 corse su strada vincendone 131. per quelle in pista, invece, ne correrà ben 965!
Forse oggi questi numeri possono sembrare quasi “superati”, ma bisogna tenere conto del fatto che questi eventi di storia sportiva si sono svolti nei primi anni del Novecento facendo sì che “riecheggiassero” ancora oggi come leggendari.
Dopo il suo ritiro, da ricordare che il suo ultimo Giro d'Italia è stato vinto da Gino Bartali, Costante Girardengo ha continuato a rimanere nel mondo del ciclismo come allenatore, un po' come succede nel mondo del calcio, per gli altri campioni che si sarebbero avvicendati dopo di lui.