Dove va l'economia sannita: dati preoccupanti. Una tendenza che va invertita FOTO

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"Dove va l'economia sannita" si è cercato di analizzarlo attraverso un rapporto realizzato dal Centro Studi Confindustria Benevento, presentato questo pomeriggio presso il Complesso San Vittorino. 

Il rapporto del Centro Studi Confindustria Benevento analizza vari dati per avviare un confronto che possa portare la classe dirigente di questo territorio a mettere in pratica una serie di azioni e metodologie di lavoro.

Filippo Liverini, presidente di Confindustria Benevento, parla della criticità del Pil: "Veniamo da un dato che purtroppo ci proietta in una situazione di forte criticità. Il terzo trimestre 2018 ha evidenziato un PIL negativo e questo non succedeva dal 2014. Sappiamo benissimo che tre trimestri indicativi negativi, ci proiettano in una situazione di recessione. Questo lo dobbiamo evitare, dobbiamo cercare di capire il perché questi investimenti pubblici e privati non riescano ad essere proiettati nella nostra provincia".

"Bisogna evidenziare -purtroppo lo dico a denti stretti - che c'è un altro spread che non si vede, ed è quello della fiducia che sta venendo meno. Dobbiamo capire cosa fare per invertire questa rotta. La nostra è una provincia piccola, ma a volte e anche un vantaggio, perché ci si conosce meglio e si possibile presentare progetti che possono essere capiti bene. Abbiamo una squadra di sei parlamentari, molto forte e coesa".

"Da questo palcoscenico vogliamo mandare un messaggio forte. Come industria siamo pronti a siglare un patto per il Sannio e con chi vuole stare con noi. O lo si fa in questo momento o veramente andiamo alla deriva. Questo non lo merita una provincia come quella di Benevento che, in passato, è stata sempre forte, con i cittadini che si sono dati da fare: una testimonianza è l'alluvione. Avete sentito - nei giorni scorsi - che il Veneto ha messo in campo una condizione da noi non condivisa - ovvero - quella di una separazione come regione autonoma. A seguire ci sarà la Lombardia, poi l'Emilia-Romagna".

"Non dobbiamo ulteriormente dividere questa nostra Italia. Oggi vogliamo puntare ad un tema che è quello della larga coesione territoriale e, soprattutto, fare appello a quello che è il capitale sociale umano. Questo è un elemento che nella nostra provincia purtroppo manca".

Pasquale Lampugnale, presidente Piccola Industria Confindustria Benevento, parla di un'economia fragile: "Dai dati emerge un'economia fragile. Il nostro Pil vale 4,5 miliardi di euro. Con il rapporto di oggi analizziamo l'economia provinciale, i settori produttivi e tutta una serie di aspetti che, messi insieme, ci tracciano quello che è un quadro completo della situazione. Tutto questo ci fa capire quali sono le priorità. Secondo noi - continua Lampugnale - le priorità sono quelle di attrarre investimenti pubblici e privati previsti nella nostra provincia; ma anche avere maggiore attenzione da parte dei governi centrali e della Regione Campania".

"L'altro aspetto riguarda il miglioramento dei servizi essenziali: come il fatto di non perdere presidi istituzionali. C'è poi una proposta per i giovani laureati che sono proprio i primi ad andare via; perché non riescono ad integrarsi con i nostri sistemi, oppure non hanno occupazione stabile o magari non trovano prospettive future.

Mario Ferraro, presidente Ance Benevento, chiarisce la gravità della situazione con dei numeri che non lasciano adito a malintesi: "Ci sono dei dati preoccupanti. Negli ultimi 10 anni abbiamo perso 120 mila imprese e 720000 posti di lavoro. Chiediamo con forza di riformare il sistema, la burocrazia - purtroppo - rallenta il sistema economico".

Il presidente della Regione Campania - Vincenzo de Luca – chiosa affermando che: "La provincia di Benevento ha  molteplici potenzialità di sviluppo. Bisogna lavorare sulla valorizzazione dei nostri giovani. Sono molteplici le azioni che la Regione sta mettendo in campo in questa direzione. Il Sannio  ha tante eccellenze - prosegue il Governatore - e una grande incidenza in Campania se si guarda l'agricoltura, il numero dei laureati e la produzione di vini. Per quanto concerne Vinitaly la presenza del Sannio sarà molto forte. Bisogna lavorare sulle Zes (zone economiche speciali)".

Per il il Presidente della Provincia di Benevento Antonio Di Maria, la congiuntura economica del momento è davvero pericolosa e richiede, per far ripartire l’apparato produttivo, un’azione sinergica tra Istituzioni locali, Regioni, mondo imprenditoriale, sindacale e Governo. "La perdita di poli produttivi al Sud - spiega Di Maria - si traduce, oltre che in meno posti di lavoro ed un crollo del PIL, anche in sempre minori entrate per gli stessi Comuni: non è un caso che la gran parte degli enti locali in dissesto siano meridionali (al di là di eventuale “mala gestio”). Se assumiamo, ad esempio, a criterio di valutazione l’offerta dei servizi sanitari, su scala nazionale, noi constatiamo che i “viaggi della speranza” dei pazienti del Sud verso gli ospedali del Nord si traducono in un circolo vizioso di sempre maggiori trasferimenti di risorse finanziarie nella macro-area settentrionale con ulteriori impoverimento di quella meridionale".

Ne consegue, per il presidente della Provincia, della necessità di rivedere l'ordinamento degli enti locali. "I segnali che vengono dal Governo centrale - continua - non sono rassicuranti: al contrario, l’autonomia regionale ad una delle Regioni più ricche del Paese, il Veneto, ormai in dirittura d’arrivo, penalizza ulteriormente il Sud. Il fatto è che, cancellando un Ente di prossimità quale la Provincia, ente esponenziale dei bisogni di area vasta e che aveva comunque il potere di coordinare gli interventi sul territorio e quindi di attrarre risorse economiche da fonti finanziarie europee, è stata consegnata la politica di programmazione alla sola Regione, inevitabilmente interessata, a ragione del numero di rappresentanti eletti nel Consiglio, a guardare all’area metropolitana e a non a quelle deboli. Non è possibile, ad esempio, che le risorse finanziarie siano destinate solo in rapporto alla popolazione residente senza tenere conto del parametro della superficie territoriale. Non c’è peraltro alcuna sensibilità né a livello regionale, né nazionale, rispetto alle ricchezze autentiche del territorio interno da sfruttare anche ai fini turistici: le bellezze paesaggistiche e le dotazioni archeologiche, culturali, artistiche e storiche". 

Claudio Donato



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