Conclusa la quarta edizione della Summer School di Cives di Benevento
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La Summer School Cives si è conclusa con l’apertura del cantiere “comunità in azione”.
«Oggi l’Italia delle aree interne è un territorio con due volti: da un lato il volto che noi del Censis abbiamo chiamato del rancore, della paura di non riuscire ad affrontare un percorso di crescita e del lutto per quello che non è stato. Un rancore che ha dominato negli ultimi anni. L’altro volto, quello più positivo e più interessante, è invece il volto di chi sa rimettersi in moto e superare il rancore, che sa guardare al futuro. Le aree interne hanno in questo momento la forza, la capacità di superare questo rancore perché hanno relazioni più semplici, una capacità di inclusione, di gestione del territorio, di gestione delle relazioni economiche e sociali. Anche se hanno sicuramente una situazione di contesto più difficile dal punto di vista economico. Quindi la lettura delle aree interne va fatta su due fronti: non lasciarsi dominare dal rancore che c’è, non gestire politicamente il rancore perché genera consenso ma costruisce poco, e riconoscere che la dimensione, piccola, interna, è una dimensione di relazione e di inclusione per storia, ed è la speranza e non il rancore che genera la storia».
Queste le parole di Giorgio De Rita, segretario generale del Censis, che ha avuto il compito di chiudere con il suo intervento la due giorni di incontri previsti dal programma della quarta edizione della Summer School di Cives di Benevento, promossa dall’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro dell’Arcidiocesi di Benevento e dal Comune di Pietrelcina, ed ospitata dal Palavetro di Pietrelcina.
Scrittori, ricercatori, istituzioni civili e religiose ed enti del Terzo Settore si sono confrontati sul tema di quest’anno: “Comunità in azione. Ri-conoscere le vocazioni dei territori del Sud”. Di fiducia e di speranza ha parlato lo scrittore e paesologo Franco Arminio. «Le aree interne – ha denunciato – meriterebbero più attenzione da parte della politica. Intanto però dismettiamo questo pessimismo, dismettiamo l’idea che questi luoghi siano privi di futuro. Perché se ci sono tanti problemi, a partire da quello economico, è anche vero che c’è una percezione negativa che va oltre quelli che sono i reali problemi, ci hanno insegnato a pensare che le cose vanno male e che il futuro è altrove. Il futuro può nascere qui, e l’Italia interna non è il problema dell’Italia ma bensì la sua speranza».
La Summer School è stata allora l’occasione per parlare di questo, per riflettere sul territorio e sulle opportunità che oggi offre. «L’occasione – ha spiegato monsignor Felice Accrocca, arcivescovo di Benevento – per una riflessione sui territori che interessi tutti. È opportuno che si condividano percorsi e progettualità, fare insieme quel tratto di strada perché così si risparmiano energie». Parlare delle esperienze positive allora è stato l’obiettivo della Summer School, come ha spiegato il direttore dell’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro dell’Arcidiocesi di Benevento Ettore Rossi. «Il nostro scopo è stato – le sue parole – mettere in evidenza le cose positive che si muovono nei territori del Mezzogiorno rispetto all’attivazione delle comunità.
C’è una narrazione secondo la quale i piccoli comuni sono destinati alla chiusura perché i giovani scappano, perché c’è un invecchiamento galoppante della popolazione, non ci sono attività. Noi invece vogliamo proporre un’altra faccia della medaglia, quella delle comunità di cittadini che si attivano, che scelgono di restare e di mettere in atto azioni e progettazione che vanno nella direzione di mantenere in vita il territorio. Lo abbiamo fatto nella prima giornata con scrittori, e ricercatori, e poi nella seconda mettendo in mostra le tante esperienze che nel nostro e in altri territori lavorano per dare una spinta all’economia. La nostra Summer School si conclude con l’apertura del cantiere comunità in azione».
Tanti i relatori che si sono alternati nelle due giornate. Edoardo Patriarca, presidente Istituto italiano dell’Istituto Nazione della donazione; Giovanni Teneggi, responsabile Confcooperative nazionale per la cooperazione di comunità; suor Alessandra Smerilli, docente di Economia all’Università Lumsa di Roma e alla Pontificia Facoltà Auxilium; Pasquale Orlando, coordinatore di “Risorsa Mezzogiorno”, Marco Iasevoli di “Avvenire”, Andrea Cioffi; sottosegretario allo Sviluppo economico. A raccontare le proprie esperienze di comunità generative Borgotufi (Lino Gentile Sindaco di Castel Del Giudice); Cooperativa di comunità iCare (don Domenico Ruggiano, Michele Palmieri, Marco Lavorgna) e Falanghinashire (Filomena Prete, Rossella Plenzick, Alecia Caine).