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05/11/2013 :: 11:4:9

Pomodoro 'padano'. De Girolamo: 'Buon senso in secondo piano'. Caldoro pensa alle bonifiche: 'Intervenire subito'




N.S. - Solo pomodori coltivati nel cuore della Pianura Padana, mai oltre 50 km di distanza dagli stabilimenti di confezionamento del Consorzio Casalasco. Così una nota azienda specializzata nella lavorazione dei pomodori, la Pomì, lancia la nuova pubblicità e lo fa prendendosi spazi su buona parte dei quotidiani nazionali, tutto questo a poche ore di distanza dalla divulgazione delle dichiarazioni del super pentito Carmine Schiavone, sul "sistema" dei rifiuti tossici in Campania. L'azienda, a dire il vero, non cita mai la questione relativa alla "terra dei fuochi" ma tanto basta per scatenare polemiche e rabbia, a partire dai social network, fino ad arrivare ai vertici istituzionali che non hanno certo apprezzato il tipo di pubblicità dell'azienda padana. “Prima qualcuno ha tentato di chiedersi se il pomodoro fosse di destra o di sinistra, adesso c'è addirittura la distinzione etnica fra pomodori - ha dichiarato il Ministro delle Politiche Agricole, Nunzia De Girolamo - mi sembra che il buon senso sia messo in secondo piano rispetto alla gravità dei problemi del Paese. sconcerta che una primaria azienda abbia sentito la necessità di specificare non solo che il suo pomodoro è italiano, ma che proviene da determinate regioni, quelle settentrionali. l made in Italy è unico e indivisibile - ha spiegato De Girolamo in una nota girata alla stampa - e se qualcuno pensa di andare sui mercati internazionali con un'identità di provincia appartiene a un mondo che non esiste più. I prodotti italiani tutti sono sicuramente i più controllati. L'emergenza della Terra dei fuochì per la quale tutto il governo e le amministrazioni locali si sono finalmente mobilitate non può essere in alcun modo strumentalizzata”. Il ministro, di origine beneventana, ha poi chiesto le scuse ufficiali da parte dell'azienda:Dopo anni di indifferenza lo Stato si sta occupando con rigore della questione. Forse quell'azienda non s'è resa conto del gravissimo danno arrecato a migliaia di produttori onesti che tra mille difficoltà lottano ogni giorno per garantire un prodotto sano e d'eccellenza. Scusarsi con i lavoratori prima e con i consumatori dopo non solo sarebbe consigliabile, ma anche doveroso”. Sulla "questione" è intervenuto anche il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, che ha "cinguettato" su Twitter il suo dissenso: "Pomodori al Nord solo marketing, il sapore dei nostri è un'altra cosa. I nostri sono i migliori e sono controllati", fino ad annunciare ad "UnoMattina" che "la Regione Campania ha già investito 300milioni per le bonifiche, ma servono più fondi. In base a quanto riferito dagli esperti, servono quasi 950 milioni. Abbiamo chiesto al Governo una legge speciale che intervenga sulle bonifiche e sulla salute del cittadino, noi abbiamo trovato, in questi tre anni 300 milioni ma ne servono di più". Secondo Caldoro "c'è il rischio di discesa di agenti inquinanti nella falda acquifera. Dobbiamo, prima di tutto, scongiurare questo che è il rischio maggiore". Caldoro parla di "30 anni di saccheggio del territorio", e sottolinea che "bisogna intervenire subito" perchè "non possiamo aspettare tanto tempo, 60 anni come hanno detto i tecnici".

Ultima modifica 05/11/2013 alle ore 11:17

nessun politico della campania ha ricordato a quel "signore" che la terra dei fuochi è stata inquinata proprio dagli industriali PADANI in accordo con la camorra. ant   es -  - 
@Marco De Falco:... condivido le sue preoccupazioni, e la cosa più buffa è che istituzioni e mass-media hanno sempre cercato di mettere in guardia noi consumatori dai prodotti agroalimentari provenienti dall'estero e, in particolare dalla Cina, come il pomodoro cinese, in nome del "made in Italy"... ma visto il grave inquinamento ambientale dei terreni e delle falde acquifere della ex Campania Felix (oggi terra dei fuochi) mi chiedo se non sia da preferire il pomodoro cinese a quello prodotto nell'agro casertano, nolano-sarnese e pontino. Il problema serio, però, è che in tema di sicurezza alimentare, con particolare riferimento alle zone cantaminate, non c'è tracciabilità che tenga: il prodotto ortofrutticolo fresco, conservato o surgelato del supermercato, sappiamo con certezza da quali luoghi proviene? E quello dei mercati rionali sappiamo da dove proviene effettivamente? con cosa è stato concimato, irrigato e trattao? E se latte e carne provengono da altre regioni d'Italia, quale certezza abbiamo che gli animali non siano stati allevati con mangimi (e scarti alimentari ed agricoli) prodotti proprio nelle zone contaminate? Lei fa riferimento alla mozzarella di bufala, ma quale certezza abbiamo che il latte (presumibilmente inquinato) degli allevamenti della zona aversana-casertana-pontina non venga venduto ad altre aziende trasformatrici del salernitano o del nord italia per produrre mozzarelle ed altri prodotti caseari teoricamente indenni da inquinamenti ma di fatto del tutto simili a quelli prodotti in loco? Che fine fa, ad esempio, il latte e la carne di quelle pecore storpie che ci fanno vedere le varie inchieste televisive e il latte e la carne delle bufale e delle vacche colpite dalla brucellosi? Vengono davvero distrutti o vengono trasformati e riciclati per l'alimentazione animale o - peggio! - per confezionare prodotti destinati direttamente all'alimentazione umana? Si diceva che anche i prodotti a filiera corta o a chilometri zero fossero da preferire a quelli che provengono da lontano, ma questo ragionamento non mi sembra più valido per quelli che abitano nella terra dei fuochi e dintorni... il problema che anche attingendo ai prodotti a filiera lunga non vi sono garanzie e certezze perchè ciò che si produce nelle zone contaminate viene mandato anche altrove e rischia di ritornare nei luoghi d'origine come prodotto trasformato o come base di altri prodotti. francesco   conte -  - 
Il grana padano ci sta proprio bene col pomodoro padano... battute a parte, come consumatore mi sentirei più tranquillo sapendo che i prodotti alimentari trasformati e commercializzati da un'azienda non hanno nulla a che vedere con la terra dei fuochi... potrà essere pure un danno per le aziende agricole e trasformatrici della terra dei fuochi ma, secondo me, è meglio non danneggiare la propria salute, o no? Io già da molti anni, per esempio, non prendo più la mozzarella di bufala prodotta nell'agro casertano. marco   de falco -  - 

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