Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caserta ha intensificato ulteriormente, nelle ultime settimane, i controlli per contrastare il fenomeno del lavoro nero e lo smaltimento illecito di rifiuti industriali nella zona ricompresa nella “Terra dei Fuochi”.
I controlli effettuati dal Gruppo di Aversa nel mese di novembre, hanno consentito di individuare complessivamente 24 lavoratori in “nero”, di constatare numerose violazioni ambientali legate allo smaltimento dei rifiuti industriali, porre sotto sequestro quattro laboratori, nonché di accertare in diversi casi il mancato rispetto della normativa sulla sicurezza e salute negli ambienti di lavoro.
Particolare attenzione è stata rivolta al rispetto della normativa ambientale: i rifiuti speciali prodotti dalle aziende (anche tessili), infatti, devono obbligatoriamente essere smaltiti attraverso il conferimento a ditte autorizzate alla loro raccolta e smaltimento, mentre spesso finiscono abbandonati lungo le strade e nelle campagne dell’Agro Aversano per poi essere illecitamente bruciati.
L'attività informativa svolta delle pattuglie giornalmente impegnate nel controllo del territorio ha permesso di individuare, in zone particolarmente colpite da tali fenomeni, aziende irregolari, operanti nel confezionamento di abiti e produzione di calzature ed insediatesi nei centri abitati sfruttando angusti locali o scantinati.
Nel dettaglio, a Lusciano, in un calzaturificio, i finanzieri hanno individuato un locale abusivamente edificato, adiacente all’opificio principale, accessibile attraverso una parete amovibile, destinato all’assemblaggio delle calzature tramite l’utilizzo di colle e solventi altamente tossici, in assenza dei necessari sistemi di aerazione e filtraggio. All’interno di tale locale sono stati poi trovati 2 lavoratori irregolarmente assunti. La titolare dell’azienda, un’italiana di Aversa (S.C. di anni 52), è stata deferita all’Autorità Giudiziaria mentre i locali e le attrezzature industriali utilizzate per la produzione sono stati posti sotto sequestro penale anche in relazione alle gravi irregolarità rilevate in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e ambientale.
In Sant’Arpino, invece, presso i locali di un’azienda operante nel settore del confezionamento di abiti da uomo gestita da un cittadino pakistano di 58 anni, domiciliato in Casandrino (Napoli), dei 31 lavoratori identificati al momento dell’intervento ben 16 erano “in nero”. Anche in questa circostanza sono emerse irregolarità nello smaltimento dei rifiuti industriali, nonché violazioni alla normativa sulla sicurezza dei luoghi di lavoro e pertanto l’azienda, composta da un locale di 400 mq, è stata sottoposta a sequestro penale e il titolare segnalato all’Autorità Giudiziaria.
Altre due fabbriche di abbigliamento ricavate in locali di pertinenza di un condominio composto da civili abitazioni, sono state individuate sempre in Sant’Arpino e gestite da altri due cittadini pakistani (A.W. di anni 30 e H.S. di anni 43) residenti in Sant’Arpino (Caserta) e Grumo Nevano (Napoli).
All’arrivo dei militari erano intenti a lavorare sulle macchine cucitrici e stiratrici 13 lavoratori, di cui 6 totalmente “in nero”. Nell’occasione 3 lavoratori stranieri risultati irregolari sul territorio nazionale alla vista dei finanzieri hanno tentato di dileguarsi dandosi a precipitosa fuga.
Anche in questo caso i locali ispezionati sono risultati inadatti dal punto di vista della sicurezza e igiene sui luoghi di lavoro e pertanto sono stati sequestrati penalmente. E’ stata accertata inoltre l’irregolarità nello smaltimento dei rifiuti industriali prodotti. Rinvenuti anche circa 100 Kg. di residui delle lavorazioni tessili pronti per essere irregolarmente smaltiti nelle campagne circostanti. I titolari delle due aziende sono stati deferiti all’A.G. per impiego di manodopera clandestina e irregolarità nella gestione dei rifiuti industriali.
Tutte le attività in questione sono state condotte in collaborazione con il personale specializzato dell’A.S.L. – Unità Operativa Luoghi di Lavoro di Aversa – che ha provveduto ad effettuare specifici accertamenti in materia di sicurezza e igiene negli ambienti lavorativi.
Anche a questi interventi repressivi farà seguito un’attenta valutazione della situazione riscontrata sotto il profilo fiscale anche con riguardo agli altri attori della filiera produttiva dei prodotti. La manodopera irregolare, il risparmio dei costi per la messa in sicurezza dei locali e l’illecito smaltimento dei rifiuti speciali, rappresentano infatti fattori di concorrenza sleale, consentendo all’imprenditore disonesto di potersi ingiustamente avvantaggiare a discapito di chi rispetta le regole, rispetta l’ambiente e tutela i propri collaboratori.