Duro colpo alla camorra imposto dalla Direzione Distrettuale Antimafia e la Compagnia della Guardia di Finanza di Marcianise grazie all'operazione Dinasty. Secondo gli inquirenti alcuni esponenti del clan Belforte chiedevano il pizzo e pretendevano interessi usurai con la soglia del 120%.
Usura, estorsione, riciclaggio, abusivismo finanziario, trasferimento fraudolento di valori, con l’aggravante dell’utilizzazione del metodo mafioso. Sono queste le accuse di cui dovranno rispondere le sei persone (4 in carcere e 2 ai domiciliari), gravemente indiziati di aver partecipato, a vario titolo, all’associazione per delinquere di tipo camorristico denominata “clan Belforte”.
In particolare, le inndagini dell'operazione "Dynasty", in cui risultano complessivamente coinvolti 9 soggetti, hanno dato riscontro a diverse dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, portando alla luce l’esistenza di un’intensa attività usuraia perpetrata in modo sistematico e quotidiano attraverso continue richieste di denaro in danno delle numerose vittime.
Le pressioni esercitate sulle persone offese, soggette a gravi e frequenti atti di intimidazione, le ponevano in una condizione di paura e totale soggezione. A causa del timore di subire gravi ritorsioni, gli imprenditori usurati, a fronte dei prestiti ricevuti, dovevano corrispondere interessi elevatissimi in una spirale perversa che li ha portati in una situazione di grave dissesto finanziario e sul ciglio del fallimento.
Le vittime, seppur inizialmente reticenti perché costrette al silenzio, a seguito delle indagini svolte dalla Fiamme Gialle, poste di fronte ai fatti, hanno confessato di essere da decenni vittime degli appartenenti al clan camorristico.
Sulla base dei dati raccolti, è stato quindi dettagliatamente ricostruito il “giro d’affari” della consorteria criminosa e, attraverso un puntuale esame della documentazione bancaria, sono stati determinati gli interessi usurai applicati, che, in alcuni casi, hanno superato la soglia del 120%. L’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli ricostruisce le vicissitudini criminali del clan “Belforte”, operante in Marcianise e nei paesi limitrofi.
Le dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia, oggetto di plurimi provvedimenti giudiziari, sono conformi nel ritenere che i “Mazzacane” gestiscono le estorsioni ai danni di imprenditori e commercianti locali, controllano il traffico di stupefacenti, si infiltrano nelle attività imprenditoriali, o costituiscono vere e proprie società con imprenditori compiacenti 2 agevolati nella concessione di appalti, ovvero concedono prestiti agli imprenditori in difficoltà in cambio di interessi usurari (oltre al pagamento delle tangenti).
Sulla base della comprovata appartenenza alla consorteria criminosa, il Tribunale partenopeo, oltre alle 6 custodie cautelari, ha disposto il sequestro preventivo nei confronti degli indagati, di appartenenti al loro nucleo familiare e di prestanome, di immobili, disponibilità finanziarie, quote societarie e beni mobili per un valore di circa 5 milioni di euro. Ai fini della confisca, sono stati quindi complessivamente sottoposti a vincolo cautelare 14 immobili (tra cui due villette con piscina), 7 autovetture di pregio, quote di partecipazione in 4 società di capitali e n. 13 rapporti bancari.