Il ricordo della Shoah: custodire la memoria per il futuro contro ogni negazionismo
9:59:24 493Contro ogni negazionismo. Riportiamo la Conversazione in video con Liliana Segre e Marco Vigevani sul valore della testimonianza e il pericolo dell’oblio.
La questione di fondo che ci porta a ricordare ogni anno il Giorno della Memoria, trascende forse il significato della ricorrenza stessa. E' questa la riflessione finale che ci porta il seguire la conversazione pubblicata in video dal Corriere della Sera con la senatrice Liliana Segre, testimone diretta della Shoah. Il tempo può mai annullare la gravità dei crimini contro l'Umanità? Il tempo, il cui trascorrere ci allontana sempre più dagli accadimenti storici, può annullare la gravità degli stessi?
Il Giorno della Memoria richiama il mondo intero a riflettere su una delle tragedie più oscure della storia: la Shoah. Tuttavia, l’atto del ricordare non è un esercizio di pura commemorazione, ma una necessità etica, una lotta contro l’oblio. Questo tema è stato al centro di una profonda conversazione tra Liliana Segre, testimone diretta dell’orrore dei campi di concentramento e senatrice a vita, e Marco Vigevani, presidente del Comitato eventi della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano. La discussione si è focalizzata su una domanda provocatoria che Liliana Segre pone spesso: “Può essere la Shoah solo una riga nei libri di Storia?”
Il rischio dell’indifferenza e dell’oblio
Liliana Segre, sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz, ha dedicato la sua vita a raccontare ciò che ha vissuto affinché il passato non venga dimenticato. Durante la conversazione, ha ribadito che uno dei maggiori pericoli per la memoria collettiva è l’indifferenza. “La Shoah – ha spiegato Segre – non è nata in un giorno e non è stata un fulmine a ciel sereno. È il risultato di anni di odio, di pregiudizio, di piccoli compromessi che hanno reso possibile il peggiore dei crimini”.
Marco Vigevani ha sottolineato come il Memoriale della Shoah di Milano sia nato proprio con l’intento di combattere questa indifferenza. Costruito nel luogo simbolico da cui partivano i treni che deportavano gli ebrei italiani verso i campi di sterminio, il Memoriale non è solo uno spazio di ricordo, ma anche un luogo di educazione e sensibilizzazione per le nuove generazioni.
“Se la Shoah diventa solo una riga nei libri di storia,” ha aggiunto Segre, “perdiamo la consapevolezza di ciò che è accaduto, e con essa il nostro impegno a evitare che simili tragedie si ripetano”.
La forza della testimonianza
Nel corso della conversazione, Liliana Segre ha riflettuto sul peso della testimonianza personale. Raccontare ciò che è accaduto non è mai stato semplice: “Ogni volta che parlo di Auschwitz, rivivo il dolore, l’umiliazione, la perdita. Ma lo faccio perché è necessario. Senza le voci dei sopravvissuti, la Shoah rischia di diventare una narrazione astratta, un concetto lontano e privo di umanità”.
Marco Vigevani ha concordato, sottolineando che la testimonianza diretta è un ponte tra il passato e il presente. Tuttavia, ha espresso preoccupazione per il futuro, quando i testimoni non ci saranno più. “Dobbiamo trovare modi per rendere la memoria viva anche quando chi ha vissuto quegli eventi non potrà più raccontarli in prima persona. È qui che il lavoro dei memoriali, delle scuole e dei giovani diventa fondamentale”.
Segre ha evidenziato l’importanza di strumenti come l’arte, la letteratura e il cinema per preservare la memoria. “Quando parlo ai ragazzi, dico loro che la memoria non si ferma con me. Ognuno di noi ha la responsabilità di portarla avanti, con i mezzi che ha a disposizione”.
Il ruolo delle nuove generazioni
Un altro punto chiave della conversazione è stato il ruolo delle nuove generazioni. Liliana Segre ha espresso sia speranza che preoccupazione. Da un lato, vede molti giovani impegnarsi per mantenere viva la memoria. Dall’altro, nota con amarezza come spesso i temi dell’Olocausto siano affrontati superficialmente o ignorati del tutto.
“Il mio sogno,” ha detto Segre, “è che i giovani non vedano la Shoah come una storia lontana, ma come un monito sempre attuale. Non si tratta solo di ricordare le vittime, ma di riflettere su cosa significa giustizia, umanità e solidarietà oggi”.
Marco Vigevani ha sottolineato il valore di iniziative che coinvolgano i giovani in modo attivo, come i viaggi della memoria ad Auschwitz o i laboratori nelle scuole. “È solo attraverso l’educazione e l’empatia che possiamo sperare di costruire una società capace di respingere l’odio e il razzismo”.
La memoria come antidoto al male
La conversazione si è chiusa con un appello accorato di Liliana Segre: “Non permettete mai che la Shoah diventi solo una riga nei libri di storia. Non lasciate che il silenzio prenda il posto delle nostre voci. La memoria è il nostro antidoto al male, il nostro strumento per costruire un futuro migliore”.
Le parole di Segre e Vigevani ci ricordano che il ricordo della Shoah non è un obbligo morale rivolto al passato, ma un impegno concreto verso il presente e il futuro. Preservare la memoria non significa solo commemorare le vittime, ma anche educare le nuove generazioni a riconoscere e combattere i semi dell’odio e dell’indifferenza.
SCHEDA
Chi è Liliana Segre
Liliana Segre è nata a Milano nel 1930. Deportata ad Auschwitz all’età di 13 anni, è sopravvissuta all’orrore del campo di sterminio. Negli anni, è diventata una delle più importanti testimoni dell’Olocausto in Italia, dedicando la sua vita a raccontare la sua esperienza per educare le nuove generazioni. Nel 2018, è stata nominata senatrice a vita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per il suo straordinario impegno civile. Oggi, Liliana Segre è un simbolo di resilienza e speranza, una voce instancabile che invita a non dimenticare mai.