Airola, la cooperativa “La Ninfea" salva i lavoratori e Villa Gioia
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Il deputato Maglione (M5S): "Auspichiamo che il comune autorizzi la cooperativa"
“Se c’è una strada per salvare delle posizioni lavorative, bisogna spianarla e percorrerla. E le istituzioni devono fare la loro parte. Mi riferisco alla situazione dei lavoratori dell’ex casa di cura Villa Gioia, ad Airola, ora organizzati in una cooperativa, “La Ninfea”.
Operatori che da tempo attendono l’autorizzazione del comune per il subentro alla vecchia società di gestione”, così il deputato e portavoce M5S Pasquale Maglione interviene in merito al caso della cooperativa sociale creata dai lavoratori in questione, per prevenire una crisi occupazionale conseguente al fallimento del gestore di Villa Gioia.
“Questi lavoratori - prosegue Maglione - grazie all'anticipazione dell’indennità di disoccupazione, si sono dotati degli strumenti finanziari per creare una cooperativa sorta dalle ceneri della società che dava lavoro a coloro che oggi ricoprono lo status di soci lavoratori. Questi operatori nel gennaio scorso, hanno presentato al Comune di Airola, richiesta formale di subentro alla vecchia società di gestione e non hanno ancora ottenuto l’autorizzazione. Un ritardo cui spero si possa rimediare presto, ecco perché richiederò a breve un incontro al sindaco Michele Napoletano, con cui auspico di trovare una condivisione di intenti sul tema”.
"Questa cooperativa - prosegue il deputato - si è strutturata riorganizzando ciò che è rimasto della società precedentemente autorizzata a gestire la casa di cura. Di conseguenza non possono non sussistere quelle condizioni amministrative e giuridiche per il rilascio dell’autorizzazione. Chi investe in queste attività dovrebbe trovare il sostegno delle istituzioni, soprattutto in casi come questi, dove c’è continuità da un passaggio societario a un altro”.
“Tra i benefici connessi al mantenimento di questa struttura - commenta il portavoce comunale M5S Bartolomeo Laudando - oltre a evitare una crisi occupazionale che impatterebbe su molte famiglie, c’è anche il canone che la cooperativa pagherebbe al Comune e che si tradurrebbe quindi in risorse disponibili per servizi ai cittadini. Ricordiamo che con la precedente governance la riscossione del suddetto canone non è avvenuto coerentemente con gli impegni sottoscritti. Ora che i lavoratori sono disposti ad assumersi la responsabilità di salvare la struttura e di pagare gli oneri dovuti all’ente, un diniego dell’amministrazione sarebbe inspiegabile”.
“Confidiamo che il comune di Airola - prosegue Maglione – consapevole dell’importanza che riveste questa iniziativa, rilasci al più presto l’autorizzazione alla cooperativa sociale per garantire la continuità assistenziale alle persone che si sono rivolte alla struttura e continuità lavorativa ai dipendenti che si sono prodigati per anni in questa attività e che ora hanno investito i loro risparmi pur di salvarla”.